Tra addii, lacrimucce e colpe altrui: il calciomercato regala storie ai confini della realtà
Nonostante le tante cose da scrivere e sottolineare, mi piace aprire questo editoriale rivolgendo un saluto vero, sentito, affettuoso e affezionato a un ragazzo rimasto ad Appiano Gentile per un anno ma molto più sincero e interista di tanti finti bacia maglia: quindi, anche se mi scende una lacrimuccia nonostante l’età e l’aver visto tutto o quasi nel fantastico mondo del pallone, dove per qualcuno la parola data è una specie di optional paragonabile al metallizzato dell’auto, abbraccio virtualmente Andrè Onana Onana da Nkol Ngok, villaggio del Camerun all’interno della città di Mbankomo. Per la serietà, la professionalità, la voglia di vincere, la personalità, l’attitudine da leader trasportate all’interno dello spogliatoio nerazzurro: e spero di poterlo incontrare nuovamente lungo il cammino delle innumerevoli partite degli anni futuri, sarà sempre e solo un piacere ritrovare il suo sorriso contagioso.
Saluti a parte questo mezzo luglio ci sta regalando, si fa per dire, storie calciomercatistiche (neologismo orripilante) ai confini della realtà (serie televisiva consigliatissima, soprattutto l’originale). Del signore che piangeva per tornare si è già scritto tutto, forse anche troppo. Persona facile alla lacrima, ci sta, mica è vergognoso piangere di tanto in tanto. È il resto a essere fuori contesto: le chiacchiere inutili, le promesse non mantenute, l’uso improprio della parola amore o affetto, scegliete voi, per i colori della maglia che ha indossato, i racconti del sentirsi a casa propria quando, in realtà, si stanno cercando altre case, lontane dalla tua per modi e tradizioni. La storia della colpa altrui è passata di moda e non è più credibile, è un peccato doverlo constatare. Mi dispiace, nessun augurio per nulla: fatti la tua carriera, guadagna pure quanto più possibile, magari una volta o l’altra ti capiterà pure di vincere qualcosa. Ma lontano da qui.
Infine un pensiero per chi arriverà. È una scelta tecnica e societaria che, ma parlo per me, non condivido. L’ultimo anno e mezzo tra panchina e poco campo, freschezza inevitabilmente scemata, l’età passa per tutti, i giorni belli sembrano un ricordo: poi il da dove viene mi interessa relativamente. L’Inter ha bisogno di professionisti pronti alla pugna agonistica, alla battaglia calcistica su ogni campo senza che le gambe tremino. In quest’ottica Cuadrado rappresenta una sorta di garanzia, di usato sicuro, di se le cose si mettono male lui può salvare capra e cavoli. Intendiamoci, non stiamo parlando del titolare di fascia: parliamo, piuttosto, di un uomo per tutte le stagioni, che sa cosa fare ancor prima di quanto gli possa suggerire l’allenatore.
Dopo l’ultima stagione mi fido non dico incondizionatamente ma quasi di Inzaghi, Marotta, Ausilio e Baccin: credo che anche loro, prima di noi tifosi, si siano posti delle domande. Evidentemente le risposte sono state positive. Quindi i conti, il totale, a fine maggio 2024: allora vedremo, sapremo, giudicheremo.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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