Stop alla mercato-crazia, l'Inter pensi al campo. Per il difensore ci sarà tempo

L'undici settembre è terminato da poche ore, il calciomercato da dieci giorni esatti. L'Inter l'ha chiuso con Manuel Akanji come ultimo rinforzo e la partenza di Benjamin Pavard, destinazione Olympique Marsiglia. Verrebbe dunque naturale pensare solo al campo, eppure la sensazione è opposta e contraria. Spulciando i quotidiani nelle scorse ore, infatti, sembrava di essersi ritrovati improvvisamente di nuovo a giugno/luglio. Di colpo l'Inter è pronta a bloccare Upamecano (Bayern, a scadenza) per il 2026 e tentare di acquistarlo a gennaio, rifare un tentativo per il centrale Ordonez (Bruges, valutato 50mln), ripensare a Lookman e mettere alle strette una Roma in crisi col Fair-Play Finanziario per acquistare Manu Koné. Tutto legittimo, possibile, futuribile. Ma, al tempo stesso, drammaticamente inutile in questo momento della stagione.
Quando il mercato sottrae tempo, pagine e spazio anche a un imminente Juventus-Inter (sabato alle 18), appare evidente come qualcosa sia sfuggito di mano. Con una rosa completa in ogni reparto, seppur con un pizzico di confusione qua e là e mille cambi d'opinione, i nerazzurri non possono permettersi di pensare già al mercato. Le continue voci distraggono, a maggior ragione quando viene riaccostato Manu Koné con un reparto da sette centrocampisti e un ballottaggio (costante?) a tre per una singola maglia: Mkhitaryan sarà infatti insidiato da Sucic e Frattesi, quando quest'ultimo tornerà al 100%. Appare evidente che all'Inter manchi un difensore centrale futuribile, come più volte abbiamo ribadito su queste pagine, eppure è altrettanto fattuale come per la dirigenza questa non sia una priorità: viene rimandato da tre anni e sembra difficile un innesto a gennaio, con de Vrij e Acerbi a scadenza, a meno di scossoni o scivoloni (o infortuni) nella lunghissima stagione nerazzurra.
I giocatori nerazzurri dovranno dunque resettarsi mentalmente, evitare scientificamente le voci e concentrarsi su un campo che li porta già verso un primissimo momento decisivo della stagione. Dopo aver perso contro l'Udinese, tutti si aspettano una reazione contro la Juventus, in un match che sarà tutt'altro che semplice da preparare: molti nazionali sono arrivati solo mercoledì, Lautaro si è allenato solo giovedì pomeriggio e avrà dunque un paio di sedute sulle gambe dopo l'impegno con l'Argentina e la gara (deludente) da titolare contro l'Ecuador. Sarebbe azzardato dire che quella contro la Juve è una gara decisiva, ma di sicuro quella sfida rappresenta un primissimo snodo da segnare col circoletto rosso: vincere vorrebbe dire scacciare i fantasmi del 2024/25, quando l'Inter pareggiò 4-4 (dal 4-2) e perse contro i bianconeri al ritorno, ottenendo un solo punto dai due importantissimi confronti diretti.
Battere la Juve, inoltre, permetterebbe di allontanare subito i venti di bonaccia e le critiche impietose rivolte all'atteggiamento mentale della squadra dopo il ko contro l'Udinese. Perdere contro la Vecchia Signora non rappresentebbe la fine della stagione o l'affondamento del Titanic, ma sicuramente andrebbe a indebolire il nuovo progetto di Cristian Chivu: un'Inter con tre punti in tre giornate verrebbe bersagliata, la scelta del nuovo tecnico (già sotto la lente d'ingrandimento) analizzata e fortemente criticata. Si creerebbe, insomma, quel clima di "giudizio" che ha storicamente sempre fatto male ai colori nerazzurri. Il tutto senza il tempo di farlo sedimentare e affrontarlo, visto che si giocherà ogni tre giorni (tra Champions e infrasettimanali) da qui alla prossima sosta.
Servirà la migliore Inter, dunque, sabato alle 18 contro la Juventus. Non un'Inter con la testa al difensore che verrà e al futuro, ma concentrata e focalizzata sul presente. Per il resto ci sarà tempo, ora parli il campo. Sarà lui il reale giudice delle (a volte discutibili) scelte estive. Per i rimpianti, le correzioni e i volti nuovi ci sarà tempo da gennaio in poi.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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