Ora è l’Inter di Marotta

Ora è l’Inter di MarottaTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 29 luglio 2021, 22:18Editoriale
di Lapo De Carlo


Non si sa quanta verità ci possa essere nella valutazione complessiva e del singolo giocatore, dopo una vittoria tanto straripante come quella ottenuta dall’Inter ieri in amichevole contro il Crotone.
Non si sa ma da certamente indizi più che positivi.


Quello che abbiamo osservato è stato un esercizio corale più che positivo in cui  Calhanoglu è stato quasi perfetto e protagonista, fino a quando è restato in campo, su tutti i gol tra assist e la realizzazione solitaria chiusa con un bel tiro a giro di gran classe.
Sono però piaciuti anche Skriniar, Satriano, autore del primo gol, che ha confermato di muoversi bene e avere numeri interessanti, Brozovic che si è mosso bene ma anche un sorprendente Nainggolan per voglia e gamba, insieme a un Pinamonti autore di un gol e un palo fragoroso, oltre a movimenti più sinergici e utili con i compagni di squadra.


Di Marco, anche lui in rete, ha fatto una partita che ha ulteriormente confermato le qualità. Sensi quando è entrato nel secondo tempo ha fatto vedere cosa sarebbe l’Inter con un giocatore integro e non così facilmente “infortunabile”. Se davvero questa stagione riuscisse a giocare con continuità sarebbe il vero acquisto di Simone Inzaghi.
Lukaku, all’esordio stagionale, ha fatto sponde e tentato qualche iniziativa ma per lui, inevitabilmente ci vorrà tempo per entrare in forma.
Darmian è stato invece meno positivo, impreciso e in ritardo ed è parso che nemmeno lui fosse contento della sua prestazione. Darmian tuttavia lo conosciamo e non ha bisogno di convincere nessuno.


Nel complesso la squadra ha mostrato di conoscersi bene e il Crotone, che fino all’anno scorso era in serie A, è stato masticato facilmente. Viene quasi da dire: anche troppo, al punto che si spera in una partita più vera in futuro, giusto per comprendere eventuali difficoltà nell’esecuzione del gioco e la stesura delle idee di Inzaghi.
Il titolo dell’articolo però è legato a Marotta. Il motivo è semplice: al netto di tutte le difficoltà successive alla conquista dello scudetto, tra brutte notizie (la crisi di Suning, il prestito avuto da Oaktree, Eriksen, l’addio inaspettato di Antonio Conte, la cessione di Hakimi) e possibili situazioni che potevano creare un effetto domino in altri giocatori, in poche settimane la situazione è stata calmierata.
Il tutto nasce da un nuovo meccanismo culturale fortemente voluto da Beppe Marotta.
Niente allenatori che battono i pugni sul tavolo e tentano di sferzare l’ambiente, niente dichiarazioni stonate, nessuna ambiguità da parte di nessun tesserato, specie in un momento delicato come questo.
La regola sposata da tutto l’ambiente nerazzurro è semplicemente quella di lavorare coralmente ed evitare comunicazioni nervose.
L’Inter per vincere ha sempre dovuto affidarsi a uomini che percuotevano l’ambiente e poi se ne andavano, lasciando un metodo di lavoro irripetibile se non con la loro presenza.
Il club improvvisamente prendeva l’immagine del suo allenatore (Herrera, Mourinho, Mancini, Conte, Trapattoni) e viaggiava sposando integralmente la sua identità.
L’Inter di Marotta invece vuole essere più forte dell’allenatore che si siede in panchina, la sua cultura e dunque il metodo di lavoro societario non vuole più essere dipendente dalla natura del tecnico.
Per troppi anni i dirigenti hanno scelto l’allenatore e sposato la causa legandosi mani e piedi alle sue convinzioni, salvo sconfessare tutto l’anno seguente perché ce n’era uno nuovo. Non è possibile costruire un ciclo vincente che dura a lungo se si stravolge tutto da un anno all’altro. Marotta lo ha capito e ha fissato nuove regole.
Vincere qualcosa questa stagione sarebbe dunque davvero una vittoria di tutta l’Inter e di una rivoluzione identitaria senza precedenti.
Lascia perplessi solo la scelta di rinunciare a Lele Oriali, così come all’eventuale sostituto che sembrava essere Riccardo Ferri. Rinunciare alla figura del team manager aderisce probabilmente ad un nuovo modello di lavoro e probabilmente sarà necessario capire nel tempo se si è trattata di una scelta infelice o vantaggiosa.
Quello che conta è che si lavora con un criterio puntato sulla lunga distanza, ancora più che sull’immediato.
Amala