Spalletti: "La Nazionale? Ecco dove ho sbagliato. Pio Esposito ricorda Vieri"

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Oggi alle 14:00News
di Marco Corradi

Nel suo intervento ai microfoni del Festival dello Sport, Luciano Spalletti torna sull'addio alla Nazionale e non nasconde il suo rammarico: "L'Italia è il mio più grande fardello. Ho commesso l'errore di trasferirgli troppo questo mio sentimento e questo mio amore per il calcio. Li ho un po' intasati da un punto di vista delle cose dette e richieste, mentre ai calciatori ora serve essere leggeri perché le pressioni sono tante. Probabilmente gli sono entrato troppo negli ingranaggi e questo non ha fatto bene.

A me nell'Italia non mancava niente, e secondo me ci sono venti-venticinque giocatori su cui si può costruire una grande Nazionale. Donnarumma è un top, Bastoni è un top, Barella e Tonali sono dei top. Barella ha determinate caratteristiche e può anche anche davanti alla difesa, poi ora c'è Pio che è veramente impressionante. Ti dà la convinzione che prima o poi avremo un padrone dell'area di rigore, ieri sera ha fatto un gol pazzesco per coordinazione e per come ha tirato la palla. Forse assomiglia a Bobo Vieri, l'anno scorso l'ho seguito più volte a La Spezia". 

Ci andiamo ai Mondiali?

"L'Italia ci va ai Mondiali, ci vanno. I calciatori sono forti e Gattuso ha qualità di spessore, è stato molto bravo a far giocare insieme le due punte e trovare la grinta. La sua ricerca del carattere e del fisico è stata decisiva contro Israele, quella partita l'ha vinta lui senza dover per forza lavorare dal basso. Ha delle soluzioni interessanti. Continuo a ripensare alle mie qualificazioni e alla Norvegia, e siamo andati a giocare quella partita lì al termine di un campionato che ci aveva logorato, con l'Inter che aveva preso cinque gol tre giorni prima e tanti giocatori infortunati. Bastoni era in dubbio nella gara che ho giocato da esonerato, avevamo pochissimi calciatori e ha finito con grande sofferenza. Giocare quella gara in quel momento lì, non è la stessa cosa che avere la possibilità di scelta di venti giocatori di livello. Se non credessi nel movimento-Italia, non sarei diventato ct".