Pagliuca svela: "Ero già dell'Inter prima dei Mondiali '94. Ronaldo? Un fenomeno, ai livelli di Messi"

Pagliuca svela: "Ero già dell'Inter prima dei Mondiali '94. Ronaldo? Un fenomeno, ai livelli di Messi"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 2 gennaio 2024, 14:42News
di Marco Corradi

Nel suo intervento sul canale Youtube del giornalista Nicolò Schira, Gianluca Pagliuca racconta vari aneddoti sulla sua esperienza all'Inter. Di seguito le sue parole: "Ho fatto i Mondiali del '94 che sapevo già che andavo all'Inter, non si potevano dire determinate cose perchè c'erano degli accordi e un patto d'onore con la Samp, ma c'erano già le firme sui contratti. Mi è dispiaciuto molto lasciare la Sampdoria, se non fosse mancato Paolo Mantovani probabilmente avrei fatto 15 anni a Genova"

All'Inter arrivi con grandi pressioni e i grandi investimenti di Moratti. Il 1997-98 è l'anno della svolta, giochi con Ronaldo che era il migliore al mondo. E avresti potuto giocare anche con Maradona...

"Tutte le volte che giocavo contro Diego, mi diceva: ma quando vieni a giocare a Napoli? Ci ha provato tante volte e questo era un motivo d'orgoglio, ma la Samp ai tempi era la mia famiglia e una big ai livelli di Inter, Milan e Juventus. Ronaldo? Era un fenomeno. Un ragazzo solare, che è arrivato a 21 anni ed era un giocatore straordinari. Non aveva difetti, non se la tirava tanto ed era fortissimo. Quell'anno fu straordinario, fece 25 gol in campionato e 8 in Coppa UEFA, 33 gol tutti decisivi. Dopo Maradona e Pelé, se la gioca con Messi come qualità. Era velocissimo, il suo unico punto debole era il colpo di testa. Senza quei problemi alle ginocchia...". 

Con l'Inter vinci la Coppa UEFA del 1997-98, alzandola da capitano.

"Arriviamo alla finale dopo quella partita maledetta con la Juventus e c'era la paura di chiudere un anno straordinario senza titoli. Ma io, Ronnie e Djorkaeff eravamo sicuri: avremmo vinto. Abbiamo convinto tutti i nostri compagni e abbiamo riscattato la sconfitta per 3-0 all'Olimpico, dove i tifosi laziali ci presero in giro facendo la "ola" a fine gara. Noi abbiamo restituito la pariglia con un torello nei minuti finali, di scherno, e loro non erano contenti. Dopo un paio di entratacce ricordai a Mancini quello che era successo a Roma: il calcio è così".

Si tratta del tuo momento più bello all'Inter?

"Sicuramente, volevo fortemente un trofeo e per come abbiamo giocato ne avrei meritati anche di più forse".

Nel tuo libro "Volare libero" racconti un aneddoto su quello Juventus-Inter: un pugno tirato a Ceccarini nel parapiglia

"Eravamo tutti molto nervosi, avevamo accerchiato Ceccarini e mi partì un pugnetto al fianco dell'arbitro. Meno male che in quel momento le telecamere non erano fisse su quell'azione. l'avevamo accerchiato e fortunatamente non è successo niente". 

Ci sono stati tanti episodi sfavorevoli quell'anno, tanti errori arbitrali. Che sensazioni avete avuto?

"Non erano sfavorevoli, erano tutti a favore della Juventus (ride, ndr). In Empoli-Juventus Peruzzi toglie la palla dalla porta, lo stesso accade in Juve-Udinese con gol di Bierhoff. C'era la sensazione di giocare contro qualcosa di più forte del campo? Ovviamente qualcosa stava succedendo e noi ce ne siamo accorti. Andava tutto a nostro sfavore, ma non avrei mai pensato a un sistema come Calciopoli. Mi è ricapitato qualche anno dopo col Bologna, quando siamo retrocessi tramite lo spareggio: sembrava che dovessimo retrocedere noi per forza, succedeva di tutto. Le telefonate poi le avete sentite tutti. Ma purtroppo quegli episodi rimangono e lo scudetto 1997-98 resta alla Juventus, non possiamo cambiarlo". 

Avevate davvero cercato di non far esonerare Simoni, in una delle tue ultime stagioni nerazzurre?

"Io, Simeone, Moriero, Bergomi, Ronaldo, Winter e altri andammo a cercare di convincere Moratti a non esonerare Simoni. Non ci fu verso, ci disse che aveva già scelto Lucescu. E poi scoprimmo che nell'anno dopo sarebbe arrivato Lippi, con una rivoluzione in vista". 

Dici addio all'Inter e passi al Bologna. Una scelta a sorpresa...

"Non potevo dire no alla squadra della mia città, il Bologna aveva un bel progetto e faceva la Coppa UEFA. Loro avevano venduto Antonioli per 8 miliardi e io ne valevo 10-12, non potevano permettersi quella spesa. Ringrazio Moratti che mi ha regalato il cartellino e mi ha fatto tornare a casa. Sono grato a lui e all'Inter, che di fatto mi pagava metà ingaggio nei primi mesi al Bologna. Mia madre mi ricorda sempre che potevo andare in Premier o in Spagna, c'erano delle offerte. Ma ho scelto Bologna". 

Il tuo numero uno all'Inter è stato ereditato da Sommer: ti aspettavi che "cancellasse" Onana?

"Onestamente credevo che facesse più fatica. Invece in ogni partita che gli ho visto giocare, ha fatto sempre delle parate determinanti ed è stato bravissimo. Ha fatto un unico errore col Sassuolo, rende più di Onana ed è costato pochissimo, rispetto ai 50 e più milioni incassati dalla cessione al Manchester United". 

Ci sveli la top-11 dei giocatori con cui hai giocato in carriera?

"Pagliuca; Zanetti, Baresi, Vierchowod, Maldini; Lombardo, Cerezo, Simeone, Mancini (Baggio); Vialli, Leonardo. Allenatore? Boskov o Gigi Simoni".