Pagellone Inter: eccelle Inzaghi, Calha mvp; Marotta quasi; il problema...

Pagellone Inter: eccelle Inzaghi, Calha mvp; Marotta quasi; il problema...TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 19 giugno 2023, 18:59Editoriale
di Tancredi Palmeri

Nonostante siano passate solo 72 ore tra la finale di Istanbul e il vertice di mercato che ha non sorprendentemente ribadito a Simone Inzaghi che il mercato sarà solo in autofinanziamento, rimane da mandare in archivio prima del calciomercato il pagellone della stagione dell’Inter.

Che, è bene ricordarlo, ha regalato la sesta finale di Champions in 67 anni di competizione.

SIMONE INZAGHI voto 9:

Non si era mai visto un allenatore esonerato da critica e tifosi così tante volte in stagione, arrivare alla finale di Champions (con contorno di due trofei vinti) con le premesse complicate che sconta questa Inter dal punto di vista societario, e cosa che non guasta mai facendolo applicando un gioco tra i migliori d’Italia. In più, è riuscito a giocare in finale meglio del Manchester City di Guardiola (rileggetelo per rendervi contro di quanto sia incredibile), e ha portato il gruppo oltre i propri limiti grazie a un eccezionale rapporto di fiducia. Ultimo ma non ultimo, la crescita esponenziale di certi giocatori come Dimarco e Calhanoglu, quell’aspetto che sottolinea il vero valore di un mister. Forse uno dei più sottovalutati allenatori della storia.

CALHANOGLU voto 8.5:

Il miglior giocatore dell’anno per rendimento, il miglior centrocampista della stagione nell’intera Serie A. Ha sbagliato solo una partita, ahilui la finale di Champions dove è risultato il peggiore in campo forse schiacciato dalla responsabilità dell’essere il figliol prodigo di Istanbul. Ma è stato in tutto l’anno superlativo prima da interno e poi da play dove mai aveva giocato in carriera, con una netta supremazia di personalità e tecnico-tattica.

LAUTARO voto 8.5:

Campione del mondo vero. I gol li ha fatti e li continua a fare, con i suoi fisiologici momenti di pausa seguiti da serie positive. Ma dove è straripato è nella personalità di trascinare la squadra, soprattutto quando ha bisogno, e spesso nemmeno soltanto con la rete, ma con una straordinaria capacità di imporre il ritmo dettando il pressing, applicando i movimenti giusti, intimidendo i reparti avversari con la sua presenza. E’ esattamente quanto si è visto di ritorno dal Qatar, quando i tre quarti di campione mondiale li ha fatti pesare tutti. Gli manca l’ultimo step per entrare tra quei top 10 al mondo: quella freddezza in certi momenti caldi che per intenderci ti dà la lucidità di cercare il compagno libero in mezzo quando sei a tu per tu con Ederson sul suo palo in finale…

DIMARCO voto 8.5:

Sul podio dei tre migliori in stagione. Una crescita esponenziale che poteva essere intuita nelle potenzialità, ma non era scritto da nessuna parte che avesse la personalità sufficiente per reggere la pressione. Ovviamente inorgoglisce per tutto quello che rappresenta, ma ancora di più perché incarna totalmente il risultato dell’ottenere frutti applicandosi con sacrificio e umiltà.

ACERBI voto 8.5:

E’ riuscito ad essere il miglior centrale di centro dell’anno nell’intera Serie A. Quando solo ad agosto veniva trattato unanimemente come uno che rubava lo stipendio. Piccolo capolavoro di Simone Inzaghi. E’ entrato in punta di piedi Acerbi, poi è diventato una sorpresa, poi imprescindibile. Infine, ha annullato Haaland in finale di Champions. Rileggete l'ultima frase, nel caso non sia sufficientemente chiaro.

ONANA voto 8.5:

Un paio di incertezze in campionato sono costate tre punti. Poi però, la crescita di rendimento e personalità vertiginosa, l’affermarsi come uno dei migliori portieri al mondo con la palla tra i piedi, l’eccezionale Champions. Ha senso venderlo solo per almeno 65 milioni. Ma già piange il cuore.

MAROTTA voto 8:

Le nozze con i fichi secchi della scorsa estate hanno prodotto quasi il ricevimento perfetto. Scelta perfetta su Mkhitaryan, accettabile su Bellanova e Asllani, superlativa su Onana (e lì l’8 va assegnato anche a Ausilio), e in generale nella capacità ancora una volta di tenere unita la squadra in situazione societaria così complicata. Voto abbassato dalla perdita a zero di Skriniar: alla fine ha avuto comunque ragione perché perdere lo slovacco a fine agosto avrebbe probabilmente inficiato l’intera stagione, uscendo nella fase a gruppi dove Skriniar è stato decisivo. Però il rinnovo sembrava cosa fatta, e anche se la colpa è stata del tergiversare del presidente che ha bloccato l'acquisto preventivo di Bremer, però il risultato è che lo perdi a 0…

DARMIAN voto 8:

Encomiabile. Alla grande come esterno destro, ma ancora meglio quando si è riciclato per la prima volta in carriera braccetto di destra al posto di Skriniar. Vale su tutte la sua commovente prestazione in finale di Champions, capace di annullare i dirimpettai e correre fino a non averne più nemmeno per camminare.

MKHYTARIAN voto 8:

Una delle migliori annate in carriera, nonostante l’età e gli acciacchi che l’anno scorso gli hanno fatto perdere mezza stagione. Invece stavolta è stato tra i più presenti per partite consecutive, e sempre con una qualità decisiva.

BASTONI voto 8:

Un tale livello di qualità come standard normale da rendersi quasi un’abitudine a cui non fai più caso. Ogni tanto un’amnesia in partita la soffre ancora, in compenso il suo livello da regista arretrato è diventato una delle chiavi dell’Inter vincente.

BARELLA voto 8:

Incredibile, perché più di tutti è il giocatore con il quale rendimento l’Inter configura di più le proprie fortune. Girone d’andata ottimo, ritorno in saliscendi, Champions da incorniciare. Quando finalmente ha smesso di litigare con l’uomo invisibile, si è rivelato il vero leader sul campo a San Siro, in Italia, in Europa.

DZEKO voto 7.5:

Girone di ritorno in flessione dopo una strepitosa andata, coronata dall’mvp della Supercoppa, ma nonostante ciò non si è fatto mancare prestazioni dominanti come quelle nell’andata del derby. Il miglior primo cambio del campionato che in verità è diventato titolare non lasciando rimpianti per metà anno, poi la sua proverbiale autonomia limitata alla solita metà stagione si è fatta sentire, ma non potrebbe essere altrimenti vista l’età. Ormai dovrebbe scegliere la via turca, e sarà difficile da sostituire molto più di quanto non si creda.

LUKAKU voto 7.5:

Nonostante si sia perso secco metà stagione, e poi ci abbia messo del tempo a carburare, è riuscito comunque a essere il secondo cannoniere dell’anno alla pari con Dzeko. La Champions ha il marchio delle sue prestazioni e gol nella fase a eliminazione diretta, fino purtroppo agli incubi ineliminabili della finale. Rimarrà il rimpianto, ma rimane soprattutto il suo stato di forma nell’ultimo mese quando più ce n’era bisogno, quando cioè si è rivisto in toto il Lukaku inarrestabile di due anni fa, che giustifica lo sforzo economico per trattenerlo.

DUMFRIES voto 7.5:

Ingiustamente preso di mira. Strepitoso fino alla pausa Mondiale. Poi complice un infortunio, scomparso o deleterio per 3 mesi. Infine, per il derby e la finale di Champions è tornato sontuoso, prima annullando Theo Hernandez e poi non facendosi intimidire dal Manchester City.

HANDANOVIC voto 7:

Sempre criticato oltremodo, è stato decisivo in Coppa Italia, ha fatto il suo in campionato ed è stato valore aggiunto nel momento in cui è diventato capitano non giocatore.

BROZOVIC voto 6.5:

Prevedibile nel gioco fino al lungo infortunio, poi un rientro inaffidabile, Finché non è arrivata la Champions e gli ultimi due mesi di campionato, con la ciliegina della stoica finale contro il City.

GOSENS voto 6.5:

Qualche buona prestazione qua e là, vedi Camp Non, ma a questo punto dopo un anno e mezzo si può affermare che non ha ripagato l’investimento fatto.

ASLLANI voto 6:

l’esplosione di Calhanoglu lo ha reso superfluo. Ma negli ultimi 2 mesi di fuoco ha saputo farsi trovare pronto.

BELLANOVA voto 6:

Un paio di sprazzi, ma è sembrato ancora non pronto. La soddisfazione di aver giocato qualche minuto in finale.

DE VRIJ voto 6:

Panchinato a sorpresa da Acerbi, apporto discreto ma si è ormai adeguato al livello di primo panchinaro. Ragione per cui il suo rinnovo ha senso, se a cifre ragionevoli…

D’AMBROSIO voto 6:

gregario di supporto d’ordinanza, bene nella misura di ciò che gli si richiede, pur con i suoi ovvi limiti.

CORDAZ voto 6:

La prima presenza con l’Inter, subito decisiva. Ma soprattutto un ruolo oscuro da grande vecchio negli spogliatoi che fa cementare il gruppo.

CORREA voto 4.5:

Ha persino segnato 4 gol, di cui uno decisivo. Si è sacrificato giocando sull’infortunio per spirito di servizio, forse così perdendo il Mondiale. E allora perché così male? Perché non è mai stato all’altezza del ruolo di secondo cambio in attacco, perché il suo atteggiamento in campo è una sfida all’autocontrollo (di chi lo guarda), perché nonostante tutti i problemi che ci possono essere arriva un punto in cui devi aiutarti da solo e soprattutto devi aiutare la squadra.

GAGLIARDINI voto 4.5:

Non all’altezza di quel ruolo da rincalzo silenzioso e prezioso che gli viene richiesto.

SKRINIAR voto 4.5:

Dopo un inizio sofferto dovuto alla fine mercato travagliata, è stato tra i migliori risultando decisivo per la qualificazione a danni del Barcellona. Poi a gennaio l’inqualificabile girata di testa: un effetto domino che lo ha portato a un inutile sovraccarico emotivo, che gli ha provocato gli infortuni, che gli hanno fatto perdere una Champions irripetibile.

CARBONI voto SV:

Solo scampoli anche quando avrebbe meritato di più, anche perché dopo un po’ di volte ha cominciato a non fare soltanto atto di presenza.

ZANOTTI voto SV:

I primi minuti in carriera

ZHANG voto NG:

Il giudizio è difficile. Perché da un lato pesa che l’Inter non metta un soldo che sia uno per il mercato da due anni secchi (entrambi gli anni di Inzaghi) ed è praticamente un record al mondo a questi livelli, e soprattutto pesa il debito perenne annuale con i soldi prestati dal fondo, che rischia di essere ancora più grave se si contrarrà un altro debito e si allungherà l’agonia anziché cedere a un prezzo ragionevole. Dall’altro però bisogna riconoscere che come minimo ha avuto la dote di scegliersi i collaboratori giusti, nonché di lasciarli lavorare in pace - o meglio, di non farsi prendere dalla frenesia di cambiarli quando gli eventi potevano suggerire altrimenti. Si può dire che molto di questo si debba a Marotta, ma intanto l’ha scelto lui, ed è pur sempre il più giovane presidente di sempre ad arrivare in finale di Champions.