Un mercato complicatissimo
In attesa che venga definito il colpo Samardzic, si attenda Sommer/Godot, e si chiuda (forse) per Scamacca) il coefficiente di difficoltà degli ultimi mercati estivi è aumentato ogni anno di più. Sembra un videogioco, con livelli superati e un tasso di complicazioni che si alza costantemente.
C’è parecchio disorientamento nella lettura delle trattative di calciomercato e le relative scelte in entrata e uscita, non solo perché è ancora poco chiaro quanto l’Inter si sia rinforzata o indebolita ma perché il management sta facendo salti mortali per mantenere competitiva la squadra, abbassando il monte ingaggi e rinunciando a giocatori importanti per manifesta impossibilità di trattenerli.
Facciamo un riassunto:
Nel 2019, l’anno pre covid, l’Inter per Conte ha fatto una campagna acquisti poderosa (anche se il tecnico si lamentava), con Lukaku, Godin, Biraghi, Barella, Sensi, Lazaro e Sanchez. A gennaio venne preso pure Eriksen.
Nell’anno del covid arrivarono Hakimi, Darmian, Vidal e Kolarov, con il ritorno di Perisic e Nainggolan, ma Conte diceva che non bastava.
Dal 2021 il primo ad andarsene è stato proprio lui, perché il percorso non gli piaceva più.
In quell’estate l’Inter ha dovuto far fronte ai primi addii dolorosi come quelli di Hakimi, Eriksen (per disgrazia) e Lukaku, da sempre (circa due mesi) grande tifoso del Chelsea.
A Simone Inzaghi, al primo anno di Inter la dirigenza aveva comunque messo a disposizione Dzeko, Dumfries, Calhanoglu, il rientrante Dimarco e il deludente Correa.
L’anno scorso non ha fatto grandi sacrifici ma è iniziato ad accadere qualcosa che ha cambiato in peggio tutto il calcio e definitivamente minato la credibilità dei calciatori.
Con Icardi e tutta la demoralizzante e grottesca pantomima montata dalla moglie agente Wanda Nara ( a cui vanno gli auguri di guarigione per una lunga battaglia), si era erroneamente creduto si fosse rattato di un caso a parte.
Skriniar lo scorso anno ha invece dato vita ad un altro esempio di come il potere che ha oggi un calciatore, unito agli interessi economici dei procuratori, abbia completamente stravolto le regole d’ingaggio. Se l’Inter fosse l’unica società vittima di promesse non mantenute e voltafaccia, ci sarebbe da credere in un eccesso di ingenuità ma sono centinaia i club che hanno avuto vicende sgradevoli. Lukaku ha portato all’estremo questo genere di comportamento. Oggi che abbiamo tutte le carte in mano possiamo vedere meglio perché Lukaku volesse lasciare Milano già a marzo e, dopo tutto quello che è capitato a Torino con la Juventus, la dignità non sia mai stata un problema. Il belga è il giocatore che ha mosso più denaro di chiunque (compreso Neymar e Ronaldo) per i suoi sette trasferimenti. Più di 333 milioni.
Anche se sono tutti consapevoli che le bandiere non esistano più (lo dimostra anche il calcio femminile con il passaggio di Gloria Marinelli dall’Inter al Milan), un conto è sapere che un giocatore faccia i suoi interessi e ad un certo punto della carriera lasci un club, un altro è speculare mentendo sfacciatamente a tifosi e dirigenti, mettendo in atto un raggiro comunicativo per rendere più credibile la sua posizione. Qualcosa a cui i dirigenti di Everton, Manchester Utd, Chelsea e Inter non erano evidentemente preparati, perché inedito nella forma più che nella sostanza. In questo comportamento c’è una forma di dissociazione emotiva, di disprezzo verso l’altro, inteso come la comunità calcistica di turno, che quell’aria apparentemente innocente e il soprannome “Big Rom” hanno contribuito a fuorviare.
Molti giocatori non si fanno più remore nel prendere per il naso i tifosi, come Skriniar che ha dichiarato: ”mai avuto dubbi, ho sempre voluto venire al PSG”. Un commento che si sovrappone al noto: ”se posso rassicurare sul mio rinnovo? I tifosi mi conoscono”.
D’ora in poi da parte delle società non ci si potrà più fidare di nessun calciatore ma dovranno essere la Uefa e la FIFA a cambiare qualcosa perché i problemi li hanno anche il PSG (che con Mbappè ha subito lo stesso scherzo fatto all’Inter con Skriniar), il Milan, il Liverpool, il Bayern e tanti altri. Il vero problema per noi è che aumentano le squadre ricche nel mondo e diminuisce il potere dei club italiani senza stadi, soldi e una guida lungimirante.
Sembra che da parte dei padroni del nostro calcio rispetto a questo tema ci sia una forma di ineluttabilità, un sospirone barocco privo di idee e iniziativa. E’ così e basta e intanto guardano fuori dalla finestra.
Amala
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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