Godersi le vittorie. Tutte
Ben ritrovati. Una cosa veloce. Questa settimana non parleremo di “quel che sarà” (c’è la volatona scudetto!), ma di quello che è stato (la vittoria della Coppa Italia).
Sono stato all’Olimpico in mezzo a qualche decina di migliaia di altri fortunati. Ecco, ve lo devo dire, è stato bellissimo. Per il trionfo, ovvio, per come è arrivato, soprattutto per il clima che si respirava tra tifosi dell’Inter. È difficile da spiegare, ma facile da intuire. L’Olimpico sembrava una grande pizzeria e noi gli invitati alla pizzata tra amici. Cioè, non ci si conosceva tra vicini di posto, ma tutti sapevano che c’era un filo che legava Tizio a Caio, e quel filo era colorato di nerazzurro.
E allora abbiamo esultato tutti assieme al golazo di Barella, ci siamo fatti venire un coccolone sul tiro di Vlahovic parato alla grande da Handanovic, all’intervallo abbiamo discusso, bevuto birrette in quantità, ci siamo ambientati in quello stadio che non è nostro ma ci è parso assai accogliente. Poi la paura all’inizio del secondo tempo, la carica quando la squadra si è rimessa a giocare, la strizza sui due calci di rigore per la verità calciati benissimo, gli abbracci tra sconosciuti, l’estasi sul 4-2 liberatorio di Perisic, il triplice fischio, la squadra che saltella sotto la Curva occupata dai “nostri”, i tifosi degli avversari che se ne vanno e lasciano il palco esclusivamente alla beneamatissima, la premiazione, gli abbracci in serie tra noi fratelli neroblù.
E allora saluti una coppia di anziani arrivati da Parma, urli insieme a due amiche avvolte dal bandierone, parli con Giulio che è arrivato dalla Calabria e “i miei amici sono dall’altra parte, non abbiamo trovato il biglietto per stare vicini”, partono i cori e tutti li sanno a stra-memoria.
E, niente, abbiamo vinto la Coppa Italia, mica la Champions, ma la festa è stupenda. E continua anche all’uscita, nei baracchini si sente “C’è solo l’Inter”, la cantano tutti tra una salamella e l’ultima birretta. “Offro io”, urla uno, “No, io!”, urla quell’altro. Di scudetto non si parla, ché è il momento della gioia e la gioia bisogna godersela perché non capita tutti i giorni.
Ecco, sì, questo sciocco pezzo serve per dare una virtuale pacca sulla spalla a coloro che il giorno dopo, a poche ore da quel trionfo, si sono messi a parlare di mercato, “e cosa farà Perisic” e “chissà quanti ne vendiamo l’estate prossima” e “i conti sono ancora disastrati”, “anzi no, forse teniamo tutti i big”, ma “forse arrivano gli arabi Bin La Bin” e bla bla bla. Quante inutili chiacchiere, quanto inutile nervosismo, quanto stupido fanta-mercato, mentre invece bisognerebbe unicamente prolungare l’estasi per la coppetta conquistata che, appunto, è solo una coppetta, ma se non sai goderti la gioia, anche quella “piccola”, allora non ti andrà mai bene nulla neanche di fronte ai trionfi più grandi.
Brava Inter, grazie Inter, ci hai reso orgogliosi una volta di più. E questa serata, nella mente di chi sa accontentarsi, resterà a prescindere da quel che accadrà domani 15 maggio.
E forza Muriel. Perché Muriel comunque è un piccolo Ronaldo (quello vero).
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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