Fiorentina F., Boquete: "Serie A professionistica? Non basta cambiare il nostro status"

Fiorentina F., Boquete: "Serie A professionistica? Non basta cambiare il nostro status"TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 27 aprile 2022, 18:22Femminile
di Alessandra Stefanelli

Lunga intervista quella che Veronica Boquete ha rilasciato al sito lfootball.it, che l'ha definita "una vera e propria leggenda del calcio femminile. Non solo per le sue gesta in campo, per l’esperienza maturata in giro per il mondo, ma per il semplice fatto che sin da bambina ha lottato per questo sport, per promuovere e far crescere il calcio delle donne ovunque, sempre".

Tanti i temi toccati dalla calciatrice, a cominciare dalla situazione della Fiorentina: "Nessuno pensava a inizio stagione che ci saremmo trovate in questa situazione. Un po’ per via della storia della Fiorentina, del fatto che è sempre stata nella parte alta della classifica, ma anche per la squadra che abbiamo, con giocatrici di talento. Anche le altre squadre hanno qualità e stanno facendo bene e tutto questo rende difficile il nostro percorso. Poi c’è da dire anche che affrontiamo squadre che sono abituate più di noi a lottare per la salvezza. Come ho detto alle mie compagne giocare per non retrocedere è brutto perché soffri molto di più, c’è una maggiore tensione. È una questione più psicologica ed emozionale perché sin dall’inizio delle gare la mente ti porta a pensare in negativo e questo è capitato spesso, soprattutto in alcune partite. Capita di dover subire prima di reagire e a volte ci mettiamo troppo a cambiare la nostra mentalità e giocare bene. Dobbiamo cercare di non regalare un tempo alle avversarie. Non aver paura negli ultimi minuti. Gestire l’aspetto mentale non è facile, nel calcio come in altri sport. È una stagione difficile per tutte, ma dobbiamo cercare di fare tutto il possibile in queste ultime due partite, che per noi sono come delle finali”.

Il discorso si allarga poi al campionato: "La mia idea era di un campionato minore rispetto ad altri più importanti in Europa, come Inghilterra, Francia o Germania. Sapevo che in Italia il movimento stava crescendo, con un percorso simile a quello che è avvenuto in Spagna, ma con qualche anno indietro. Sapevo di non arrivare in una lega top ma che c’era una crescita come testimoniano gli ultimi anni”.

La svolta è arrivata però ieri, quando la FIGC ha annunciato il passaggio al professionismo della Serie A femminile: "Mi piacerebbe saperne di più su questo professionismo, in cosa consiste. Se si tratta solo di stipendi, tasse, contributi e guadagnare più soldi, allora non basta. Per rendere davvero professionistica la competizione ed esserci tutte le condizioni affinché le giocatrici possano essere professioniste, non basta parlare solo di salari. Mi piacerebbe conoscere le condizioni minime che le società dovranno applicare. Un discorso che va a toccare anche la situazione dei campi dove si gioca, gli impianti di allenamento, sono aspetti molto importanti, come anche la vendita dei diritti audiovisivi. Al momento non si sa nulla. Cambiare lo status di noi giocatrici non cambia la situazione attuale. Servono impianti e infrastrutture e oggi sono poche le squadre in Italia che possono permettersi questi standard. Giocare nella Fiorentina, nel Milan o nella Juventus non è la stessa cosa che giocare in altri club. Società più piccole di calcio femminile, che devono pagare per avere un campo dove allenarsi, pagare per un impianto dove giocare le partite, soffriranno terribilmente. Questi club pagano le calciatrici 200 o 300 euro al mese. Non sei professionista così. Non lo sei nemmeno se non metti a disposizione della squadra un medico, un fisioterapista, un preparatore oppure se effettui trasferte lunghe in pullman partendo il giorno stesso della gara. Sono questi aspetti che devono cambiare, queste sono le priorità, dopo verrà il resto. Se poi cambia solo il nome sopra ma tutto quello che c’è sotto resta uguale allora per l’Italia la strada sarà ancora lunga”.