Anche il pareggio è sostanza. L'Inter accolga la visione del suo allenatore

Anche il pareggio è sostanza. L'Inter accolga la visione del suo allenatoreTUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 00:00Editoriale
di Michele Maresca

"Il pareggio non è mai una sconfitta,
Ma un altro passo, un altro respirare
,
È la fatica che resta benedetta,
È il compagno che ti aiuta a lottare".

In questi versi, il poeta italiano Umberto Saba descrive un risultato, quello del pareggio, che l'Inter formato 2025-2026 non riesce a contemplare. Dopo 21 partite disputate in quest'inizio di annata, infatti, la compagine allenata da Cristian Chivu ha navigato tra il successo e la sconfitta, totalizzando 15 vittorie e 6 ko tra Campionato, Coppa Italia e Champions League. Premettendo che ogni sconfitta dev'essere contestualizzata al momento vissuto dalla squadra, alla forza dell'avversario, agli episodi del match, agli errori commessi e alle sfortune subìte, iniziano ad aumentare i casi in cui il tifoso - guardandosi indietro - possa rammaricarsi per un "pareggio mancato".

Corre subito alla mente la beffa di Torino, in occasione del rocambolesco 4-3 con cui la Juventus (poi dimostratasi per nulla irresistibile, come evidenziato dal cambio in panchina) ha superato i meneghini nel primo big match disputato in stagione dalla ciurma di Chivu. Un'Inter estremamente convincente sul piano del gioco e della concretezza in zona offensiva - che era riuscita a rimontare i bianconeri grazie al duo composto da Hakan Calhanoglu e Marcus Thuram - si è trovata dal paradiso all'inferno nel giro di 10 minuti, con i gol di Khéphren Thuram e a Vasilije Adzic a certificare la seconda sconfitta consecutiva per i nerazzurri dopo quella maturata a San Siro contro l'Udinese per 1-2. In quella specifica occasione, con il match che stava scivolando inesorabilmente verso il 3-3 finale, è stato l'intervento difettoso di Yann Sommer a regalare una vittoria che neanche i bianconeri credevano oramai più alla portata.

Un altro esempio di "pareggio mancato" - che avrebbe, invece, agevolato senza dubbio il cammino dei nerazzurri - è dato dallo stacco di José Gimenez con cui i colchoneros hanno superato allo scadere la squadra di Chivu nel penultimo turno di Champions League. Anche in questa circostanza, sarebbe bastato essere più attenti in fase difensiva - nel concreto, nella fattispecie di un calcio d'angolo - per scongiurare un risultato negativo e aggiungere un utile +1 alla propria classifica nella League Phase di quest'edizione della Champions League. Il pareggio non sarebbe equivalso a una vittoria, ma avrebbe sicuramente dato una spinta significativa al percorso europeo della compagine meneghina, alimentando le consapevolezze di quest'ultima nel contesto della competizione per club più importante nel continente. 

Da Madrid a Milano, dall'Atlético al Liverpool: il risultato finale è il medesimo, una rete incassata nel finale a tagliare le gambe alla squadra e decretare un -1 in grado di pesare sul punteggio finale della compagine nerazzurra in Champions League. È vero, il caso dei Reds merita di essere distinto da quello della sconfitta precedente, dato che neanche gli interpreti della squadra di Arne Slot hanno saputo spiegare la motivazione tecnica alla base dell'assegnazione del rigore per la trattenuta di Alessandro Bastoni ai danni di Florian Wirtz. Ma, pur nell'evidente differenza tra le due fattispecie, resta una realtà con cui occorre fare i conti: l'Inter non è riuscita a predisporre la medesima trama ordita contro il Como, mancando spesso al momento dell'ultimo passaggio a causa di giocate superficiali o leziosismi che non ci si può concedere contro una big.

In questo scenario, affidarsi alla linea Chivu può divenire la chiave per rendere effettiva l'attuazione del proprio disegno. Il tecnico rumeno non cerca alibi, non ricorre a giustificazioni, non si affida a cause endogene al rendimento della squadra per motivare una sconfitta della medesima. Al contrario, Chivu rappresenta il volto della responsabilità, al riparo da qualsiasi attenuante volta a nascondere una specifica lacuna mostrata dalla sua formazione. 
Ne deriva un'esigenza fondamentale: che la sua mentalità sia di insegnamento per la squadra, così da educare la squadra alla consapevolezza del pareggio come di "un altro passo" verso il successo.