Lukaku inaffidabile, ma l'Inter doveva farsi furba. Cuadrado? 2 anni fa...
Vieni amico interista, hai deciso di prenderti 72 ore per te, magari per un weekend di addio al celibato in trasferta, e hai deciso di mollare il cellulare e adesso stai per riaccenderlo. Adàgiati sul letto, lascia ti racconti una cosa. Non ti preoccupare, il signore con il camice è qua per il tuo bene. Dunque hai presente quel tuo giocatore che aveva detto mai alla Juventus e che dalla di loro curva era stato rivestito di cori razzisti e tu lo avevi difeso alla morte contro di loro e il mondo? E hai presente quel giocatore della Juventus che da anni a ogni confronto ti fa saltare i nervi perché non vede l’ora di fare il furbo a ogni contrasto? Ecco adesso sdraiati tifoso interista e ascolta cosa ho da dirti…
Assolto agli obblighi sanitari nei confronti dei nerazzurri più deboli di coronarie, rimane l’analisi di quanto è successo e sta succedendo. Non c’è troppo da soffermarsi su Lukaku in sé: ha la personalità di un fuscellino al vento dove le correnti che spirano sulla sua schiena ondivaga sono sua mamma e il suo avvocato santone. Ma puoi di questo fargliene una colpa? Era lo stesso anche ieri e l’altroieri: come da memorabile striscione della Curva Nord su Ronaldo - nella parte citabile - in un mondo di opportunisti è semplicemente l’interprete migliore, o quasi.
Ma l’Inter non è una scuola di vita né un’accademia di formazione di statisti: è vero che vincere non è l’unica cosa che conta a prescindere dai mezzi con cui lo consegui, ma allo stesso tempo guidare l’Inter significa fare il meglio per il club, e non è che bisogna mettersi a fare la prova di rettitudine per chiunque venga a servirne i colori.
La dirigenza dell’inter non può permettere di farsi portare a spasso da un giocatore, per quanto importante sia: il che non significa non provare a comprarlo, ma semplicemente essere sicura di quanto ti si dica dall’altro lato del tavolo di trattativa. L’ingenuità in una situazione simile non è una scusante ma un’aggravante, per quanto Lukaku possa essere inaffidabile di suo. Tanto più che l’Inter ha sacrificato un bel po’ del suo mercato - già limitato - ad inseguire il belga, dunque non puoi permettere che ti facciano fesso. E se anche fosse così, nonostante tu abbia un pur legittimo sentimento di orgoglio con cui dare il benservito e chiudere la trattativa senza farti prendere per il collo, nemmeno puoi consentirtelo: a un dirigente di alto livello si richiedono anche le doti politiche di ingoiare certi bocconi per il bene supremo della causa. Non a caso non tutti possono permettersi di guidare certe aziende di altissimo profilo, proprio perché si necessitano straordinarie capacità negoziali che forse non ti fanno guadagnare il facile applauso della folla, ma che sono uno dei requisiti più preziosi per fare il bene del club.
L’orgoglio non puoi metterlo a distinta la prossima stagione: il risultato è che adesso sei senza panchina, senza attaccante titolare, e hai dovuto comunque vendere il portiere. Il tuo più acerrimo competitor è riuscito a indebolirti e forse si rinforzerà.
Alla fine la tua capacità di portare il meglio per te a casa è l’unica discriminante. Le opzioni per l’attacco sono molto limitate e nemmeno troppo fantasiose: Nzola, Dia e Beto non hanno la forza della titolarità e sono giocatori da contropiede, situazione sconosciuta all’Inter; Morata ha la sua utilità e un prezzo contenuto, ma un apporto limitato; Hojlund troppo costoso, e a uno step dall’essere già fatto e finito; infine Balogun, non economico ma intrigante, ma con il grande dubbio sulle sue effettive capacità. Risolvere il dilemma è una delle ragioni perché è un onere e un privilegio guidare l’Inter, ma la difficoltà del trovare un’alternativa già pronta per il 2023/24 all’altezza di Lukaku (con il contemporaneo addio a Dzeko) è il motivo per cui proprio non potevi permetterti nella trattativa né di essere parte lesa né di avere l’orgoglio di alzarti dal tavolo, per quanto buone potessero essere le tue ragioni di mandare tutti al diavolo.
Nonostante tutto, la politica dell’Inter ha ricevuto un riscontro largamente positivo dalla base, inorgoglita appunto dal vigoroso vaffanculo indirizzato dalla dirigenza a Lukaku.
Un credito inaspettato e illimitato che però è sembrata subito giocarsi con l’improvviso, inatteso, imprevedibile ingaggio di Cuadrado.
Uno degli uomini più odiati degli ultimi anni dal tifo interista, lasciato per strada dalla Juventus, è stato raccolto per un anno dall’Inter a 2.5 milioni di € a stagione. Va a riempire la casella di Bellanova, che in sé non è una mossa sbagliata, perché l’Inter deve allungare la panchina, e deve farlo con opzioni semplice e affidabili e spendendo il meno possibile.
Avrebbe un suo perché, se non fosse per due motivi.
Il primo è di un’inopportunità evidentemente imbarazzante quanto un settantenne che si presenti a una cena accompagnato da una ventenne, introducendola come la sua fidanzata e passando poi la serata a dare lezioni sull’amore disinteressato: sicuri che in questo momento l’Inter avesse bisogno di aggiungersi quest’altra variabile ambientale?
E’ vero che una grande dirigenza ha tra le sue prerogative quella anche di fare scelte impopolari se ci crede. E questa l’ha già fatto e ha dimostrato di saperlo fare l’anno scorso, quando portò a casa Acerbi tra lo sdegno generale e dimostrando invece di avere ampiamente ragione.
La ragione di opportunità porta proprio però al secondo motivo che pende su Cuadrado, quello che davvero conta: per rendimento medio il colombiano è stato il migliore juventino per un quinquennio, dell’ultimo quinquennio, al di là di quanto possa stare simpatico o meno. Una vera certezza inossidabile.
Fino però al 2022.
L’anno scorso Cuadrado è stato disastroso, il suo primo anno negativo in carriera, e non soltanto per ragioni di squadra, ma perché è sembrato crollare di colpo il suo livello come chi semplicemente ha dato tutto per tanti anni e di colpo non ne ha più. Ora, è anche vero che lo stesso sembrava con Acerbi, arrivato dopo il suo primo vero anno negativo al di là delle polemiche strumentali. Ma con Cuadrado praticamente moltiplichi al quadrato i fattori di rischio di insuccesso, in questo caso soprattutto per motivi ambientali.
Non tanto la tifoseria, ma forse lo spogliatoio e Simone Inzaghi qualche certezza in più la meriterebbero.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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