Ciao Sinisa
Il messaggio dell’Inter per Sinisa Mihajlovic: “Ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Mihajlovic. Non si è mai pronti a salutare un compagno di viaggio, è doloroso e ingiusto. È come se il tempo sia già svanito tutto e ormai ci sia solo il ricordo. Era sempre fedele a se stesso nell’atteggiamento e nella serietà, è stato il numero 10 dei difensori, molto prestante e con un mancino benedetto e così potente. Ha sempre avuto personalità e sicurezza anche quando ha dovuto intraprendere la sfida contro la leucemia lottando fino in fondo. Ciao Sinisa!”.
Sinisa Mihajlovic non è stato un giocatore dell’Inter, è stato un giocatore di tutti. Anzi no, Sinisa Mihajlovic è stato il fratello, di tutti, quello che magari una volta ti fa incazzare ma sai che non ti dirà mai una bugia, una frase di convenienza, qualcosa a caso per fare zero a zero.
Sinisa Mihajlovic non ha mai fatto zero a zero in tutta la sua vita, neppure questa volta. Ha perso, perché va maledettamente così in questa parte dell’universo, ma lo ha fatto ancora una volta a modo suo, ovvero con la dignità dei giganti.
In campo, era “cattivo” di una cattiveria che vorresti avessero sempre tutti i tuoi giocatori, in panchina quella cattiveria si è trasformata addirittura in saggezza.
E allora gli volevi bene, a prescindere, e anche se a volte non condividevi il suo pensiero potevi al massimo pensare “cazzo dici, Sinisa”, ma mai disprezzarlo. E questo perché era vero in un mondo saturo di mezze facce, di paraculi senza dignità, di “ti dico quello che vuoi sentirti dire così siamo tutti contenti e buonanotte”.
La malattia ha stravolto il suo aspetto, mai il suo spirito. Si dice sempre: “Tizio ha lottato fino in fondo” ma, quasi sempre, non sai se effettivamente sia andata così o se, al contrario, Tizio si sia infine arreso.
Non lo sappiamo neppure nel suo caso, ovvio, eppure coltiviamo la convinzione che nei giorni più difficili abbia fatto quello che ha sempre fatto dentro e fuori dal campo: combattuto come una bestia ferita.
Il resto ce lo racconta la sua famiglia, splendida. E se hai una famiglia splendida può essere che tu abbia avuto un gran colpo di culo, ma è più facile che sia una questione di meriti “acquisti”, di amore prima dato e poi ricevuto.
Lo amavano come si ama chi non ha sbagliato niente, lo amavano come si ama chi per tutta la vita è riuscito a mantenere dritto il timone della coerenza.
Lo amavano coloro che lo conoscevano intimamente, lo amavano tutti coloro che hanno tirato pedate al pallone insieme a lui.
Lo amavano tutti i suoi giocatori, anche quelli che finivano in panchina.
E ora che non c’è più possiamo dire che, sì, lo amavamo anche noi che non abbiamo mai avuto il privilegio di bere una bicchiere di vino in sua compagnia e lo avremmo fatto volentieri, come si fa con un amico vero.
Ciao Sinisa, hai lasciato il segno. In questa parte dell’universo è l’unica cosa che conta.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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