Mkhitaryan: "Non mettete pressione a Esposito, Lautaro un esempio per tutti"

Henrikh Mkhitaryan si è raccontato con grande sincerità e profondità in un’intervista concessa a DAZN in occasione dell’uscita della sua autobiografia “La mia vita sempre al centro”. Dalle origini in Armenia al presente da protagonista nell’Inter, il centrocampista nerazzurro ha ripercorso le tappe più significative della sua carriera, parlando di famiglia, calcio e del futuro che lo attende.
Uno dei passaggi più intensi è stato quello dedicato al padre, scomparso quando lui era ancora un ragazzo: “Mio padre vive ancora con me, nei miei pensieri, ogni giorno. Sono grato di aver avuto un padre così, anche se per poco tempo. È stato il mio esempio, ma non mi ha mai imposto nulla. Dopo la sua morte ho deciso di seguire le sue orme e diventare calciatore. Oggi cerco di dare ai miei figli quell’amore che lui non ha potuto darmi. Senza mia madre e mia sorella, che mi hanno sempre seguito, non sarei arrivato fin qui”.
Un pensiero va poi ai giovani che si stanno affermando nell’Inter: “I ragazzi che stanno giocando ci stanno aiutando tantissimo. Sono concentrati e disponibili, ed è bello averli con noi”.
Mkhitaryan ha parole di grande stima anche per Cristian Chivu, oggi allenatore dei nerazzurri: “In alcune cose mi ricorda Mourinho. È molto attento ai dettagli e rende gli allenamenti piacevoli. Credo sia sulla strada giusta”.
Il giocatore armeno conosce bene la passione delle piazze italiane, avendo vestito anche la maglia della Roma: “A Roma si vive il calcio in modo più istintivo, a Milano invece c’è più serenità. Ho trascorso anni bellissimi in entrambe le città. Credo che la Roma possa lottare per lo scudetto, è una squadra forte e con Gasperini in panchina può arrivare lontano”.
Spazio anche ai giovani talenti nerazzurri, da Pio Esposito a Bonny e Sucic: “Pio Esposito è un talento vero, ma è ancora molto giovane. Non mettiamogli pressione, arriverà il suo momento. Bonny ha grandi qualità: sa dribblare, segnare e servire assist. Sucic, invece, non deve essere paragonato a nessuno: è se stesso e potrà diventare importante per l’Inter. Lo aiuto come posso, anche a tradurre le indicazioni del mister”.
Tra i ricordi più teneri, Mkhitaryan cita l’incontro da bambino con due campioni del mondo del ’98: “Conobbi Thuram e Djorkaeff in Armenia. Ho ancora una foto con Lilian e voglio farla vedere a Marcus. E il gol di Djorkaeff alla Roma l’ho rivisto decine di volte: mi fece impazzire”.
Sul piano tecnico, Mkhitaryan racconta la sua evoluzione tattica: “Da piccolo volevo essere attaccante come mio padre, poi sono diventato trequartista e infine mezzala. Mi piace questo ruolo, anche se mi manca stare più vicino alla porta. Non sono felice se non segno, ma oggi la mia priorità è aiutare la squadra. Mio figlio mi chiede sempre quando segnerò di nuovo”.
Parlando dei compagni, l’armeno elogia il capitano Lautaro Martinez: “Con il suo lavoro e la sua determinazione mostra cosa significa essere un campione. È un esempio per tutti noi”.
Il racconto tocca poi momenti di gloria e rimpianto: “La seconda stella con l’Inter resterà per sempre nel mio cuore, il mio primo scudetto all’estero. Le finali di Monaco e Istanbul, invece, sono motivo di orgoglio e di rammarico: eravamo forti e abbiamo lottato fino all’ultimo. Quelle sconfitte ci hanno lasciato rabbia e voglia di migliorare. La scorsa stagione potevamo vincere tre trofei in tre settimane, ma resta un’annata importante. Dobbiamo imparare da quei momenti”.
Sul suo futuro, Mkhitaryan rimane sereno: “Non ho ancora deciso quando smetterò. Finché sentirò di poter dare qualcosa, continuerò. Se arriverà il momento di fermarmi, lo accetterò con tranquillità”.
Infine, uno sguardo a un possibile futuro da allenatore: “Ho avuto tanti tecnici importanti e da ognuno ho imparato qualcosa. Se un giorno dovessi allenare, mi piacerebbe essere un mix di tutti loro”.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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