Sanchez di nuovo nerazzurro dopo un anno di esilio. Il suo addio una delusione, il ritorno una gioia
Ricordo ancora le emozioni di quel gol al 120^ minuto. Mi ricordo la sensazione di San Siro che sembrava dovesse crollare da un momento all’altro. Non scorderò mai la gioia incontenibile del nostro popolo ai piedi di un attaccante cileno che ci aveva creduto fino in fondo, che voleva mettere la sua zampata vincente sulla sirena, manco fosse un nuovo Michael Jordan, perche si sa che “i campioni sono così” e noi “amigos” ormai lo sappiamo. In questi casi, di solito, quando si fanno scorrere i ricordi ci si chiede tra amici dove si era in quell’esatto momento, in quell’istante in cui Bonucci stava per entrare per calciare uno dei 5 rigori della famosa lotteria con la panchina bianconera che chiamava la palla in out per farlo entrare mentre invece ad entrare era il pallone nella porta bianconera. Un’esplosione di gioia per chi era a San Siro, un roteare di emozioni che si sfogavano tra gli abbracci del vicino di posto.
Io ero in studio a raccontare, come al solito negli ultimi 16 anni, la partita. Pur credendoci, razionalmente, stavo già pensando ai rigori e a chi avrebbe potuto calciarli sperando che la lotteria ci potesse poi premiare. Ma quando ho visto Bastoni avanzare, Dimarco crossare e Darmian inserirsi tra Chiellini e Alex Sandro la lampadina si è accesa, l’urlo del gol comparve in gola ancor prima del tiro decisivo arrivato qualce decimo di secondo dopo. Trance, gioia inaspettata, vittoria, trofeo e corsa instancabile per tutti quelli che potevano trovare un posto in cui correre: c’è chi aveva il salotto di casa, chi un giardino, chi il divano, qualcuno i seggiolini dello stadio su cui saltare mentre io, il centro di uno studio su cui esultare a occhi chiusi in ginocchio urlando la gioia di una importantissima vittoria e lo sfogo di una tensione che esce dalle vene e dalle corde vocali.
Una gioia, quella di quel giorno, che si ricorderà per sempre e per cui bisogna ringraziare una squadra mai doma, mai sazia e sempre pronta a crederci fino all’ultimo secondo. Ma il volto di quel ricordo indelebile sarà sempre quello di quell’attaccante cileno che ora torna a vestire i nostri colori. Alexis Sanchez è tornato, dopo un anno di esilio a Marsiglia, con la voglia di spaccare il mondo e con il ruolo di uomo squadra ben definito. In un anno può cambiare tutto. El Nino Meravilla è andato via un anno fa perché voleva essere un titolare e Inzaghi non poteva accontentarlo. Sanchez è partito, pagato per risolvere il contratto e ora torna con una stagione ricca di 18 gol francesi. Alexis a livello tecnico è un colpo importante, farà la quarta punta e gli sta bene. Il cileno potrà aiutare il mister nel turnover dando, a livello di prestazioni, più garanzie rispetto a quelle recenti di Correa (che fa il percorso opposto rispetto a Sanchez andando a Marsiglia). Inzaghi potrà usare la carta cilena per dare fiato ai titolari ben sapendo che l’ex Barcellona potrà essere impiegato in più ruoli. Sanchez potrà essere impiegato da seconda punta, attaccante esterno e, soprattutto, trequartista con la possibilità di mescolare le carte nel momento del bisogno. Sono rimasto deluso dal suo addio come sono molto contento del suo ritorno. Forza Nino regalaci altre emozioni indimenticabili.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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