All'Inter due Trofei e l'onore delle armi

All'Inter due Trofei e l'onore delle armi
martedì 24 maggio 2022, 07:48Editoriale
di Gian Luca Rossi

Chi vince festeggia, chi perde spiega. E’ la filosofia-base di chi ha una minima idea dello sport. Ovviamente il concetto non può arrivare a certi organismi unineuronali in pascolo sui social, di qualunque colore, ma questo è un problema serio per le loro famiglie, non mio che non mi sono mai occupato di certo bestiame, quello dell’Inzaghi out, tanto per essere chiari, che è poi lo stesso, quando non si vince tutto, del Conte out, del Mancini out e potete regredire insieme a loro fin dove vi pare.
L’Inter chiude la stagione con due grandi Trofei e con un rammarico enorme, che personalmente avevo già metabolizzato nelle settimane successive a Bologna-Inter, che resta la vera svolta in negativo del campionato interista. Da lì il Milan ha preso fiducia e non ha più sbagliato un colpo e l’Inter ha provato a stargli dietro vincendo sempre, ma non è bastato, perché il vero match-ball, alla resa dei conti, l’ha sbagliato proprio a Bologna e per colpa sua. Insomma bravi loro e polli noi. Fanno bene al Milan a festeggiare e a sfogare tanta gioia repressa anche per gli ultimi tre titoli consecutivi dell’Inter. Il prossimo confronto diretto sul campo sarà nella Supercoppa in terra d’Arabia, tra i soliti mitomani e terrapiattisti da una parte e dall’altra alla perenne ricerca dello Sceicco proprietario.


Ora ecco il mio bilancio sulla stagione 2021-22 dell’Inter, andata in archivio con la grande delusione di non aver centrato lo Scudetto della Seconda Stella quando sembrava davvero alla portata. Comincio col dire che la scorsa estate l’Inter, come il Milan, non doveva vincere lo Scudetto. Azzerata dal Covid nei suoi incassi da stadio, dov’è regina da oltre 15 anni, e spogliata di tre pilastri del trionfale Scudetto 2020-21, Lukaku, Hakimi ed Eriksen e del suo stesso condottiero, Antonio Conte, l’Inter veniva pronosticata per un piazzamento in Champions.
Io la ricordo bene la faccia di Simone Inzaghi nel nostro colloquio di una ventina di minuti nel parcheggio dello Stadio Brianteo la sera del 14 agosto 2021 dopo l’amichevole Inter-Dinamo Kiev 3-0 in cui era appena arrivato Edin Dzeko, subito in campo e in gol.

Era la faccia, inevitabilmente tesa, di chi arrivava dopo un ‘mammasantissima’ come Antonio Conte e uno Scudetto trionfale, privato di colpo di grandi uomini in campo e fuori, perché ci metto pure Oriali, al quale non era stato rinnovato il contratto per aver detto in faccia alla proprietà cinese quello che tutti avevamo pensato per 7 lunghi mesi: ossia che, al di là del Covid, era sparita in Cina facendo fallire lo Jiangsu vendendone lo stadio, ritardando e tagliando oltre ogni ragionevole logica gli stipendi ai dipendenti Inter per poi comparire solo per stappare le bottiglie di champagne ad Appiano Gentile nei giorni del trionfo.
La ‘colpa’ di Simone Inzaghi è stata invece quella di averci illuso nei mesi invernali di poter rivincere lo Scudetto in carrozza come l’anno prima, ma la rosa aveva le sue lacune e purtroppo ce ne siamo accorti nei mesi successivi. Il bilancio resta comunque ampiamente positivo: tutti i numeri primi sono al top, tranne la difesa per un gol: 32 gol subiti contro i 31 di Milan e Napoli.

E in bacheca, dopo 11 anni, sono arrivate entrambe le Coppe Nazionali, vinte contro la Juventus, battuta tre volte su quattro, anche a casa sua, dove non succedeva da 9 anni.

Poi sono arrivati gli ottavi di Champions League dopo 10 anni, battendo anche il Liverpool ad Anfield e i Reds sono in finale in Champions. Un risultato anche economico che tra bonus partecipazione, ranking storico, doppio market pool, bonus risultati e punti e bonus ottavi di finale ha portato nelle casse nerazzurre poco meno di 70 milioni di euro.
In 52 gare stagionali, perché l’Inter è quella che ne ha giocate di più, si è dato tutto, ma non sempre è bastato: in campionato 84 punti totali, con 46 punti nel girone d’andata e 38 nel girone di ritorno, un rallentamento che è stato fatale, ma non parlerei di crollo: certamente il calendario asimmetrico non ha favorito, ma si sapeva dall’estate e quindi come scusa non regge. Simone Inzaghi ha certamente pagato un po’ l'inesperienza ad altissimo livello e ci sta, ma non aveva in mano una corazzata, come hanno dimostrato i due mesi di secco calo. Anche Antonio Conte, al suo primo anno, arrivò secondo dietro la Juve e vinse lo Scudetto l’anno successivo. Quindi Simone Inzaghi l’anno prossimo ci riproverà, si spera con una squadra affidabile, perché le risorse di mercato sono sempre limitate. Che poi quest’anno poi lo Scudetto lo abbia vinto il Milan, sulla carta meno attrezzato, fa parte dei misteri del calcio, dove non sempre vince il più forte.
In ogni caso, qui una gioia dura un attimo e una delusione una vita, ma l’onore delle armi e, soprattutto due Trofei, a Simone Inzaghi nessuno può toglierli.