Troppo Sensi-bile!
Dopo tre giornate un trio di allenatori ex-interisti è in vetta al campionato. In ordine di graditi ricordi nerazzurri: Mourinho con la Roma, Spalletti col Napoli, Pioli con il Milan. Un quarto, che non si ricorda volentieri, Gasperini, insegue con l’Atalanta.
Come insegue l’Inter di Simone Inzaghi, con gli stessi risultati, due vittorie e un pareggio e gli stessi punti di Antonio Conte un anno fa, ma con la metà di gol subiti nelle prime tre partite.
A Genova l’Inter ha perso due punti o ne ha guadagnato uno? Forse entrambe le cose in una gara dalle due facce: ad un certo punto, uno strano rimbalzo del pallone ha impedito a Lautaro, rientrato dal Sudamerica senza troppo jet-lag, di insaccare il 3-1, ma poi D’ambrosio ha salvato sulla linea il possibile vantaggio blucerchiato e quindi il 2-2, in fin dei conti, ci può stare.
Resta il fatto che stavolta Simone Inzaghi non ha trovato conforto dai cambi, più o meno simili, che gli avevano permesso di vincere a Verona: Vidal è andato assai peggio di Brozovic, per non parlare di Sensi al posto di Calhanoglu. Già perché Sensi si è fatto male di nuovo in un normale contrasto di gioco con il giapponese Yoshida dopo un quarto d’ora dal suo ingresso, ma i cambi erano finiti.
Non è certo una colpa farsi male, ma visto lo ‘storico’ del ragazzo, ora guai a sottovalutare il problema: ci era già cascato Conte, poi Mancini in Nazionale, ora Simone Inzaghi.
Prima lezione: mai più utilizzare Sensi come ultimo cambio. Mai più!
Seconda Lezione: non fidarsi di quello che dice lui e spiego perché.
"Ragazzi non è nulla! Ci vediamo domenica allo stadio! Forza azzurri". Così sui social Sensi a proposito del suo forfait prima di Italia-Lituania dal ritiro dell'Italia di Roberto Mancini, che ci aveva già sbattuto il muso alla vigilia degli Europei convocando al suo posto in extremis Matteo Pessina. Un post che, stando ai bene informati, non ha certo fatto piacere al CT, che lo aveva comunque rimandato in anticipo all’Inter. Ad Appiano Gentile, il problema muscolare sembrava dissolto e Sensi è stato convocato per la gara contro la Sampdoria.
Alla fine però l'Inter ha finito in 10 per il suo ennesimo infortunio, non ha più potuto provare a vincere la partita, ma ha dovuto difendere il pareggio. Stavolta non si è trattato di una sensazione come in Fiorentina-Inter di Coppa Italia del 31 gennaio scorso, quando Conte si innervosì parecchio perché Sensi rinunciò addirittura durante il riscaldamento.
Questa volta gli esami hanno evidenziato un trauma distorsivo al ginocchio destro con distrazione al legamento collaterale mediale. Ad occhio e croce dovrebbe essere uno stop di un mese, quindi ci si dovrebbe rivedere dopo la sosta del 10 ottobre, ma sinceramente preferisco credere che non lo rivedrò fino a novembre, perché purtroppo i precedenti vietano l’ottimismo.
Ribadisco: stare male non è una colpa e qualche tempo fa, dopo uno dei tanti stop improvvisi di Sensi, sul mio Canale YouTube mi schierai apertamente al fianco della sua fidanzata, oggi moglie, Giulia Amodio, contro la solita web-feccia scatenata in insulti che dimostrano ogni giorno quanto di sub-umano ci sia nel genere umano.
Però adesso non so davvero più cosa pensare di questo ragazzo dalle grandi qualità tecniche.
Purtroppo il suo curriculum di assenze all’Inter ora è destinato a peggiorare ulteriormente: nei due anni di Conte, Sensi ha giocato 40 partite, 43 contando ora la gestione Inzaghi e ne ha saltate ben 39 per infortunio, ma adesso il conteggio è già ripartito.
Ripeto alla nausea: stare male non è una colpa, ma da ora in poi e vedremo per quanto tempo, Stefano Sensi dovrà essere riproposto solo a risultato già acquisito e mai come ultimo cambio.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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