Parla Thuram: "Due anni fa ho parlato con Ausilio. Lì ho capito che l'Inter era la scelta giusta"
Marcus Thuram si racconta a Sky Sport e svela i dettagli del suo passaggio all'Inter: "È un bel momento per me, sto facendo una nuova esperienza, è un momento di scoperta del campionato, della squadra e della città, sto cercando di imparare. Avevo già parlato con Ausilio due anni fa, prima di farmi male, e mi aveva visto come attaccante centrale. Questo mi ha fatto subito capire che sarebbe stata la migliore scelta per me".
Si prosegue con una domanda sulla pressione legata al fatto di essere un figlio d'arte: "Il cognome l'ho sempre avuto da quando ero piccolo e non mi è mai cambiato niente (ride, ndr). I grandi della storia dell'Inter? Sapevo che arrivavo in una grande squadra, tra le più forti al mondo, e che dovevo fare bene. Ma è una motivazione, più che una pressione. Idoli? Ne ho avuti tanti, da Henry ad Adriano, passando per Ronaldo, Ho avuto tanti idoli che avevano una cosa in particolare, che saltavano l'uomo e facevano gol".
In seguito, ecco tutto sul rapporto con Lautaro Martinez: "Lautaro è un campione, uno dei migliori attaccanti al mondo, ogni giocatore che gioca con lui può fare bene. Il Maradona? Quello stadio non lo conoscevo, me ne avevano solo parlato i compagni. E' stata una bella partita in un bell'ambiente. Per lo scudetto non c'è solo la Juventus, ma tante squadre sono in lotta. Un sogno per il futuro? Se lo dico non si realizza...".
Si passa poi al campo, con l'assist e la rete preferita di Tikus, che non delude nelle scelte: "L'assist è quello della finale dei Mondiali, in un momento delicato della partita ho fatto un assist che non era facile. Sul gol non ho dubbi, quello al Milan: un bel gol che ha fatto esplodere San Siro. Quando segno non penso al pallone, al tiro, ma solo al rumore della rete. E poi ci metto anche quello contro il Dortmund l'anno scorso, quando ho preso la palla a centrocampo e sono andato a fare gol".
La chiosa è sul rapporto col fratello Khephren e papà Lilian: "Papà dà tanti consigli a mio fratello. Io gli dico solo di giocare, di provare a diventare più forte a ogni allenamento e ogni partita, e sta facendo bene. Sono molto contento e fiero di lui. Il mio rapporto con papà è quello che un padre deve avere con un figlio. Parliamo spesso della vita, del calcio, di come crescere come uomo e come giocatore. Penso che lui mi abbia aiutato molto a essere la persona che sono oggi. Il consiglio che mi dava da piccolo era di fare quello che mi piace quando entro sul campo da calcio e di godermi tutto quello che faccio".
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