L'Inter e il danno creato dagli egoismi dei suoi interpreti

L'Inter e il danno creato dagli egoismi dei suoi interpretiTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 10:47Editoriale
di Lapo De Carlo

E' difficile fare ordine nell'"armageddon" nerazzurro autoinflitto e molto nerazzurro nella dinamica. Non c'è bisogno di aggiungere molto alla fredda cronaca, perché il futuro di questo gruppo, al netto di ritocchi necessari, avrebbe potuto essere ancora ai vertici, ma è stato rovinato 
da una somma di infantilismi, egoismi, interessi personali, immaturità e ipocrisie. 

Fino al 20 aprile, giorno di Bologna-Inter, l'ambiente era carico in modo incontenibile.
Il pareggio in casa con il Bayern e la conquista delle semifinali, dopo una prestazione coraggiosa e attenta, aveva esaltato tutti. 
La sconfitta al 92° al dall'Ara ha improvvisamente raggelato l'ambiente, pur lasciandolo positivo. In pochi giorni la squadra di Inzaghi è stata eliminata male dal Milan in Coppa Italia e ha perso in casa con la Roma.
Eliminazione dalla coppa, ennesimo derby dell'anno perso e scudetto ormai andato.
L'ambiente sembrava essersi accartocciato, la depressione si era fatta largo ma l'obiettivo Champions aveva congelato i giudizi tranchant.
La grande partita col Barcellona all'andata e quella epica del ritorno a San Siro, in data 6 maggio, ha di nuovo dato un impulso straordinario a tutti. 
Un'euforia ulteriormente cresciuta l'11 maggio, quando dopo il successo a Torino, il Napoli ha ulteriormente rallentato, facendosi fermare dal Genoa in casa.
A quel punto le stelle sembravano essersi riallineate. Sembrava. 
Il 18 maggio l'Inter invece perde virtualmente lo scudetto, a causa di un rigore a 4 minuti dalla fine a favore della Lazio
Il 23 maggio lo perde ufficialmente, nonostante la vittoria sul Como
Il 30 maggio i giocatori dell'Inter decidono di non presentarsi a Monaco per la finale col PSG
Il 3 giugno Inzaghi lascia l'Inter per andare a prendere 50 milioni in Arabia 
Tra il 3 e il 6 giugno l'Inter verifica la disponibilità di Fabregas. Il Como oppone resistenza. L'Inter vira subito su Chivu con il quale chiude a sorpresa il 6 giugno.
Dal 10 giugno, per tre settimane, Calhanoglu inizia a far trapelare voci di addio all'Inter per andare al Galatasaray, attraverso la stampa turca, il padre "se Dio vorrà", persino il barbiere con cui si fa ritrarre e alla fine con una frase sibillina: "se sarà destino accadrà".
Il 27 giugno Pavard lascia il ritiro dell'Inter negli USA, a causa di un infortunio alla caviglia e la settimana dopo si fa ritrarre mentre gioca a padel con Theo Hernandez
Il 30 giugno l'Inter gioca male ed esce dal Mondiale per club sconfitta dal Fluminense
Lautaro a fine partita rilascia una dichiarazione forte in cui se la prende con un numero imprecisato di compagni e di situazioni poco chiare.
Marotta, pubblicamente,  riconduce tutto alla sola figura di Calhanoglu
Calhanoglu risponde a Lautaro di non aver mai tradito l'Inter, dice a Lautaro che non è un capitano e finalmente rivela di essere disponibile ad ogni opzione
Sotto il post di Calhanoglu mettono un like Arnautovic, Thuram e, per una forma di partecipazione compulsiva, persino la moglie dell'ex allenatore Inzaghi
Chivu chiede un chiarimento tra giocatori in albergo. Calhanoglu, ormai ex giocatore dell'Inter, non partecipa



Si fa fatica a comprendere come un giocatore di 31 anni, nel pieno della sua carriera, voglia lasciare un club come l'Inter, con un contratto firmato solo due anni prima e in scadenza nel 2027, per tornare nel suo Paese.
O forse tutto si riduce ai cattivi rapporti con una parte della squadra.

Il fatto che anche la Sig.ra Calhanoglu si senta autorizzata a parlare dai social a nome del congiunto, ricorda molto l'ex Signora Icardi che parlava a nome del marito quasi quotidianamente. Ormai non c'è argine e comprensione del proprio ruolo. Parla chi dovrebbe tacere e sta zitto chi dovrebbe parlare.
Ho sempre amato la qualità di Thuram, ma l'idea che un professionista di 27 anni, mentre ha un rendimento che precipita considerevolmente, pensi a cambiare acconciature, passando dalle treccine ad un look anni 70, piazzando un like come espressione massima della personale comunicazione, fa cadere le braccia. 
Vale anche per la signora Inzaghi che, con la stessa modalità intellettuale, ha rivelato con il "like" un dissapore finora insospettabile di Inzaghi verso Lautaro, entrando in gioco in modo decisamente intempestivo e non richiesto.


In questi giorni ho espresso la mia perplessità sull'uscita pubblica di Lautaro che però potrebbe aver fatto la cosa giusta. Probabilmente lo ha fatto perché si rendeva conto che alcune cose non si risolvevano all'interno dello spogliatoio ed è uscito allo scoperto. Le parole vanno però soppesate perché in queste ore non si contano le speculazioni: "si rivolgeva ad alcuni giocatori" Chi? "Anche Thuram, Frattesi e Zielinsky", "no per me anche Sommer, DeVrij e Darmian", "No ce l'aveva con la società", "no, secondo me anche verso Oaktree" e via dicendo...
Quando si perde il controllo di un contenuto finisce che diventa terreno di congetture deleterie. 
Se il club uscirà bene da questa vicenda avrà avuto ragione, diversamente si terrà il torto per aver pubblicamente aperto un vaso di Pandora senza sapere quali sarebbero state le conseguenze. Quanto alle cose che ha detto sono tutte condivisibili. Le mosse mercato di Marotta e Ausilio ci diranno molto sui veri destinatari dell'intemerata del capitano.
Però se penso a come la vita era serena, virtuosa e beata fino al 18 maggio...