La gente è pazza (e certi media sono anche peggio)
C’è molta agitazione. E sapete perché? Perché l’Inter ha perso contro il Liverpool. Non l’oratorio Don Mazzi, il Liverpool. C’è chi dice che così non si può andare avanti, che l’attacco non attacca, la difesa non difende, il portiere non portiera e i centrocampisti, beh, “quando si alza il livello scompaiono…”. Lo dicono i media, lo sottoscrivono molti tifosi dell’Inter stessa. Una pratica masochista francamente ridicola.
L’Inter ha perso contro il Liverpool e sono partiti i processi sommari, i tentativi di capire perché questa squadra abbia clamorosamente fallito la partita di Champions, si cercano i colpevoli, si aizzano le folle. A tal proposito ognuno ha la sua legittima tesi, ma probabilmente quella più sensata e scientifica è la seguente: il Liverpool è più forte dell’Inter. Più forte nei singoli, nella gestione dei 90 minuti, più forte quanto a esperienza, più avanti in un progetto che in anni di gestione illuminata targata Klopp l’ha portato a vincere qualunque cosa. Il Liverpool, per intenderci, vuole vincere la Champions e si può permettere di dichiararlo.
L’Inter l’altra sera poteva fare di più? Forse sì. Cioè, si poteva impostare un bel catenaccione alla vecchia maniera e sperare di sfangarla. Oh, a volte funziona. Invece Inzaghi ha pensato di giocarsela a viso e campo aperto, pensa te che pazzo. Fatto sta che al primo calo di tensione dei nerazzurri, quelli lì, gli inglesi, sono arrivati con la purga.
Ebbene, sapete che c’è, il qui presente non riesce affatto ad essere arrabbiato e coltiva l’illusione che questa sia la strada giusta. Mica per passare il turno, per carità, quello è compromesso, ma per andare avanti in un percorso di crescita che solo i ciechi non riescono a vedere. L’Inter in campionato è passata dai settimi posti allo scudetto, in Europa dal nulla alla fase a gironi di Champions, ha giocato una finale di Europa League e dopo un decennio è tornata agli ottavi del coppone. Il processo è lento? Può darsi. Ma anche costante. Ed è quello che conta di più.
Molto sostengono che, però, là davanti si debba cambiare tutto perché Lautaro è un mezzo giocatore e Dzeko una vecchia carcassa. “Mah, boh, beh”. E stiamo parlando degli stessi giocatori che hanno permesso ai campioni d’Italia di pareggiare sette giorni fa a Napoli. Non sei mesi fa, sette giorni. E stiamo parlando della squadra che - a questo punto per qualche curiosa combinazione- è in testa alla classifica dei gol segnati in Serie A.
Ecco, sapete che c’è, certi osservatori e certi media sono semplicemente fuori di testa. Oppure solo “furbi”. Inseguono l’eccesso. Un giocatore non segna per un mese? È una pippa al sugo di cui liberarsi in fretta. Poi magari segna due gol di fila e allora eccolo qui il nuovo Van Basten. Bah.
Lautaro Martinez ha segnato 21 gol due stagioni fa, 19 quella passata, quest’anno arriverà più o meno alle stesse cifre. Probabilmente non sarà mai un cecchino da 30 gol, ma non è neanche quello che si chiede a una seconda punta, francamente. Attenzione a sperare in un futuro senza siffatto Toro o a illudersi che chiunque arriverà farà sicuramente meglio di lui, perché si rischia di fare la figura dei fessi e rimanerci male.
L’Inter per la prossima stagione ha certamente bisogno di un nuovo numero 9, ma per questa, invece, necessità solo di un po’ di lucidità in più da parte di tutti: i giocatori, certo, ma anche gli osservatori, i critici, gli espertoni.
E comunque, oh, ricordiamoci sempre che stiamo sempre parlando del giocatore che a differenza di tanti suoi colleghi, qualche mese fa ha preso in mano una penna e senza fare tanti capricci ha firmato il suo rinnovo di contratto: ad avercene di gente così.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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