Luis Henrique, così non ci siamo. Il confronto con Zalewski solleva interrogativi
La sconfitta del Maradona, rimediata dall’Inter contro il Napoli per 1-3, consente di effettuare alcune considerazioni in merito al momento vissuto attualmente dai calciatori della compagine nerazzurra.
Si pensi al caso di Luis Henrique, gettato nella mischia nel secondo tempo in funzione dello svolgimento di un compito fondamentale: creare superiorità sulla sua fascia di appartenenza, quella destra. Il calciatore brasiliano - giudicato prima del match dal tecnico Cristian Chivu come “non ancora pronto” - non è mai riuscito ad assolvere a dovere tale funzione. Anzi, in occasione di un suo tentato dribbling sul punteggio di 3-1 per i partenopei, il classe 2001 ha perso una palla velenosa in mezzo al campo: una scelta sbagliata da cui si è quasi innescata la rete del 4-1 da parte della compagine allenata da Antonio Conte.
Nelle altre circostanze in cui l’esterno brasiliano ha tentato di generare occasioni pericolose superando il proprio marcatore, il risultato non è stato comunque positivo. La difficoltà che è emersa con costanza - ossia quella di creare superiorità sulla propria fascia - può trovare la propria matrice nello stato di timore che ancora caratterizza la presenza in campo dell’ex Marsiglia.
Una realtà che si pone in discontinuità rispetto al caso di Nicola Zalewski, dimostratosi sin da sùbito in grado di incidere in maglia nerazzurra facendo ciò che gli riesce meglio: saltare l’uomo con regolarità, senza essere timido al momento della giocata. Considerando la spesa effettuata per ingaggiarlo (25 milioni di euro), l’Inter si aspetta da Luis Henrique uno “stare in campo” almeno similare a quanto osservato nel caso di Zalewski, per poter garantire a Chivu delle soluzioni ulteriori di cui potersi servire con efficacia sui binari laterali.
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