Da Lukaku a Icardi passando per il caso scommesse: a tutto Marotta
Ospite d'eccezione al 'Festival dello Sport' di Gazzetta a Trento, il CEO dell'Inter Giuseppe Marotta che ha parlato del mondo Inter a tutto tondo, partendo però dal concetto che storicamente rimarca il club: "La vera Inter? Spesso veniva coniugato il detto 'Inter Pazza'. L’Inter sta vivendo un momento positivo, è la continuazione di quello che abbiamo fatto nella passata stagione e il modo migliore per continuate a essere dei protagonisti autorevoli. L’annata è lunga e gli impegni sono tanti, è normale a volte avere dei cali psicofisici. Tocca allo staff tecnico gestire questi momenti insieme all’aiuto della società".
La seconda stella è l'obiettivo dichiarato. Perché mai dirlo pubblicamente?
"Una dichiarazione d'amore esplicita. Nasce da un fatto: nello sport essere ambiziosi è un pregio, non un difetto. Che sia lo stimolo per far sì che tutte le componenti societarie abbiano un obiettivo. Non è arroganza, non va confusa. Questo è un concetto estremamente positivo che dobbiamo essere bravi anche noi dirigenti a trasmettere".
Cosa ti viene in mente vedendo un fischietto? A fine mese c'è il big match con la Roma...
"Sono dinamiche che per chi come me ha visto tante partite. Dinamiche di questa natura? Non bisogna spaventarsi. L'emozione positiva o negativa fa parte della componente umana, di chi è nello sport ricco, dove il dio denaro la fa da padrone. Per quanto mi riguarda e riguarda l'Inter è un passato recente nel quale non voglio addentrarmi".
Lui però ha detto: 'Se dicessi qualcosa rimarreste scioccati'.
"Non lo so, non credo possa dire delle cose. Ma comunque può dire quello che vuole".
Istanbul ha pesato?
"Non credo che la panchina nella finale di Champions League possa aver influito nella sua scelta anche perché c’era da parte nostra riconoscenza, rispetto e fiducia. La polemica è sterile e non vogliamo caderci. In vista della partita contro la Roma so dei tantissimi fischietti, consideriamola una situazione che va gestita bene. Meglio fare il tifo per i nostri calciatori però capisco che il tifoso ha diritto in maniera civile di criticare".
Vuoi dire qualcosa in vista del 29 ottobre?
"Ho sentito dell'iniziativa dei 50mila fischietti...la questione va gestita bene. Dobbiamo avere la capacità . I tifosi si lasciano andare così e possono creare distrazione, quando invece il tifo può sostenere la squadra. Anche se il tifoso, in modo civile, può manifestare e polemizzare. Va accettato".
Meglio lo Scudetto o la Champions League?
"Abbiamo parlato della seconda stella e nell'ottica di una valutazione, credo che la lotta Scudetto siamo altamente competitivi. Per valori emersi. La Champions è un motivo di soddisfazione straordinaria, non dimentichiamoci del 2010...sarebbe un regalo per tutti gli interisti. Realisticamente è una cosa abbastanza difficile. Anche se farei un distinguo sportivo: vincere lo Scudetto rappresenta l'atto che il migliore arriva primo. Mentre nella Champions non sempre la squadra più forte vince. Magari affronti un avversario per cui il sorteggio ti ha aiutato...ci sono dei fattori che ti dicono che vincere la Champions è più semplice. Quindi dico campionato, lo Scudetto".
Pensi che il calcio arabo sia simile al fenomeno cinese? O più duraturo?
"Penso sia universale, è nel DNA del popolo mondiale. È normale che si manifestino nel corso della storia. Il fenomeno cinese ha fatto sì che alcuni giocatori andassero a fare esperienza. Il profilo scelto era quello del pre-pensionamento, poi per motivi interni si è chiuso nel giro di poco. Il fenomeno arabo in questa stagione ha portato dei grandi vantaggi finanziari-economici, ma la valuazione va fatta a fine stagione o dopo due anni. Hanno portato ossigeno e linfa, proventi. E dal punto di vista della qualità, tuttavia, i nostri campionati rischiano di impoverirsi. Il loro obiettivo è andare a prendere giovani talenti. Così si va a cozzare con i diritti televisivi, la maggiore . Così i broadcaster non ti danno il punto di ricaduta".
Milan-Inter o Inter-Juventus? Cosa ti dà più soddisfazione?
"Il derby ha un sapore particolare, l’altro è un club storico è importante. Dipende dai momenti, ma vincere un derby vale tanto. Però dico vincere con la Juventus".
Ora in questo campionato...
"Tocca vincere con la Juventus (ride, ndr).
Sceglie Mancini o Spalletti?
"Da Mancini sono rimasto amareggiato, non pensavo che ci abbandonasse perché pensavo che potesse continuare il suo percorso con la nostra nazionale. È stato bello invece vedere Luciano Spalletti nuovo CT dell’Italia. Conosco il contratto economico che ha firmato e non stravolge la sua vita, lo ha fatto per motivi nazionalistici. Lo stimo nonostante con lui ho avuto anche diverbi, proposi io ai dirigenti dell’Inter il cambio in panchina con Antonio Conte. Ma ciò non toglie la grande stima nei suoi confronti. La politica del cambiamento in quel momento storico del club era necessario ma il contributo di Spalletti è stato importante. Il suo lavoro è stato propedeutico per arrivare allo scudetto".
La scelta di passare da Spalletti a Conte all'Inter?
"Tutti gli allenatori avvicendati nel ciclo hanno dato un apporto. In certi momenti devi dare il cambiamento. Quando decidi già tardi. In quel momento ho proposto Conte alla società ed è stato fatto così. Un momento in cui l'Inter era in difficoltà. Lui è stato propedeutico al suo percorso".
Il tuo sbarco all'Inter: lì la squadra aveva lo stesso monte ingaggi di quella attuale.
"Percorso corretto alla luce di un cambiamento del modello di riferimento del calcio globale dovuto alla pandemia. È stato introdotto un concetto, la sostenibilità. Chi più spende più vince non esiste, in nessuno sport. Ma è vero che avere a disposizione un budget per allestire una squadra competitiva è un fatto rilevante. Un conto è risparmiare, un conto è cercare di ridurre gli investimenti. Considerando la competitività non solo in Italia, ma anche in Europa, come la Premier League".
Puoi svelare chi fu a creare il contatto tra Marotta e l'Inter?
"Non lo dimenticherò mai. Si stava chiudendo un ciclo alla Juventus, anche se non c'era alcun atto di negatività. È fisiologico. Chiuso lì, al termine della partita col Napoli, la mattina successiva ho ricevuto un messaggio di Zhang. Non avevo memorizzato il numero, pensavo fosse uno scherzo. Poi chiamai Urbano Cairo, sapevo che erano amici e chiesi 'Questo è il numero di Zhang?'. Rispose di sì, fissammo un incontro e da lì ebbe inizio. Una forma di rivincita, di voler ritornare in campo immediatamente. Un'adrenalina che ognuno nel proprio lavoro ha".
Un colpo più soddisfacente di qualsiasi altro? E quello che ti è sfuggito?
"Sono stati cinque anni bellissimi. Diamo atto alla famiglia di Steven: hanno profuso circa 800-900 milioni di euro negli anni passati. E nel raporto che hanno creato. Non creano pressioni nei nostri confronti. Accettato le nostre indicazioni, fondamentale per costruire un modello vincente. Ci hanno dato carta bianca, Piero Ausilio è una figura importante in termini di intuizione e proposte. È un professionista di un team che deve mettere tutta la società in condizione di essere protagonista. Di colpi ne sono stati fatti tanti in entrata e in uscita. Ricordo Icardi in uscita: aveva perso l'appeal da protagonista, ma siamo riusciti a darlo al Psg a 50 milioni. Così come le operazioni a parametro zero, che ci hanno dato risposte positive. Abbiamo cercato di allestire squadre competitive in base alle nostre possibilità. E poi seguire la cultura della vittoria e il senso dell'appartenenza che sono fondamentali per arrivare a un risultato importante".
Nessun rimpianto quindi?
"Fanno parte della vita, non si possono non avere. Saremmo delle macchine. Ci sono, ma attraverso essi forse sono sinonimo di sconfitta? Non lo so, può darsi. Ma Nelson Mandela diceva: 'Io non perdo mai, o vinco o imparo'. Ecco, la sconfitta può essere sul mercato, ma rappresenta un'esperienza in più che ti porti dentro se ad esempio arrivi secondo su un giocatore. Istanbul certamente, hai perso ma abbiamo imparato cosa vuol dire partecipare da protagonisti in Champions. E penso che tutti i ragazzi giocavano la finale per la prima volta. Credo sia stata un'esperienza importante".
Questa Inter è figlia di Istanbul?
"Anche di un processo di crescita di tutta la società. Sono arrivati 12 giocatori. Abbiamo cercato di portare dei profili consoni al nostro modello di riferimento. Abbiamo creato uno zoccolo duro di italiani. Ci sono 6 giocatori dell'Inter che rappresentano la Nazionale, da tanto non c'erano. E questo significa creare dei presupposti per capire cosa significa giocare nell'Inter, nell'Italia e sai che se devi andare a giocare anche a Bologna giocherai con qualche difficoltà".
Operazione incredibile quella di Onana. Potrà tornare all'inter?
"Pensare a un suo ritorno non lo so, nel calcio però ci sta tutto. I cavalli di ritorno a volte portano risultati positivi altri negativi. Economicamente abbiamo compiuto una grande operazione".
Il più grande colpo in entrata Thuram a zero. Com'è andata?
"Alla fine la decisione importante è quella del calciatore. In questo caso Thuram è stato protagonista dell'arrivo all'Inter, anche con altre offerte. Questo depone in senso di appartenenza. Lui ha ponderato quale potesse essere la società migliore, quello che potesse dargli più spazio. Ma il ruolo del papà Lilian ha influito. Come Thuram poi ci sono altri casi: noi da Inter siamo tornati appetibili. Abbiamo ricevuto tante proposte per venire a giocare con noi. L'Inter sta tornando quella di una volta".
Altro giocatore che ha scelto l'Inter: Frattesi.
"Il vantaggio che posso aver rappresentato io è il buon rapporto con Carnevali. L'indicazione è arrivata dall'area tecnica, insieme ad Ausilio, Baccin e l'allenatore. Anche qua abbiamo lavorato tutti, il giocatore ha accettato la destinazione e non ultima la proprietà ha dato semaforo verde. Siamo riusciti a chiudere un'operazione importante. Non ultimo anche le mogli e le fidanzate (ndr, ride).
L'importanza del blocco italiano. Ma poteva esserci anche Scamacca all'Inter?
"Abbiamo iniziato una negoziazione col club e con lui. C'è stata un'iniziale disponibilità del giocatore, ma ha preferito una meta diversa. L'Atalanta più congeniale nel suo momento storico, anche per possibilità di giocare. Una scelta che va rispettata, ma non c'è stata una comeptizione per offrire di più. Ci siamo ritirati".
Pogba a zero e rivendita monstre. Cosa ti ha dato più soddisfazione?
"L’acquisto di Pogba a 0 è stata una soddisfazione. Alla Juventus arrivò in ragazzino che maturò in fretta e fu protagonista in quel ciclo di vittorie. La rivendita è meno coinvolgente dal punto di vista morale, ma è stata straordinaria rivenderlo a 115 milioni. Tra l'altro alla stessa società, è stato clamoroso (ride, ndr). Il lavoro del team di allora è stato clamoroso. Ricordo con grande amarezza la scomparsa di Mino Raiola, persona burbera ma grande professionalità".
Futuro ancora nel calcio?
"Da un punto di vista professionale mi sento appagato. Ho ricevuto molto dal calcio e mi piacerebbe dare tanto. Sento di restituire a questo mondo quanto ricevuto e il passaggio successivo è quello di mettere a disposizione la mia esperienza. Mi piacerebbe dare ai giovani tanti valori positivi".
Secondo te il denaro muove questo fenomeno scommesse?
"Non voglio entrare nel merito. Credo che lo scommettere sia un antico vizio dell'essere umano. Va combattuto dal punto di vista etico. Il calciatore fa parte di una categoria di sportivi particolare: diventano ricchi in fretta, magari hanno tanti momenti liberi e sbagliano il modo per riempirli. Spesso ci sono mancanze di valori e contenuti che vanno incrementati invece. Faccio mea culpa, ma penso sia compito delle associazioni calciatori e non solo. In 47 anni di attività ho assistito allo scandalo del calcioscommesse e nel corso degli anni si ripetono sempre le stesse cose. Nel ricambio generazionale manca la prevenzione. Sta a noi cercare di farlo, ma probabilmente non lo stiamo facendo bene. Sono fortunati questi ragazzi, ma ciò può portare grandi danni alla carriera".
Scegli Allegri o Conte?
"Il comune denominatore è che entrambi sono vincenti. Per me è una caratteristica che un allenatore deve avere. Poi chiaramente sono profili diversi ma sanno trasmettere una mentalità vincente. Sono due persone che mi hanno regalato delle grandi emozioni. Prendo il jolly, è difficile scegliere fra Allegri e Conte. Fra Icardi e Lukaku? Mah….viste come sono andate le cose a questo punto scelgo Icardi".
Perché non ci svela un grande rammarico?
"Il rammarico è stato non prendere Haaland ai tempi della Juventus quando era al Molde. Per motivi economici non potevamo fare quel tipo di operazione. Nella mia carriera però poi sono riuscito a prendere dei calciatori a parametro zero che ci hanno fatto svoltare".
Se potesse, riprenderebbe Lukaku o Icardi?
"Per come sono andate le cose...prenderei Icardi".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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