Pagliuca svela: "Ero già dell'Inter prima dei Mondiali '94. Ronaldo? Un fenomeno, ai livelli di Messi"

Nel suo intervento sul canale Youtube del giornalista Nicolò Schira, Gianluca Pagliuca racconta vari aneddoti sulla sua esperienza all'Inter. Di seguito le sue parole: "Ho fatto i Mondiali del '94 che sapevo già che andavo all'Inter, non si potevano dire determinate cose perchè c'erano degli accordi e un patto d'onore con la Samp, ma c'erano già le firme sui contratti. Mi è dispiaciuto molto lasciare la Sampdoria, se non fosse mancato Paolo Mantovani probabilmente avrei fatto 15 anni a Genova"
All'Inter arrivi con grandi pressioni e i grandi investimenti di Moratti. Il 1997-98 è l'anno della svolta, giochi con Ronaldo che era il migliore al mondo. E avresti potuto giocare anche con Maradona...
"Tutte le volte che giocavo contro Diego, mi diceva: ma quando vieni a giocare a Napoli? Ci ha provato tante volte e questo era un motivo d'orgoglio, ma la Samp ai tempi era la mia famiglia e una big ai livelli di Inter, Milan e Juventus. Ronaldo? Era un fenomeno. Un ragazzo solare, che è arrivato a 21 anni ed era un giocatore straordinari. Non aveva difetti, non se la tirava tanto ed era fortissimo. Quell'anno fu straordinario, fece 25 gol in campionato e 8 in Coppa UEFA, 33 gol tutti decisivi. Dopo Maradona e Pelé, se la gioca con Messi come qualità. Era velocissimo, il suo unico punto debole era il colpo di testa. Senza quei problemi alle ginocchia...".
Con l'Inter vinci la Coppa UEFA del 1997-98, alzandola da capitano.
"Arriviamo alla finale dopo quella partita maledetta con la Juventus e c'era la paura di chiudere un anno straordinario senza titoli. Ma io, Ronnie e Djorkaeff eravamo sicuri: avremmo vinto. Abbiamo convinto tutti i nostri compagni e abbiamo riscattato la sconfitta per 3-0 all'Olimpico, dove i tifosi laziali ci presero in giro facendo la "ola" a fine gara. Noi abbiamo restituito la pariglia con un torello nei minuti finali, di scherno, e loro non erano contenti. Dopo un paio di entratacce ricordai a Mancini quello che era successo a Roma: il calcio è così".
Si tratta del tuo momento più bello all'Inter?
"Sicuramente, volevo fortemente un trofeo e per come abbiamo giocato ne avrei meritati anche di più forse".
Nel tuo libro "Volare libero" racconti un aneddoto su quello Juventus-Inter: un pugno tirato a Ceccarini nel parapiglia
"Eravamo tutti molto nervosi, avevamo accerchiato Ceccarini e mi partì un pugnetto al fianco dell'arbitro. Meno male che in quel momento le telecamere non erano fisse su quell'azione. l'avevamo accerchiato e fortunatamente non è successo niente".
Ci sono stati tanti episodi sfavorevoli quell'anno, tanti errori arbitrali. Che sensazioni avete avuto?
"Non erano sfavorevoli, erano tutti a favore della Juventus (ride, ndr). In Empoli-Juventus Peruzzi toglie la palla dalla porta, lo stesso accade in Juve-Udinese con gol di Bierhoff. C'era la sensazione di giocare contro qualcosa di più forte del campo? Ovviamente qualcosa stava succedendo e noi ce ne siamo accorti. Andava tutto a nostro sfavore, ma non avrei mai pensato a un sistema come Calciopoli. Mi è ricapitato qualche anno dopo col Bologna, quando siamo retrocessi tramite lo spareggio: sembrava che dovessimo retrocedere noi per forza, succedeva di tutto. Le telefonate poi le avete sentite tutti. Ma purtroppo quegli episodi rimangono e lo scudetto 1997-98 resta alla Juventus, non possiamo cambiarlo".
Avevate davvero cercato di non far esonerare Simoni, in una delle tue ultime stagioni nerazzurre?
"Io, Simeone, Moriero, Bergomi, Ronaldo, Winter e altri andammo a cercare di convincere Moratti a non esonerare Simoni. Non ci fu verso, ci disse che aveva già scelto Lucescu. E poi scoprimmo che nell'anno dopo sarebbe arrivato Lippi, con una rivoluzione in vista".
Dici addio all'Inter e passi al Bologna. Una scelta a sorpresa...
"Non potevo dire no alla squadra della mia città, il Bologna aveva un bel progetto e faceva la Coppa UEFA. Loro avevano venduto Antonioli per 8 miliardi e io ne valevo 10-12, non potevano permettersi quella spesa. Ringrazio Moratti che mi ha regalato il cartellino e mi ha fatto tornare a casa. Sono grato a lui e all'Inter, che di fatto mi pagava metà ingaggio nei primi mesi al Bologna. Mia madre mi ricorda sempre che potevo andare in Premier o in Spagna, c'erano delle offerte. Ma ho scelto Bologna".
Il tuo numero uno all'Inter è stato ereditato da Sommer: ti aspettavi che "cancellasse" Onana?
"Onestamente credevo che facesse più fatica. Invece in ogni partita che gli ho visto giocare, ha fatto sempre delle parate determinanti ed è stato bravissimo. Ha fatto un unico errore col Sassuolo, rende più di Onana ed è costato pochissimo, rispetto ai 50 e più milioni incassati dalla cessione al Manchester United".
Ci sveli la top-11 dei giocatori con cui hai giocato in carriera?
"Pagliuca; Zanetti, Baresi, Vierchowod, Maldini; Lombardo, Cerezo, Simeone, Mancini (Baggio); Vialli, Leonardo. Allenatore? Boskov o Gigi Simoni".
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