Niente caccia all'untore, ma chi ha sbagliato paghi. E chi ha qualcosa da dire, la dica

Ma sì, non facciamoci mancare nulla. Gioca la Nazionale, il tifoso si annoia nell’attesa di due partite in quindici giorni che senza il campionato ci si sente un filo perduti, diciamo la verità. Così creiamoci l’ennesimo scandaletto: che poi tanto 'etto' non è. Senza caccia all’untore, senza indicare col dito è stato lui - qui mi sa sono stati tanti, almeno sembrerebbe dalle prime notizie - senza ergersi a paladini della giustizia. Però, garantismo dovuto a parte, se ci sono dei colpevoli dovranno pagare, non sedersi al tavolo per i soliti tarallucci e vino. Le regole vanno rispettate: come le rispettano i cittadini comuni, a maggior ragione devono farlo coloro baciati dalla dea fortuna, potendo contare su una vita al di fuori della normalità. Dopodiché, se qualcuno dovesse soffrire di quella brutta malattia che è la ludopatia beh, che lo si aiuti. Chi ne soffre veramente, però, sia chiaro: senza papocchi stavolta, che di scandali, scandalucci e scandaletti ne abbiamo abbastanza. Poi passiamo il tempo a domandarci come mai la serie A triboli a causa di un appeal non particolarmente brillante, siamo buoni, in giro per il mondo. Pistolotto concluso, torniamo a parlare di Inter.
Anche qui, accidenti, la prima cosa che viene in mente sono le verità nascoste di un signore attualmente non più presente nella rosa nerazzurra. Misteri misteriosi, frasi smozzicate mai concluse: c’è qualcosa da dire? La si dica. Da sapere? La si sappia. Altrimenti restano chiacchiere senza alcuna finalità. Ma, del resto, sto ancora aspettando verità altrettanto nascoste da un paio di ex calciatori protagonisti della recente storia nerazzurra: perché, a memoria, anche loro dovevano raccontare. O, forse, mi sono perso dei passaggi: nel caso domando scusa inginocchiandomi sui ceci dietro la lavagna. Non entro nel merito delle parole di Marotta: dicono già tutto da sole.
Nel frattempo l’Inter ha tre quarti di rosa in giro per l’Europa e per il mondo, pronti a rispondere alla chiamata delle proprie nazionali, come è giusto sia: semmai l’errore è la continua interruzione dei campionati, il sottoporre i calciatori a stress soprattutto fisici, non voglio entrare in discorsi psicologici, non è la mia materia ma, certamente, energie mentali se ne bruciano, eccome. Così ad Appiano ne restano pochi, un paio alle prese con recuperi fondamentali per il prosieguo del campionato nerazzurro. La squadra è stata ben assemblata e costruita, continuo a crederlo e non cambierò certo idea per due battute a vuoto, l’ultima delle quali subendo due gol con due tiri in porta da parte degli avversari.
La speranza è che qualcuno venga un filo risparmiato prima del rientro a Milano, c’è il Toro reduce da un derby assolutamente incolore e insapore, col dente avvelenato e una gran voglia di rivincita.
Sarà dura, facciamo durissima. Ma di questo parleremo la prossima settimana. Nel frattempo non ci resta che attendere nuovi aggiornamenti, non avrei mai voluto ascoltarli per l’ennesima volta, su quanto sta capitando in quello che è stato a lungo, io c’ero, il campionato più bello del mondo.
Alla prossima, avanti l’Effecì.

Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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