Il rumore degli amici e i processi som(m)ari: da Conte a Handanovic

Il rumore degli amici e i processi som(m)ari: da Conte a HandanovicTUTTOmercatoWEB.com
martedì 27 aprile 2021, 11:46Editoriale
di Gian Luca Rossi

Ad un passo dal suo 19° Scudetto il rumore dei nemici di mourinhiana memoria cresce di intensità e io sono sempre più in orgasmo.
Ho sentito parlare del gol annullato al Verona a San Siro con toni da furto del secolo. Si è tentato di sottacere il parere di diversi moviolisti che hanno ravvisato la botta di Faraoni sul polso di Handanovic, ma da chi vive l’Inter come ossessione e questo meraviglioso imminente Scudetto addirittura come trauma non mi aspetto alcuna sportività.
E’ sempre stato così, per il tifo fanatico, compreso il nostro.
Chi vi scrive di mestiere ben prima che il tifoso fa il cronista. Io ho sempre fatto i complimenti agli avversari, a tutti gli avversari, prima di recriminare per le mie sconfitte, ma so bene di essere fuori moda e fuori tempo nell’epoca barbara dei social.
Il fanatico ad ogni latitudine non vede mai la realtà e tende sempre a costruirsene una propria, assolutamente virtuale.
Ecco perché non ho mai badato al rumore dei nemici: perché lo do per scontato e mi fa pure godere da pazzi, mentre invece mi disturba quello degli amici o presunti tali.
Sarò ancora più diretto: in ogni tifoseria, ma io qui parlo della nostra, c’è sempre qualcuno che esagera e se lo fa in un anno come questo è da bandire. Un conto è la critica - sapeste quanto ho criticato io la mia Inter da più di trent’anni a questa parte - un altro è l’insulto distruttivo
Mi riferisco ai #conteout, che son poi gli stessi dello #spallettiout, del #mancinout e via a ritroso. E poi ci sono certi giocatori, sempre e comunque da insultare, così tanto per evadere dalla propria grigia vita fatta di nulla.
Perché perfino in un anno meraviglioso, in cui questo gruppo nerazzurro ha fatto un lavoro straordinario, bisogna averne sempre uno da crocifiggere? Sorvolando sui pagamenti tutt’altro che completati, l’Inter è l’unica squadra al mondo che non vede la sua proprietà da mesi, perché anche questa settimana, come nelle ultime sei, “il presidente torna in Italia, giovedì o venerdì”, sempre giovedì o venerdì, perché poi si gioca e ci si dimentica di lui fino alla settimana successiva.
Certo che Marco Polo a piedi nel percorso inverso fino in Cina ci aveva impiegato meno giorni!
E con l’allenatore, l’unico che non gioca ma sempre il più perseguitato dal competentissimo pubblico italiota, ci sono sempre i giocatori, come Gagliardini, un altro sempre nei premi o come Darmian. Vi ricordate cosa si è vomitato su Matteo Darmian al suo arrivo? Per inciso 4 gol stagionali, di cui 3 in campionato e 2 decisivi nella marcia trionfale verso lo Scudetto.
Ma ora i processi som(m)ari sono ancora per Handanovic, che per come la vedo io questo scudetto se lo merita più di tanti altri. E’ vero, ha quasi 37 anni, è in parabola discendente e lo sa anche lui, ma è qui dal 2012 e per anni, protetto da difese risibili, ha tenuto a galla l’Inter, con il record assoluto di rigori parati e interventi prodigiosi. Anche quest’anno col Napoli, nel derby e a Firenze è stato bravissimo.

Ma Handanovic merita rispetto sopratutto perché è un fulgido esempio di professionalità.
Ha ereditato la fascia di Capitano dell’Inter da uno che l’Inter non l’ha mai messa al primo posto nemmeno nei momenti più duri, chiamandosi fuori per 53 interminabili giorni a causa di problemi al ginocchio mai chiariti.
Badate bene, la sostituzione del portiere è nella mia agenda fin dall’estate scorsa quando ho dedicato al tema ben quattro videoeditoriali sul mio canale youtube @gianlucarossitv, caldeggiando l’acquisto di Musso o equivalente per preparare gradualmente la successione di Handanovic. Da mesi ho preso ad esempio quello che fece la Juventus con Szczęsny e Buffon. Il primo anno insieme alla Juve, il polacco giocò 17 partite e Buffon 21. Poi Szczęsny divenne titolare e Buffon decise di andar via per poi tornare quando si convinse che era giusto così. Handanovic accetterà di buon grado il suo erede, come Toldo accettò dopo tanti anni di titolarità la forza, il talento e la gioventù di Julio Cesar. Per questo nemmeno lui, come Conte, Gagliardini e Darmian merita in questo anno tricolore i processi som(m)ari, il rumore degli amici appunto. Quello dei nemici, ribadisco, mi fa solo godere.