Prendiamoci per quello che siamo: belli e pazzi da legare. E Lukaku deve rimanere

Prendiamoci per quello che siamo: belli e pazzi da legare. E Lukaku deve rimanereTUTTOmercatoWEB.com
venerdì 14 aprile 2023, 22:15Editoriale
di Filippo Tramontana

Ormai lo sappiamo, quest’anno dall’Inter ci si può aspettare di tutto in un senso e nell’altro. Si passa dalle grandi vittorie alle cadute più inaspettate, masochismo e pazzia da sempre segni indelebili del dna nerazzurro. “Siamo così è difficile spiegare certe giornate amare” diceva Fiorella Mannoia in una delle sua canzoni più famose. Prendiamoci e amiamoci (amore e odio hanno un confine sottilissimo) per quello che siamo: belli e pazzi da legare! Siamo così anche noi tifosi, capaci di non sopportare più nessuno dopo una brutta partita per poi, in appena tre giorni, abbracciare il mondo intero a seguito di una grande vittoria.Questa è l’Inter signori e signore e non è per tutti. L’Inter è per chi si abbandona anima e corpo ad una fede calcistica, è per chi ha in mente solo due colori da accostare, è per chi ha lo spirito e il cuore forti, non è per chiunque. Da Barcellona a Lisbona, passando per Porto. Il viaggio europeo dell'Inter si fa interessante anche se, badate bene, è stato solo fatto il primo passo perché a San Siro si dovrà completare l’opera con determinazione e concentrazione. Sentita la musica della Champions l’Inter imprecisa e autolesionista del campionato lascia spazio alla sua versione migliore, quella capace di ammutolire il Da Luz, rifilare due gol al Benfica e allungare un piede verso una semifinale tutta italiana di Champions League.

La squadra che ha reso inoffensivo il Benfica è stata praticamente impeccabile, attenta e aggressiva in fase difensiva al punto da bloccare ogni iniziativa portoghese. Un merito in più considerando che i lusitani in Champions segnavano a raffica da 13 gare consecutive. Chi mi segue sa che ho le mie preferenze ovviamente ma che, nei miei giudizi (che sono solo opinioni e non verità assolute ovviamente) non guardo in faccia nessuno perché prima di tutto metto il mio amore per l’Inter. Quindi, state certi, che le critiche e gli elogi che rivolgo a chi gioca e chi sta in panchina sono dettate solo e unicamente da quello che vedo in campo. L’Inter viene prima di tutti i gusti personali. Ho difeso Inzaghi per un anno intero e continuo a pensare che sia una grande persona è un ottimo allenatore che in questi due anni ci ha portato anche a vincere trofei e grandi partite. Non è però esente da critiche e, in un campionato costellato da 10 partite perse su 29 e nel quale rischi la zona Champions, le critiche ci devono essere! Per quanto riguarda la Champions per il mister ci sono solo elogi e complimenti perché è giusto che sia così, se li è meritati e sono felice per questo. Gli estremisti del pro e contro non mi sono mai stati simpatici e per fortuna non sono uno di loro! Come era capitato nel girone nella doppia sfida contro il Barcellona o agli ottavi contro il Porto, nel momento più critico Inzaghi ha ritrovato la sua Inter più brillante, trascinata da un centrocampo dal passo europeo e da giocatori sempre sul pezzo come Acerbi a Darmian, passando per Bastoni e Dimarco. Abbiamo ritrovato al Da Luz un super Barella e un Lukaku come sempre freddo e decisivo. Romelu DEVE rimanere anche il prossimo anno, guai a sottovalutare la sua importanza in questa squadra. 

Mi tolgo un sassolino dalla scarpa su Onana. È stato accolto da molto scetticismo ma chi ha avuto la pazienza di leggermi e seguirmi sa quanto io lo abbia “spinto”. Onana è un grande portiere che porta punti e personalità. È poco sponsorizzato ma assolutamente decisivo e forse anche i più scettici ora se ne stanno accorgendo. 

Archiviata per qualche giorno la sbornia europea ora resta ovviamente aperta la questione campionato, con il piazzamento in uno dei tre posti restanti per l'Europa più prestigiosa (e preziosa), assolutamente obbligatoria.

Il Monza non è un cliente facile e dopo tante lezioni subite speriamo di aver imparato ad affrontare alcune criticità. Non si può rimandare ancora: la vittoria è d’obbligo, senza se e senza ma.