L'orgoglio di Marotta: "Champions? Un merito dell'Inter, andare in finale è straordinario"

Giuseppe Marotta, Presidente dell'Inter, ha ricevuto oggi un riconoscimento importante come la Laurea Honoris Causa. Come riportato da TMW, la lectio magistralis che ha presentato è intitolata: "Un campo due partite, il calcio e la mia storia".
Ecco di seguito uno stralcio del suo intervento: "Questo è un giorno estremamente emozionante per me. Mi è capitato di ricevere riconoscimenti e premi ma questo è qualcosa di unico. Ringrazio e saluto l’ateneo, il dipartimento, la rettrice Giovanna Iannanutoni, il direttore del dipartimento Ferraris, la delegata per lo sport, la dottoressa Lucia Visconti Parisio. Tutte le autorità presenti e i miei amici e colleghi. Cito il mio primo presidente Guido Borghi, Adriano Galliani, la mia nuova proprietà che ha dato culmine alla mia carriera ovvero il fondo Oaktree rappresentato oggi dalla dottoressa Ralph. Ringrazio anche tutto il corpo docenti e tutti gli studenti. La mia avventura e la mia storia è fatta di semplicità seguendo un valore fondamentale ovvero la passione: un valore straordinario. È fortunato l’uomo che fa della passione il suo mestiere come diceva Stendhal”.
"Nel 1975-1976 mi è stata offerta la possibilità di lavorare al Varese e non ho potuto continuare gli studi. Ringrazio l’Università che mi ha dato la possibilità di avere questa laurea partendo dal lavoro. Mi rivolgo ai giovani: il vostro è un cammino pieno di difficoltà ma siete solo all’inizio. I pilastri importanti sono quelli della passione e dell’umiltà, senza essere arroganti. L’ambizione invece deve essere sbandierata. Tanti colleghi spesso si nascondono dicendo che si può arrivare terzi o quarti. Noi no, giochiamo per vincere. Poi se gli altri sono più bravi ci togliamo il cappello. Non sempre si può vincere. Noi purtroppo abbiamo avuto un’esperienza, quella della finale di Champions League. Un’esperienza che, se letta bene, è un merito. Perché raggiungere la finale è un risultato straordinario. Purtroppo in Italia non c’è la cultura della sconfitta tutto viene preso come un aspetto negativo".
"Sono quasi 50 anni che sono nel mondo del calcio. Il mio primo approccio con il mondo del calcio è stato con il Varese che era di proprietà della famiglia Borghi e rappresentava una sorta di mecenatismo nel nostro calcio. Ha portato la cittadina di Varese in ad un altissimo livello, ricordo ad esempio la cinquina del Varese alla Juventus nella stagione 1967-1968, che oggi avrebbe titoli a tutto spiano. Nel 1981-1982 ho avuto il primo incarico da direttore sportivo a Varese con il giovane allenatore Fascetti. Un’esperienza sicuramente significativa perché allora le società di calcio non avevano un vero e proprio organigramma. Quella è stata per me una piccola università e ho imparato il lavoro sul campo. Nel 1986 nasce il calcio come impresa, e le società di calcio avevano profili numerosissimi. I primi a creare una struttura aziendale fu il Milan di Berlusconi e Galliani che portarono le competenze delle aziende nelle squadre di calcio. Assistiamo al fatto che per la prima volta il calcio va ad esplorare competenze che prima non erano considerate. Il mondo del calcio oggi ha bisogno di competenze sempre diverse".
Campioni nel nostro calcio e problema di valorizzazione del prodotto.
“Abbiamo un grande problema di stadi in Italia e anche di spettacolo che deve essere sempre di qualità. Oggi il nostro prodotto è diminuito come valore. Il nostro è un campionato di transizione in cui purtroppo i giocatori sono di passaggio. Oggi in Serie A abbiamo un giocatore che secondo me è un vero campione ovvero Luka Modric che però è arrivato in Serie A a 40 anni”
Periodo alla Juventus e questione San Siro.
“Nel 2010 ho partecipato all’inaugurazione dello Juventus Stadium. Nel 2011 ci fu l’abbandono dello Stadio Olimpico. E guarda caso in 7 anni vincemmo 7 scudetti consecutivi. Uno stadio moderno che rispondeva a tutti i requisiti e alle esigenze del tifoso. Il tifoso deve riconoscere lo stadio come una sua casa ospitale con i servizi più moderni. Oggi quella struttura di Torino garantisce futuro al club. Non entro nel merito dettagliatamente oggi su quanto sta accadendo a Milano per la vicenda stadio. La città ha bisogno di uno stadio moderno e nuovo. In questo momento siamo fuori dalle città candidate per Euro 2032. Auspico che non ci siano preclusioni, sia Inter che Milan garantiscono trasparenza.
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