Perché l’Inter non punta sui propri giovani?
A due giorni da Inter-Spezia, con lo stadio praticamente esaurito, dopo una prima di Campionato a Lecce che ha prima innervosito e poi fatto esultare i cuori nerazzurri, resta la tassa delle cessioni e di un possibile acquisto in difesa che sembra essere uno tra Akanji, Acerbi o Tanganga. Il primo è il giocatore dal costo più alto e le condizioni meno agevoli, il secondo è quello più accessibile ma, considerando la cessione di Ranocchia non si capisce perché l’Inter dovrebbe spendere 5 milioni per un ultra trentenne quando ne aveva uno in casa di sicuro affidamento. Il terzo è un giovane giocatore del Tottenham dalle proporzioni fisiche notevoli e una discreta qualità di palleggio, il cui costo è però variabile.
Zhang sta sfogliando silenziosamente la margherita riguardo la decisione di cedere o meno Skriniar e Dumnfries, aspettando di essere definitivamente convinto da un’offerta al rialzo del PSG e il Chelsea.
Il tema delle ultime ore riguarda proprio la cessione del giovane Casadei alla squadra londinese, ma su questo vanno aggiunte delle considerazioni: la prima riguarda il fatto che è anomalo, fuori dalla logica che una squadra italiana possa resistere ad un offerta del genere per un ragazzo che non ha mai disputato un solo minuto in serie A e ha giocato solo nelle giovanili dell’Inter.
I club inglesi oggi possono fare quello che vogliono e decidere anche di comprare il terzo portiere di una squadra locale pagandolo 20 milioni se ne hanno voglia.
Magari gli va bene, magari gli va male ma resta il fatto che hanno un portafoglio che nessuna squadra italiana possiede. L’unica è la Juventus che sta facendo una campagna acquisti importante, dopo diverse cessioni e una ricapitalizzazione di ben 400 milioni.
La seconda considerazione nasce dal fatto che Casadei è un altro giocatore del vivaio che l’Inter ha perso in nome del bilancio o di una mancanza di convinzione.
Siamo d’accordo sul fatto che la maggior parte di questi giovani probabilmente non diventino dei fenomeni ma l’Inter non investe quasi mai su giocatori della primavera portandoli in panchina e facendoli debuttare in prima squadra. Il paradosso è che proprio nella ricchissima Premier League vengono fatti debuttare più 18enni di quanti ne esordiscano nella decadente serie A.
Ogni volta che si tocca l’argomento si fa riferimento al fatto che il pubblico nerazzurro al primo passaggio sbagliato fischierebbe i giovani, il secondo è che comunque pur avendo un vivaio di altissimo livello, in questi anni non sono nati nuovi Messi o Ronaldo.
Sul primo punto si dovrebbe restare increduli se fosse una motivazione reale. Una società seria non potrebbe farsi condizionare dagli umori della propria tifoseria. Certe scelte, anche radicali nel modo di puntare su un ragazzo dipendono dalla filosofia e i tifosi alla lunga si adatterebbero. Nessuno dice che si deve costruire una squadra di 18enni ma se ad esempio Casadei fosse rimasto con la prima squadra e avesse giocato diversi spezzoni di gara, persino 90 minuti, l’anno prossimo il suo valore sarebbe aumentato parecchio.
Quando Santon, Balotelli e Pandev hanno debuttato nell’Inter di Mourinho, con loro in campo nei momenti giusti l’Inter ha vinto tutto. Dopo di loro ci sono state stagioni con giocatori più o meno forti ma Duncan avrebbe ad esempio potuto far parte della rosa nerazzurra, per non parlare di Bonucci e Zaniolo. Altri giocatori meno forti sono comunque in serie A o in squadre di livello (Biraghi, Faraoni, Bessa, Mbaye, Pinamonti, Pirola, Vanheusden, Esposito ecc… ). Alcuni giovani avrebbero meritato di essere più impiegati di altri veterani arrivati in nerazzurro per svernare con ricchi ingaggi. Non è difficile pensare che un giovane della primavera avrebbe potuto essere più utile di Kolarov e Caicedo, tanto per citare gli ultimi esempi. Dimarco l’Inter ha dovuto riacquistarlo, scoprendo che era cresciuto ma avrebbe potuto farlo anche a Milano.
Proprio perché la società è estremamente vulnerabile dal punto di vista economico non sarebbe opportuno puntare a portare in prima squadra giovani come Valentin Carboni (convocato insieme al fratello nella nazionale argentina) Stankovic e Oristanio?
Ad oggi c’è Lucien Agoumè che però non gioca mai.
Inzaghi e la società, dovrebbero forse fare lo sforzo di rischiare qualcosa di più nel lancio dei propri giovani. C’è solo da guadagnare.
Amala
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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