BAR ZILLO - Alla faccia del ridimensionamento
Improvvisamente, da che eravamo una squadra da quarto posto - forse, magari, si racconta, si dice, ma proprio proprio facendo faville, che c’era un mondo e pure un altro prima dell’Inter - siamo diventati la corazzata imbattibile, l’undici da sconfiggere, quelli che tanto si sapeva, i favoriti, chi altri può perdere lo scudetto se non loro. Ora, non tutti per la verità la pensavano in questo modo: gran parte degli addetti ai lavori, soprattutto all’interno del mondo pallonaro, indicava nell’Inter una delle assolute protagoniste della stagione. I numeri, del resto, non mentono. Non possono mentire: sono asciutti, reali, senza contraddittorio, schietti, da leggere e basta. E i numeri, i benedetti numeri raccontano giro di boa a quarantasei punti, cinque più della passata stagione, quarantanove gol fatti, quattro più della passata stagione, quindici gol subiti, otto meno della passata stagione. Mica pizza e fichi, semplicemente numeri. Mica illazioni, chiacchiere, paroleparoleparole; numeri.
Sia ben chiaro, essere campioni d’inverno e campioni di un niente è la stessa cosa, non significa nulla, non ha il benché minimo valore, non rappresenta alcuna indicazione di massima. Vuol dire soltanto: guardate, abbiamo fatto meglio delle altre diciannove, per adesso, poi vedremo, il campionato è lunghissimo, le insidie dietro l’angolo, i Torino di turno ci infastidiranno sempre più (a proposito, complimenti sinceri a Juric e ai suoi, gran partita anche se vale poco, io sono un fan del tecnico croato), tutti ci guarderanno con maggior sospetto e l’occhio di riguardo che spetta a coloro che son più forti.
Magari qualcuno, in questa prima metà campionato, si è fatto trascinare con troppa enfasi dalla storiella del ridimensionamento calcistico grazie alla cessione di Hakimi e dell’ex centravanti, oltre all’arrivederci forzato di Christian Eriksen, bello poter raccontare di averlo visto giocare nella mia squadra, e all’addio imprevisto di Antonio Conte, non si fidava evidentemente e non so più con quanta ragione. Marotta, Ausilio, Baccin, Simone Inzaghi e i giocatori, non necessariamente nell’ordine, sono i protagonisti di cinque mesi sull’ottovolante, dalle stalle alle stelle, superamento del girone di Champions dopo un decennio di nulla compreso. Beppe nostro è stato bravo a scegliere Simone, Baccin e Ausilio a muoversi sul mercato sotto la guida del sempre presente Beppe, i giocatori punti nell’orgoglio (ah sì, era bravo l’ex allenatore? Vediamo) cresciuti assai, un allenatore preparato: ingredienti per il platonico titolo d’inverno. Che vale meno di niente, lo ripetiamo tutti insieme. Ma, intanto, là in cima ci siamo noi. Aspettando il seguito.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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