Palmeri: "Inter sempre denigrata da tutti, patetica la corsa a ridicolizzare Pio Esposito"

Palmeri: "Inter sempre denigrata da tutti, patetica la corsa a ridicolizzare Pio Esposito"TUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 16:30News
di Redazione

Nel suo editoriale per Sportitalia.com il giornalista Tancredi Palmeri fa una riflessione sulla disparità di trattamento da parte dei media nei confronti di Cristian Chivu e Antonio Conte: "Che l’Inter sia la squadra più odiata d’Italia è un dato di fatto: non un odio trasversale come quello per la Juventus, che pesca antipatia in tutte le tifoserie o quasi.

Proprio quantitativamente la più odiata, visto che è la prima nemica di juventini e milanisti che rappresentano assieme metà dei tifosi d’Italia, e a cui in questo biennio si è aggiunto l’odio dei napoletani. Fa parte dell’ordine delle cose dunque che ogni sua caduta sia salutata ampiamente dallo sbeffeggiamento fragoroso – è quella con più nemici. Così come gli interisti dovrebbero imparare a derubricare a normalità il fatto che sistematicamente qualsiasi traguardo dell’Inter venga denigrato: il numero degli scudetti, i risultati in Europa, il successo dei singoli giocatori, c’è l’imbarazzo della scelta.

Ultimo esempio è la patetica corsa al ridicolizzare Pio Esposito, uno che se ce l’avessero gli altri tifosi ringrazierebbero sera e mattina, e invece è tutto un rincorrersi allo sminuirlo, come quegli sfigati su Instagram che vanno sotto le foto di ragazze che sognano solo per commentare che hanno dei piedi assurdi e altre vaccate simili.

Del resto, se ad esempio pensate che per Pio Esposito il Napoli stesso ha offerto 45 milioni, si capisce quanto siano tra loro divaricate la realtà dei fatti e la retorica da tifo.

Ma il tifo è giusto anche che sia così. Il problema è quando questo diventa la cifra del giornalismo sportivo: un essere fariseo del giornalismo italiano che per interessi di bottega ha completamente mandato a ramengo la benché minima parvenza di obiettività.

Prendete il trattamento riservato nei confronti di Chivu e Conte. Dunque, quali erano le premesse? Da un lato abbiamo uno con sole 13 presenze in Serie A, che prende una squadra totalmente a terra nel morale e nelle motivazioni, per la quale tutti ma proprio tutti diagnosticavano una necessaria totale rifondazione come condizione minima per poter fare una stagione decente.

Non c’è dubbio alcuno, e chi lo nega mente, che il posto di Chivu fosse il più difficile quest’anno e con la più alta percentuale di fallimento. Io stesso pensavo che sarebbe stato una vittima sacrificale, perché un compito simile sarebbe stato difficile anche per gli allenatori più grandi.

Chivu ha avuto un mercato solo di rincalzi, sulla carta, eppure dopo 4 mesi la squadra è rivitalizzata, ha mentalità, ha il gioco migliore d’Italia, è a -1 dalla vetta in campionato ed è sesta in Champions. Certo, non tutto è perfetto, e non è solo sfortuna, perché se negli ultimi 10 minuti dei big-match all’Inter manca sistematicamente la personalità di imporsi non può allora essere solo mala sorte. Ma Chivu ha fatto un lavoro straordinario, a cui nessuno credeva, un lavoro per cui sembrava ci volessero due anni e lui invece è già là dopo quattro mesi, e però cosa si dice? L’Inter non sa vincere, l’Inter deve vincere, eh ma con quella squadra. Ipocriti. Ad agosto li hanno bollati come falliti e vecchi, e adesso invece sono quelli che devono vincere? Per non parlare del fatto che se un’altra italiana avesse perso per colpa di un furto come quel rigore finale del Liverpool, avremmo già visto le associazioni di tifosi avvocati marciare su Strasburgo.

E adesso vediamo il trattamento riservato a Conte.

Con una dovuta premessa. Chi scrive adora Conte. Lo idolatro, lo difendo, potessi averlo in Nazionale pagherei una quota simbolica di tasca mia. Ma io giudico le situazioni a prescindere dalla stima e dall’amicizia. E soprattutto, qua l’oggetto non è Conte in sé, ma la disparità di trattamento da parte della stampa. Dunque Conte, che l’anno scorso ha fatto un’impresa, facendo di necessità virtù con una rosa limitatissima, forse con il peggior gioco che ha mai espresso ma assolutamente opportuno viste le circostanze e soprattutto poi i risultati. Ma che quest’anno forse per la prima volta in carriera ha fatto il secondo anno in una squadra esattamente con il mercato desiderato. Non era stato così all’Inter, al Tottenham e al Chelsea, e solo in parte alla Juventus. E dunque che arriva a quest’anno a detta di tutti in estate come il favorito, e forse capace di togliersi soddisfazioni in Europa.

E succede che il gioco non migliora di un’unghia, anzi se possibile peggiora – e non lo si dice per onanismo estetico, ma perché la qualità di quello che fai alla lunga rende -, che tiene sì botta in campionato, ma in Europa il Napoli mette assieme una campagna orribile, finora la peggiore mai registrata in Champions dal Napoli, che nella fase a gruppi è sempre stato all’altezza. E quando succede questo, cosa si sente? Gli infortuni, gli impegni, etc. Per carità, tutto giusto. Ma è proprio grazie a quel mercato monstre che il Napoli si è permesso di schierare contro il Benfica una formazione di titolari, pur con tutti gli infortuni. E si potrà dire “eh ma giocano sempre gli stessi”, ma è altrettanto evidente che tra Napoli-Juve e Benfica-Napoli si è data la priorità d’importanza alla prima, lasciando all’Europa quello che rimaneva nel serbatoio delle energie.

Ma soprattutto, il Napoli ha fatto quasi tutte le partite di Champions giocando a niente, e dunque come si può ogni volta cercare scuse. Rendimento che peraltro mi espone personalmente allo sputtanamento, visto che a inizio anno avevo indicato il Napoli come possibile sorpresa della Champions, e visto che ho sempre difeso Conte dalle critiche esagerate sul rendimento europeo, rispondendo che è vero non aveva mai reso ma le campagne non erano così fallimentari come venivano dipinte. E invece stavolta è proprio così, ed è puerile cercare scuse.

E se su due situazioni così evidentemente opposte – ovvero, l’Inter che non abbassa mai il suo livello, che non perde punti contro le piccole come fanno tutti e riesce a giocare alla pari con Atletico e Liverpool, pur con i limiti che ancora ha; e il Napoli che non si rende presentabile sotto nessuno aspetto, tecnico e di mentalità, e che doveva puntare agli Ottavi e rischia di non andare ai playoff; beh se su queste due situazioni così lampanti la critica riesce a essere così farisea e ipocrita, beh immaginate allora cosa sarà su tutto il resto, su situazioni più sfumate.

Dunque interisti, mettetevi l’anima in pace: la realtà è quella sul campo, non quella raccontata".