Noi quello stemma lo portiamo dentro

Noi quello stemma lo portiamo dentroTUTTOmercatoWEB.com
domenica 14 aprile 2024, 17:55Editoriale
di Gabriele Borzillo

Prendo volentieri a prestito una frase del coro più gettonato durante questa stagione dal popolo nerazzurro per titolare l’editoriale di oggi. Proprio perché le parole, a volte, hanno un’importanza non soltanto relativa, anzi. Noi quello stemma lo portiamo dentro, cantiamolo e ricantiamolo, perfino i giocatori lo cantano insieme ai tifosi: lo cantano e lo ballano. Poco importa cosa racconta il passaporto, la loro pronuncia più o meno corretta, che mi commuove. Noi siamo l’Internazionale, noi siamo fratelli del mondo, noi siamo ciò che i nostri padri fondatori desideravano fin dalla sera del 9 marzo 1908, una sera nemmeno troppo fredda, senza nubi e senza la neve che, allora, scendeva copiosa spesso e volentieri sul capoluogo lombardo fin quasi alle porte della primavera. Noi quello stemma lo portiamo dentro, perché l’interismo è stile di vita e, se non tifi i colori del cielo e della notte, non potrai mai capirlo: però, detto tra noi, non è che mi interessi qualcosa della non comprensione altrui.

Bando alle ciance, stasera si gioca. Ormai le partite stanno riducendosi sempre più: i punti di distacco, quelli, sembrerebbe di no. L’Inter, per qualcuno, ha tentennato nel mese di marzo, inanellando una serie di prestazioni non al top: forse, ma il tutto dopo una corsa a mille all’ora che ci ha consentito di essere nella situazione in cui siamo. Punto secondo: tentennato? Domando scusa per l’attacco da bauscia tipicamente interista, io così tentennante questa squadra mica l’ho vista. Vero, siamo usciti dalla Champions, ancora mi girano stile pale di elicottero: ma come? Sbagliando di tutto di più, non certo per manifesta inferiorità. Così come abbiamo gettato al vento occasioni su occasioni contro l’Empoli, tralasciamo la partita col Napoli che mi vien da ridere o Udine, ventisei tiri a tre risolta al minuto novantaquattro. Quando costruisci così tanto mentre i tuoi avversari campano sul gollettino casuale beh, opinione del tutto personale, non mi sento pronto a catalogare il tutto come piccola crisi o tentennamento. Piuttosto, questo sì, il calcio a volte, diciamo gli dei del calcio a volte, ti girano le spalle: non c’è un motivo, una ragione valida, una spiegazione plausibile. Deve semplicemente andare così.

Viene a farci visita il Cagliari di Ranieri, signore della panchina nel vero senso della parola, persona perbene in questo mondo un filo ipocrita. I sardi sono lì a lottare per continuare a ritagliarsi un posto al sole, stanno bene dal punto di vista fisico e non scenderanno in campo per fare le vittime sacrificali di una festa forse annunciata ma che deve ancora compiersi. Per quanto ci riguarda, dovremo fare la cosa che ci riesce meglio ormai da tempo: giocare a pallone, siamo davvero bravi a farlo quando ci impegniamo. Soprattutto quando gli dei del calcio non si mettono in mezzo.

Noi quello stemma lo portiamo dentro…

Alla prossima, avanti l’Effecì.