Vai, Inter! Anche a chiudere il mercato!
Le chiacchiere, soprattutto quelle estive, sono il sale del pallone nostrano ma poi arriva sempre il campo con i suoi verdetti ad illuminarci. Purtroppo o per fortuna. Buona la prima, verrebbe da dire a proposito dell’Inter di Simone Inzaghi, che ha esordito a San Siro con un poker al Genoa, squadra ovviamente non irresistibile, ma c’è chi ha fatto peggio, come la Juventus, che io considero il nostro competitor per eccellenza, che si è fatta rimontare a Udine.
Tra le cose belle viste a San Siro, prima di tutto il pubblico, che dopo 556 giorni è tornato con quasi 28.000 presenti a fronte di una capienza massima consentita di 37.904 spettatori. La gente allo stadio è da sempre la colonna sonora del calcio per antonomasia.
Le altre cose belle si sono viste in campo: gli esordienti Dzeko e Çalhanoğlu con un gol e un assist a testa. Il turco, malgrado tutti gli accidenti che gli hanno tirato i tifosi rossoneri - comprensibile che chi ha avuto una ‘fidanzata’ che gli è scappata col cugino poi ne dica di tutti di colori - in realtà ha rischiato di chiudere con una doppietta, se non fosse che la spettacolare mezza rovesciata nella ripresa gli è stata cancellata dal fuorigioco di Perisic.
Ne ho ancora di cose belle: in un quarto d’ora Vidal, dato per morto dopo l’orrenda stagione scorsa, ha fatto pure lui gol e assist e sul 3-0 per l’Inter
Simone Inzaghi ha tolto una mezzala per mettere un attaccante.
Ovvio che col Genoa uno se lo possa permettere, ma è fuori discussione che la nuova Inter abbia un atteggiamento più propenso a fare la partita piuttosto che ad aspettare l’avversario per colpirlo in contropiede, come faceva spesso la squadra di Antonio Conte. Con questo, quella ha vinto un memorabile Scudetto, questa, evidentemente ridimensionata, non so ancora cosa potrà fare, ma certamente le premesse sembrano incoraggianti.
Ora la rosa va completata con una punta affidabile, visto che Lautaro pare aver trovato tra i cinque e i sei milioni di ottimi motivi per rimanere all’Inter e Alexis Sanchez continua a non essere affidabile dal punto di vista fisico, ma il suo ingaggio vieta qualsiasi fantasia di mercato.
Per il ruolo di punta fino a qualche giorno fa se la giocavano il 24enne figlio d’arte Marcus Thuram del Borussia Moenchengladbach e il 27enne Joaquin Correa della Lazio, che Inzaghi ha già allenato e conosce benissimo.
Sulla carta, Thuram aveva qualche vantaggio: il beneficio del Decreto Crescita arrivando in Italia, situazione che non è applicabile al Tucu che è già qui da tempo e il fatto di essere rappresentato da Mino Raiola, già regista dell’operazione Dumfries, oltre che procuratore di de Vrij. Ma l’ultimo sabato di Bundesliga è stato fatale per il francese che si è infortunato a Leverkusen con interessamento del legamento, cosa che potrebbe costargli fino a due mesi di stop. Ecco perché Correa è balzato di nuovo in vetta nelle preferenze dell’Inter, salvo sorprese e ostacoli in extremis. Un ostacolo è certamente Lotito, ancora imbronciato per lo ‘scippo’ da parte dell’Inter di Simone Inzaghi, ma uomo di mondo ben disposto a sedersi al tavolo delle trattative, soprattutto se può chiedere qualche denaro in più.
Da sempre Lotito per i suoi giocatori parte da richieste del tutto fuori mercato ed è comprensibile, visto che il suo motto è da sempre: “pagare moneta, vedere cammello”.
L’Inter il cammello Correa lo vorrebbe già per venerdì a Verona, ma il problema è quanta moneta mettere sul tavolo.
Comunque vada a finire, un’altra punta all’Inter è assolutamente necessaria, ancora prima di valutare per bene Sanchez e Satriano. Guai ad intendere l’agevole 4-0 al Genoa della prima giornata di Campionato come un’indicazione per cui si potrebbe anche farne a meno.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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