Inzagheide

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sabato 1 ottobre 2022, 06:26Editoriale
di Fabrizio Biasin

Torna la Serie A, l’ultima volta non c’erano nubi di metano in cielo, c’era Di Maio, Carlo d’Inghilterra stava entrando nel mondo del lavoro. Insomma, son passate due settimane ma è sembrata un’era geologica.
Ieri sono tornate le consuete “conferenze pre-gara”, quelle che ti fanno sentire nelle ossa il clima del campionato. Ebbene, Inzaghi si è fatto sentire mica male. Sarà che anche lui non ne poteva più di frasi come “però, che bella la Nations League!” o “evviva! Domani c’è Andorra-Gibilterra!”. Pensa te che roba.

Comunque, analizziamo “frase per frase” l’Inzaghi-pensiero per capire come siamo messi nel giorno più importante, quello di Inter-Roma (vincere è abbastanza importante).


Domanda: “Che partita sarà?”.
Risposta: “Una partita molto impegnativa, fatta di duelli. La Roma è una squadra che si è rinforzata e che ha un grande allenatore. Abbiamo analizzato la sconfitta di Udine per preparare una partita importante che affronteremo con i nostri tifosi”. 

Fin qui, converrete, aria frittissima.

Domanda: “Questa pausa ha fatto bene?”.
Risposta: “Lo sapremo domani, dopo la partita. La sconfitta di Udine è arrivata a causa nostra perché abbiamo reso sotto standard. Abbiamo concesso troppo e ci abbiamo messo del nostro. Dobbiamo fare di più a partire da domani”.

Altra aria frittissima, solo che invece della Roma si parla dell’Udinese. 

Domanda: “Asllani è pronto a partire da titolare?”.
Risposta: “Domani inizierà lui la partita, sta facendo bene ed è stato scelto da me e dalla società”.

Oh, questa sì che è una presa di posizione. Dice il precisino: “Lo fa giocare solo perché non ha alternative”. Può darsi, ma conta il succo. E il succo è che in assenza di Brozovic, oggi, vedremo il mitologico “vice-Brozovic”. Ha solo 20 anni? Poca esperienza? Forse sbaglierà? Pazienza. L’Inter non lo ha acquistato per preservarlo come i panda, altrimenti avrebbe preso… Un panda. Alé Kristjan, facci vedere quello che sai fare.

Domanda: “Quando rivedremo Lukaku?”.
Risposta: “C’è stato un rallentamento che ci toglie un giocatore importante. Lo staff sta lavorando per recuperarlo in fretta ma servirà ancora un po’ di tempo”.

E questo è certamente un guaio grosso, non tanto per la mancanza di alternative (Dzeko sa ampiamente il fatto suo), ma per “il peso”: il simbolo dello scudetto 2020 servirebbe come il pane, soprattutto in questo momento di brusii e musi lunghi.

Domanda: “Quanto è stato importante sentire la fiducia della società?”.
Risposta: “La società è sempre presente e ci supporta in ogni momento. Parla la mia storia, dove alleno io aumentano i ricavi, si dimezzano le perdite e arrivano i trofei. È stato così alla Lazio ed è così all’Inter”.

Ecco, qui Inzaghi si incazza. E la spara grossa. Cioè, dice una cosa che ha anche senso, ma si espone alla contraerea. “Ok i trofei, ma lo scudetto? Quello non è arrivato”. A guardar bene, però, è meglio un tecnico un filo gradasso e per una volta “fuori dai binari”, di uno timido e rassegnato. Oggi vedremo se la prosopopea si tradurrà in “prestazione” e tre punti, che poi è l’unica cosa che conta. 

Tre punti: l’unica cosa che conta.

Non è una ripetizione, solo un modo per far capire che i tre punti sono davvero l’unica cosa che conta (e tre, come i punti, che sono l’unica cosa che conta).