Siamo l’Inter, perdiana! Inzaghi colpevole, ma non può essere l'unico. Quindi fuori gli attributi

Siamo l’Inter, perdiana! Inzaghi colpevole, ma non può essere l'unico. Quindi fuori gli attributiTUTTOmercatoWEB.com
domenica 12 marzo 2023, 15:27Editoriale
di Gabriele Borzillo

Otto sconfitte, in pratica un terzo delle partite giocate, ventisei. Otto sconfitte, mica due, tre, cinque: no, otto. Però, lo dico immediatamente a scanso di equivoci dopo, se qualcuno pensa che tutto sia riconducibile alla poca elasticità calcistica di Simone Inzaghi da Piacenza beh, ha sbagliato il bersaglio. Inzaghi ha delle colpe? Caspita, enormi. Un gioco stantio, noioso, sempre il solito spartito con tre centrali bloccati a fare niente mentre gli altri, soprattutto le medio piccole, si limitano a mettere una punta fissa col mondo a giostrarci dietro e noi, senza punti di riferimento, intenti a vagolare nella terra di nessuno. Con l’aggravante di non avere Beckenbauer a dirigere la difesa, uno coi suoi piedi e le sue capacità di costruzione intendo. Questa è la cima dell’iceberg: dovremmo capire perché un bravo tecnico di serie A non sia in grado di cambiare modo di stare in campo oltre ad una lunga serie di domande alle quali non troveremmo risposta, ciascuno resterebbe con le sue convinzioni senza cavare un ragno dal buco.

Pertanto, assodato che l’allenatore ha le sue colpe, dei giocatori ne vogliamo parlare o no? O dobbiamo far finta che questi poveri ragazzi, perseguitati dalla sfiga, siano incolpevoli vittime di un potere soprannaturale capace di alterarne prestazioni e risultati finali? Perché va bene il crucifige inzaghiano, per carità, ma di gente che ciondola senza un motivo in mezzo al campo niente? Ostaggi di una brutta dirigenza, cattivona e maligna? Che poi, domando perdono, qualcuno mi sa spiegare cosa si raccontano negli innumerevoli incontri ormai leggendari tra chi comanda dalle stanze dei bottoni e chi corre su e giù per il prato verde? Io, sono onesto, non riesco a capirlo, faccio difficoltà. Lo so, lo ammetto, sono limitato, in maniera clamorosa oltretutto. Però, se i risultati di questi summit sono quelli che ammiriamo, si fa per dire, sul campo, scusate, ma chi ve lo fa fare? Personalmente lascerei perdere, magari mi concentrerei su altro. Per esempio, su chi tenere la prossima stagione e chi salutare, indistintamente avrebbe detto Totò. Forse a cominciare da Simone ma, come sottolineato prima che qualche bontempone legga o intenda male o, peggio ancora, non legga nemmeno ma racconti storielle tutte sue, l’allenatore è la cima dell’iceberg: sotto è tutto un ribollire di questioni che non possono essere ricondotte all’uomo solo al comando. Come spiegare il diverso rendimento tra Meazza e trasferte? Come spiegare gol presi a capocchia, senza tenere le posizioni, disattenti e stralunati? O, ancora, come spiegare gol divorati da zero metri, dal dischetto, da dove volete voi ma con una mira che neanche da bambini al tiro a segno del luna park si sarebbe fatto peggio? Perché, pensiero mio e in questa stagione ho apprezzato poco Simone, prima di quello in panca c’è da fare una bella lavata di testa a chi, in campo, ci scende. Ho anche sentito, e letto, di partita sfigata: vero, assolutamente. Ma due punti su quindici tra, in ordine, Monza, Empoli, Samp, Bologna e Spezia, tre gol fatti (uno su rigore) e sei subiti, qualcosa significano: oppure stiamo ancora a parlare della maledetta sfortuna? Quindi diamogli pure all’untore manzoniano, nella fattispecie al povero Inzaghi: però gli altri non è che ne escano lindi e pinti, tranquilli e sereni.

Martedì c’è il ritorno di Champions: sarebbe fondamentale qualificarsi. Dico una roba da toccare tutto quello che avete intorno: sono sicuro che non vedrò l’Inter di Spezia, e neanche quella dei due punti in cinque partite. C’è una maglia da onorare, c’è la storia di un club dentro e dietro quei colori, c’è un modo di essere e di vivere, una filosofia vera e propria. Quindi fuori gli attributi. Siamo l’Inter, perdiana!

Alla prossima.