Champions: dogana Barcellona!

Champions: dogana Barcellona!TUTTOmercatoWEB.com
martedì 11 ottobre 2022, 07:04Editoriale
di Gian Luca Rossi

Anche dopo la fondamentale vittoria a Reggio Emilia sul Sassuolo, l’Inter resta l’unica squadra in Europa e forse nel mondo che dopo 11 gare tra Campionato e Coppe non ha ancora pareggiato. Purtroppo, dando uno sguardo alla classifica, i distacchi dai competitors principali, Napoli e Milan, restano considerevoli. Partenopei e rossoneri volano e i nerazzurri restano in ritardo, per colpa delle 4 partite perse in poco più di un mese, lo stesso numero di gare perse in tutta la scorsa stagione.
Ora però il Campionato va di nuovo accantonato e bisogna concentrarsi solo sulla Champions, dove l’Inter ha cominciato assai meglio di un anno fa: anche qui nessun pareggio, ma due successi a Plzen col Viktoria e a San Siro col Barcellona, dopo la sconfitta casalinga con il Bayern Monaco. Con 6 punti in tre gare, la qualificazione alla seconda fase è diventata possibile, ma resta vincolata alla cosiddetta dogana Barcellona: solo se l’Inter dovesse uscire imbattuta dal Camp Nou la strada per l’Europa potrebbe inaspettatamente mettersi in discesa.

Il meritato e sofferto successo dell’andata, dopo la sconfitta casalinga con la Roma e prima della vittoria a Reggio Emilia, ci dice che è tornata la ‘Pazza Inter’, concetto gradevolissimo nell’Inno ma storicamente pericoloso sul campo.
Già perché una squadra pazza porta sempre in sé i germi della discontinuità e dell’inaffidabilità. Antonio Conte lo ripeteva sempre e più che proibire l’ascolto dell’Inno Pazza Inter a San Siro, come qualcuno con un po’ di fantasia aveva raccontato, spiegava solo che la canzonetta non deve aver nulla a che fare con il calcio vero. La pazzia calcistica non si celebra, non deve diventare alibi o addirittura vanto, ma va sempre combattuta in nome dell’affidabilità.
Non a caso, subito dopo la prima partita della sua gestione, Antonio Conte rilasciò una pillola storica: “L’Inter non dev’essere scintilla, dev’essere dinamite!”. E sotto la sua gestione, Champions a parte per la verità, l’Inter è riuscita a contenere a tal punto la sua innata pazzia da vincere uno Scudetto in marcia trionfale.
Ora serve quell’Inter lì, anche senza Lukaku, l’Inter del sacrificio collettivo, per tutti per uno e uno per tutti che abbiamo appena visto a San Siro con il Barcellona. Perché al Camp Nou sarà battaglia e i blaugrana giocano da sempre a metterla sulla rissa, costringendo qualsiasi avversario all’elmetto in trincea.
Io ero presente al Camp Nou nella magica notte del 28 aprile 2010, quella della “remuntada” mai avvenuta e dello slogan urlato a squarciagola “ens hi deixarem la pell” ovvero “qui lasceremo la pelle”. E malgrado la sceneggiata anti-sportiva di Busquets che già prima della mezz’ora fece espellere Thiago Motta lasciando l’Inter in 10, la pelle quelli del Barcellona lì la lasciarono davvero, malgrado la vittoria per 1-0 che per l’Inter rappresentò invece la più bella sconfitta di sempre. Già, perché forte del 3-1 dell’andata a San Siro, per l’Inter di Mourinho si spalancarono le porte per la finale di Madrid, per la vittoria dell’ultima Champions League giunta in Italia e per l’unico Triplete italiano di sempre.

L’Inter di oggi, siamo sinceri, non ha la caratura dell’Inter del 2010 né la stessa guida. A Barcellona non ha mai vinto, ma anche questa volta come nel più dolce precedente di sempre, non serve vincere: basta un pareggio! Fondamentale sarà non cadere nelle provocazioni di cui a Barcellona sono maestri: i tifosi hanno già cominciato a intonare cori contro l’Inter nell’ultima partita di Liga vinta di misura contro il Celta Vigo: “Inter, Inter vaffa...” si è sentito ad un certo punto della ripresa. E con le polemiche dell'andata sull'arbitraggio ancora vive, è presumibile che i tifosi non mancheranno, come dodici anni fa, pure di disturbare il sonno dei nerazzurri col solito baccano notturno sotto l’hotel.
Il primo a non dover cadere nelle trappole è Nicolò Barella che già all’andata a San Siro riuscì a farsi ammonire al 23’ ancor prima del responso del Var sul tocco di mano in area di Garcia.
Ecco, Barellino, stavolta non fiatare, non gesticolare, stai zitto e corri. Più forte che mai!