Tranquilli, Barella sta bene. Questa Inter è la cura al mal di calcio. Venerdì nuovo incontro: alla fine si rimarrà a San Siro

Tranquilli, Barella sta bene. Questa Inter è la cura al mal di calcio. Venerdì nuovo incontro: alla fine si rimarrà a San SiroTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 6 marzo 2024, 22:43Editoriale
di Ivan Cardia

Sì, ok, poteva contorcersi un po' meno, considerato un dolore probabilmente sopportabile. La morale e i pagliacci, però… anche no. Da quando, poi, fanno le piroette? Nicolò Barella protagonista, suo malgrado, del giorno successivo a Inter-Genoa, dopo essere stato tra i migliori in campo. Prima per le analisi sul rigore - che, sgomberiamo il campo da equivoci, non c'era e non serve neanche discuterne - e poi per la polemica, che corre via social e finisce addirittura in bocca al presidente dei liguri, sul comportamento dopo il contatto con Frendrup. Esagerato? Può darsi, dubitiamo abbia avuto un qualche peso in qualsiasi cosa ci abbia visto Ayroldi. Il fallo non c'è, il contatto sì: ognuno reagisce come vuole. Per la cronaca, basterebbe seguire mezzo allenamento dell'Inter per accorgersi che Barella è così, esagera un po' tutto: le movenze, le cadute, qualche battuta. Ayroldi s'è ingannato da solo. Per la cronaca, sta benissimo: tranquilli.

Mettete a sedere i bambini e fategli vedere un paio di partite di questa Inter. Il calcio, per molti, è prossimo alla sua fine come fenomeno di massa collettivo. Non sarebbe impensabile: ha un centinaio e poco più di anni, nulla è eterno e ogni epica ha il suo tempo. Nell'avvitarsi sui ragionamenti intorno al futuro del pallone, si dice spesso che le nuove generazioni non vi si avvicinano perché è tutto troppo lento e noioso. Che servono gli highlights. Qualcuno vorrebbe un calcio-videogioco. Ecco, l'Inter di Simone Inzaghi realizza questa utopia. È la miglior cura contro qualsiasi mal di calcio, una collezione infinita di highlights senza snaturare il gioco. Un appunto: dato che prima o poi perderà o pareggerà, che si vada piano con gli obiettivi oltre quello scudetto che ormai è dietro l'angolo. Un anno fa era l'ultimo dei fessi, oggi deve vincere la Champions o diventa tutto una delusione: no, non funziona così. Il bello, peraltro, è che dalle stalle alle stelle lo dicono sempre gli stessi, pronti a tornare indietro al primo passo falso: equilibrio, signori.

Si può dire che Inter e Milan, in questa fase storica, non hanno i soldi per farsi uno stadio a testa? No, allora non lo diciamo. Con Sala si gioca a poker, la mano migliore adesso potrebbe averla il sindaco di Milano. Ha capito che quello dei club, rispettivamente su Rozzano e San Donato, non era un bluff ma solo un buon punto che i due giocatori erano pronti a portare fino all'ultimo giro, in attesa di carte migliori. Le potrebbe servire WeBuild, per quanto una perplessità, di fondo o di facciata, rimanga. Venerdì le parti si vedranno in Comune, le rispettive dirigenze si aspettano un po' di concretezza in più rispetto all'ultimo vis-a-vis. Al momento, i piani A portano Inter e Milan lontano da Milano, almeno ufficialmente, nonostante le oggettive difficoltà di entrambe le soluzioni. Proprio queste, e i costi decisamente più sostenibili, potrebbero portare, presto o tardi, alla retromarcia verso San Siro. Non ci stupiremmo.