Se l’Inter gioca bene solo certe partite c’è una ragione

Se l’Inter gioca bene solo certe partite c’è una ragioneTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 13 aprile 2023, 22:20Editoriale
di Lapo De Carlo

E’ necessario essere ostinati se si cerca una verità nel disordine, nel caos delle motivazioni, tra vertigini inattese eppure persistenti e trionfi giustificati solo dalla pazzia del club.
L’Inter ci ha colto nuovamente di sorpresa, perché il tipo di prestazione è stato lo stesso di sempre ma l’attenzione invece è stata nettamente superiore.

Nel corso di questa stagione, che verrà giudicata definitivamente tra poche settimane, Inzaghi ha messo in scena una proposta di calcio offensivo, fatto di possesso palla, gioco orizzontale ma scarsa inventiva.

Dopo il disastroso inizio stagione tutte le migliori partite sono arrivate con grandi squadre, con il denominatore comune di una maggiore libertà di azione e una concentrazione all’altezza.
Nelle restanti partite il livello di applicazione è stato insufficiente o con cali vistosi in alcuni momenti della partita. In tante situazioni la squadra ha preso gol dopo un lungo predominio territoriale.

Nella costruzione del gioco dal basso in troppe partite vediamo i tre difensori centrali restare nella metacampo di competenza, ma con il Benfica, mentre Acerbi e Darmian tenevano la posizione, Bastoni si sganciava e, non a caso, il gol di Barella è scaturito da un suo cross.

Il lavoro di Dimarco e Dumfries nel primo tempo era deficitario perché restavano larghi ma partecipando alla manovra senza trovare ritmo e spazi. Nella ripresa la partita è cambiata e Dumfries ha trovato corridoi e ispirazione, cambiando repentinamente il suo apporto.
Barella e Mkhitaryan hanno accorciato con i tempi giusti e il miglior Brozovic della stagione ha permesso di chiudere meglio i varchi. Dzeko e Lautaro hanno invece corso a vuoto, setacciando gli spazi per liberarli a proprio vantaggio o per i compagni, ma risultando isolati o poco lucidi. Quel lavoro tuttavia ha permesso a Barella e Mkhitaryan diversi inserimenti. L’Inter con Benfica, Porto e Barcellona, così come con Napoli e Milan, si è mossa molto di più senza palla, i giocatori si aiutavano con sovrapposizioni, raddoppi e persino “triplicamenti” di marcatura (emblematico nel primo tempo quel pallone protetto in area da tre giocatori prima che Onana intervenisse). L’Inter nelle partite importanti ha una interscambiabilità impressionante, l’assenza di giocatori capaci di dribblare viene surrogata dalla bravura nel non dare punti di riferimento.
E’ un tipo di qualità che però necessità di un alto livello di concentrazione e infatti in partite come quelle con Salernitana, Sampdoria, Spezia, Bologna e tante altre, se manca il dribbling e quest’altra prerogativa, diventa matematicamente prevedibile.
I giocatori anche qui cambiano posizioni, tentano di fare le stesse cose ma con meno continuità, più lentamente e con attenzione tanto bassa che sistematicamente, senza preavviso, lasciano la propria zona di competenza, liberando spazi per la ripartenza degli avversari. Ogni tanto qualcuno chiude in tempo ma bastano due occasioni e l’Inter le paga tutte. E’ un esempio ma ce ne sono tanti altri, come quelli legati a raddoppi di marcatura compromessi per scarsa diligenza.

Si dice che l’Inter ha attaccanti in crisi, stanchi o addirittura scarsi ma dipende anche dal tipo di gioco offensivo. L’Inter è efficace quando riconquista palla (e col Benfica lo ha fatto spesso), fa pressing e trova il lancio giusto ma in Italia le avversarie giocano nella propria metacampo, si schiacciano, restano in superiorità numerica, presidiano con raddoppi le fasce e riescono a respingere le iniziative dell’Inter
Non credo si tratti di modulo ma del modo in cui viene interpretato, oltre che dalle caratteristiche dei giocatori. Inzaghi ha meriti straordinari nel rendimento di coppa ma, se dice che sa da dove arrivano le critiche, deve sapere che dieci sconfitte e il sesto posto in classifica (se il 19 aprile toglieranno la penalizzazione alla Juventus) rende obbligatorie le critiche. Da chiunque, non da qualcuno.

Il Monza a Milano verrà con una predisposizione che, senza novità tattiche, metterà certamente in difficoltà l’Inter. Non c’è bisogno di stravolgimenti ma di variazioni.
I fatti dicono che per tutta la stagione la squadra ha ottenuto risultati solo quando ha alzato la sua attenzione e i giocatori si sono aiutati. Andrebbe compreso se si tratta di stimoli, stanchezza o incapacità nel gestire questo stile di gioco, salvo casi eccezionali.

L’andamento della stagione è talmente anomalo da meritare, almeno da chi si occupa di calcio, un’analisi più seria rispetto a chi ragiona per carri, fiducia, Inzaghi out, benedizioni di giocatori e massacri degli stessi.
Palladino si aspetta la solita Inter di Campionato, sarebbe bello che l’Inter lo smentisse.
Amala