Tra scommesse e “parlerò”, una ramanzina per Lukaku
Lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so.
Lo so.
Avevo promesso “basta Lukaku” ma mi tocca tornarci su. Cioè, va bene tutto, ma sentir dire “è successo questo e quell’altro, un giorno parlerò” risulta piuttosto fastidioso.
Questo “dico non dico” che vuol far intendere “me ne sono andato perché me l’hanno combinata grossa…”.
Questo “dico non dico” che vuol far intendere “io sono nel giusto, altroché balle”.
Questo “dico non dico” che vuol far intendere “non mi hanno fatto giocare la finale di Champions e così non solo hanno perso, ma mi hanno perso”.
Questo “dico non dico” che vuol far intendere “ho sbagliato i gol perché avevo la testa altrove a causa del trattamento a me riservato”.
(In realtà quest’ultima l’ha praticamente detta).
E allora è giusto che si esca dall’equivoco del “parlerò”, troppo comodo e ultimamente parecchio abusato. Ed è giusto che a questo punto il diretto interessato spieghi perché, tre giorni dopo la finale, si sia speso in melmose parole al miele per l’Inter e gli interisti (come due anni prima, tra l’altro, nell’estate della fuga al Chelsea)
Ed è giusto che l’indignato Romelu dica la verità a proposito del comportamento suo e di chi lo gestisce: è vero che ha contattato Juve e Milan prima ancora che si giocasse la finale di Istanbul? No perché, se è così, allora giocare a fare la vittima diventa davvero difficile.
Parliamoci chiaro, come è giusto che sia. Lukaku aveva tutto il diritto di scegliere il meglio per la sua carriera e se il meglio nella sua testa era “giocare altrove”, beh, ha fatto benissimo a lasciare il nerazzurro. Però… c’è un però. Ecco, le modalità, quelle non sono accettabili, il fatto di aver giocato su più tavoli non è accettabile, perché l’Inter stava portando avanti il suo piano mercato e “quel” piano mercato, all’improvviso, è andato a farsi benedire.
Oh, ci si può anche passar sopra, son cose che succedono, ma non fino al punto di recitare la parte della vittima. Quel “se vi raccontassi quel che è accaduto restereste scioccati”. Dai, su, non siam più all’asilo Mariuccia.
Se hai qualcosa da dire, dilla. Ascolteremo, peseremo, valuteremo. Ma così no, così fai solo la figura di chi vuole avere a tutti i costi ragione, senza però avere argomenti da portare a supporto.
Fine dell’intemerata.
Ps. La faccenda scommesse è fetente come poche. Sono usciti alcuni nomi, altri usciranno. Riguardano tanti club (…) e tanti giocatori. Il mio personale consiglio è solo uno: evitiamo di partecipare alla “caccia al mostro”. È giusto che chi ha sbagliato paghi, ovvio, ma non prima che vengano accertate effettive responsabilità. Porca miseria non siamo al Colosseo, almeno fino a prova contraria.
Ps/2 Giovedì 19 ottobre alle 18.30 presento il mio perdibile libro (Odio il calcio) alla Libreria Rizzoli in Galleria (Milano). Ci saranno il buon Giuseppe Marotta e il buon Pierluigi Pardo. Ci facciamo una chiacchierata. Se vi va, siete i benvenuti.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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