Basta polemiche, basta masochismo: compatti, per brontolare c'è tempo

Basta polemiche, basta masochismo: compatti, per brontolare c'è tempoTUTTOmercatoWEB.com
sabato 22 aprile 2023, 15:59Editoriale
di Fabrizio Biasin

È tutto bruttissimo, ma manche bellissimo. Per chi scrive bellissimo, per altri no, non son contenti neppure con una semifinale di Champions messa in saccoccia. E poi c’è chi dice “ommamma, il derby no!” e chi “chebbellezza, il derby sì!”. Di sicuro saranno giorni elettrici e questo, a prescindere, è esattamente il motivo per cui seguiamo il calcio. O no?
Ecco perché il sottoscritto non comprende così tante critiche e così tanto accanimento nei confronti di chi questa squadra la sta conducendo. Cioè, per tutti Simone Inzaghi è un tecnico esonerato e questa cosa è incredibile se si pensa che stiamo parlando di un allenatore che ha condotto i nerazzurri a un traguardo che mancava da un paio di ere geologiche. Potrebbe salvarsi vincendo il coppone a Istanbul, ma non è cosa semplice: per arrivarci deve superare i cugini e, nel caso, una tra Real Madrid o City. 
La condizione di questo allenatore è grottesca: in campionato ha perso una valanga di partite (undici), ma allo stesso tempo è arrivato al penultimo atto del trofeo più importante del calcio e non per caso come qualcuno vuol far credere. L’ha sfangata in un girone in cui erano iscritte la squadra primissima in Spagna (il Barcellona) e la squadra prima in Germania (il Bayern). Quindi, agli ottavi, ha fatto fuori la seconda in Portogallo (il Porto) e l’altro giorno la capolista Benfica. Ha messo insieme un figurone, ma nessuno gli perdona il paradosso: l’Inter è tra le quattro squadre che si contendono la mitica coppa, ma attualmente non è dentro alle quattro che se la contenderanno.
Parecchi tifosi lo hanno già scaricato, così come tanti esponenti importantissimi dell’universo interista. Nel pianeta dei social, quello dove ti puoi vilmente nascondere dietro a un nome tipo Cicciopasticcio33 lo chiamano “Limone”, “Scemone”, “Minchione” e tutte ‘ste cazzate. 
Stefano Pioli, bravissimo con il suo Milan, viene giustamente onorato per la capacità nel gestire e modellare la sua rosa e stiamo parlando di un allenatore che ha due punti in più del collega, ma anche una semifinale in meno di Coppa Italia da giocare (Inter-Juve in programma mercoledì) e una Supercoppa persa proprio contro il “cugino” (3-0 nel deserto).

Questa cosa non gli impedisce di essere celebrato e difeso dalle maestranze quando serve, a differenza del collega, sempre più solo e giudicato (male). 
Ogni qual volta Inzaghi dice “accetto le critiche, so distinguere tra quelle legittime e quelle non corrette” lancia chiari messaggi, sa bene che all’esterno di Appiano Gentile c’è chi spinge per prendere il suo posto, ma al momento tiene botta portando avanti questa stramba stagione che, ad oggi, può passare dal fallimento più totale (niente quarto posto, fuori dalla Champions per mano del Milan e dalla Coppa Italia per mano della Juventus: una tragedia), alla leggenda. In mezzo c’è una gamma di “grigi” che fanno rima con esonero, provvedimento che eventualmente avrà un senso, ma oggi decisamente no. 
In molti, giustamente, gli contestano lo scudetto perso un anno fa. Ed è corretto, trattasi di macchia indelebile. Ma quella colpa non può pesare sulla stagione attuale, altrimenti non avrebbe avuto alcun senso rinnovargli il contratto, lo si congedava a suo tempo e buonanotte.
E poi c’è la questione “senza quarto posto siamo rovinati”. Ed è così, sarebbe tutto difficilissimo e deprimente. Ma è anche vero che con l’Euro-percorso fatto fin qui l’Inter ha già messo insieme oltre 80 milioni di euro (più 10 milioni da incassi da stadio previsti per la semifinale) ed è altrettanto vero che lo stucchevole cortocircuito per cui un quarto posto vale più di un grande cammino in Europa ha francamente rotto le balle. Fino a prova contraria ci cibiamo di emozioni, non di bilanci. 
E andiamo a concludere: Inzaghi in un modo o nell’altro ha portato l’Inter a due passi dal paradiso e gli interisti dentro a un sogno impronosticabile. È possibile che tutto questo si trasformi in un incubo, per carità, ma anche il quarto posto come unica ragione di vita lo è. Siamo in ballo, balliamo tutti assieme compatti e cazzuti. In fondo per brontolare c’è sempre tempo. 
Noel Gallagher, non ti temiamo.