Cosa ci hanno detto Marotta e Inzaghi

Dopo l’euforia per la vittoria soffertissima dell’Italia sulla Spagna, c’era grande curiosità per le prime parole di Simone Inzaghi e Beppe Marotta nel giorno della presentazione del nuovo tecnico, prima di iniziare la stagione. Rispetto all’era Spalletti e Antonio Conte da un punto di vista comunicativo siamo passati ad un modello di professionista decisamente più organico alla società, privo di punteggiature avventurose, sprovvisto di qualsivoglia vena polemica e temperato in ogni affermazione.
Siamo all’inizio ma le caratteristiche del nuovo allenatore sono note. La dialettica di Inzaghi è priva di spunti ed è probabilmente una precisa volontà del club. Avere un tecnico che non disturbi, non personalizzi ogni conferenza stampa, non mandi messaggi indiretti e non cerchi di tenere sempre alta la pressione, anche perché Marotta, Ausilio, Antonello e Baccin hanno già problemi nel gestire una situazione perennemente in divenire, con notizie che arrivano dalla Cina spesso impossibili da decifrare.
Il caso più emblematico è quello di Jack Ma, imprenditore di grande successo grazie ad Alibaba, la compagnia di eCommerce cinese. Poi tra settembre 2020 e il gennaio di quest’anno si è parlato di una sua sparizione improvvisa. Non ‘erano più notizie di lui e le voci erano quasi sinistre, tra illazioni di ogni genere, compreso un presunto arresto domiciliare.
Improvvisamente oggi il controllo di Suning.com è passato nelle sue mani, oltre che del governo cinese che lo ha direttamente coinvolto, insieme ad altre società come Xiaomi e Haier.
A questo proposito ieri Marotta non ha perso tempo, introducendo il tema economico e di Suning in modo molto chiaro: “Il mondo del calcio sta vivendo difficoltà economiche, cerchiamo un modello che dia sostenibilità, ma l'Inter vuole continuare sulla falsariga della propria storia e centrare il più possibile gli obiettivi sportivi nel rispetto degli obiettivi economici e finanziari del club
In sostanza niente più investimenti smodati ma solo mirati. A questo ha anche aggiunto che nel prossimo futuro ci saranno altri sviluppi spiacevoli che riguarderanno tutti, perché lo scenario è inquietante. Sulla famiglia Zhang ha detto:
Non si possono chiedere alla proprietà nuovi innesti finanziari. Hanno messo 700 milioni in cinque anni.
E poi il tema dello stadio: “ci stiamo adoperando con i rappresentanti del governo per arrivare a un'apertura che penso sia dovuta visti i dati del contagio e dei vaccini. Giusto creare una via preferenziale per i vaccinati.
Noi come Inter abbiamo visto 100 milioni di euro in meno di introiti che pesano molto nell'economia del bilancio".
Per quanto Marotta sia uomo placido, dall’eloquio composto e trasmetta sicurezza è parso determinato nel voler guidare il calcio italiano verso una via d’uscita ma senza la certezza che altri presidenti o manager siano altrettanto illuminati da guardare finalmente al futuro. La preoccupazione è proprio verso l’impreparazione culturale degli uomini che sono oggi nel calcio. Poche ore dopo il presidente della FIGC Gravina lo ha subito seguito nella richiesta per tornare negli stadi.
Di Simone Inzaghi abbiamo già parlato. Le frasi più significative restano:
“Sapevo di Hakimi, ma mi è stato promesso che la squadra resterà competitiva, ci sentiamo quotidianamente, sappiamo dove intervenire, puntiamo a fare un percorso in Champions migliore perché ho letto che dal 2011 l'Inter non va agli ottavi".
Se vogliamo cavillare, dire che ha appreso la questione leggendolo recentemente dà la sensazione che l’Inter sia una macchina che non conosce ancora bene, ma non si può certo pretendere che Inzaghi abbia le qualità di Mourinho.
Sulla risposta inerente alla continuità da dare dopo Conte è interessante che abbia parlato di quella in questi termini: "devo dare continuità a un lavoro che si è concluso nel migliore dei modi con uno Scudetto”. Nessuno stravolgimento alla Benitez insomma ed è un’affermazione non trascurabile così come la risposta sulle pressioni di Milano alle quali ha replicato dicendo:
“Roma è stata una bella palestra. Ci sono pressioni a Roma e ce ne sono a Milano, per chi fa questo lavoro le pressioni sono quotidiane”
Se sarà davvero così non tarderemo a capirlo ma la prima uscita di Inzaghi è andata esattamente come ci si aspettava, senza alcuna stravaganza. Esattamente come desiderava la società.
Amala
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