Lettera a Marcelo Brozovic
(Dai piantala, è solo un giocatore di pallone).
Piantala un cazzo.
Questa è una lettera d’amore per Marcelo Brozovic, giocatore di pallone prossimo alla separazione dall’Fc Internazionale, nato a Zagabria una manciata di anni fa. O forse nato su Plutone, chi lo sa.
Questa è una lettera di puro sentimento e risentimento. E il sentimento è tutto per questo signore che sembra qualunque cosa tranne che un giocatore di pallone. E il risentimento è per me stesso, ridotto a scrivere parole e parole e parole per uno che campa tirando pedate.
Si, però, che meraviglia di pedate, signore e signori.
Marcelo Brozovic presto lascerà l’Inter e mi mancherà. Ah, quanto mi mancherà.
E mi mancherà perché in un mondo dove conta mostrare l’addominale, lui preferisce mostrare le ciabatte.
E mi mancherà perché in un ambiente in cui Formentera è approdo vacanziero delle masse, lui non vede l’ora di raggiungere un baretto agghiacciante situato nelle campagne dell’ex Jugoslavia, laddove le freccette sono l’attività più alla moda.
E mi mancherà perché a fine partita c’è chi va sotto la curva, bacia lo stemma e “vi amoooo!” e chi, invece, evita di far promesse che durano niente e piuttosto sceglie di sfruttare il momento per far giocare il figlioletto nel tempio chiamato San Siro.
E mi mancherà per le feste di compleanno organizzate per i figli e quelle foto senza filtri davvero poco instagrammabili.
E mi mancherà perché in campo ha sempre dato tutto e anche di più. E se in campo dai tutto e anche di più, allora dopo la partita puoi berti una birretta, fumare una sigaretta, oppure fare entrambe le cose e fottertene altamente dei giudizi altrui.
E mi mancherà perché nell’universo dei giocatori capaci solo di dire ovvietà come “voglio mettere in difficoltà il mister” o “darò certamente il massimo”, lui ha scelto la dignitosissima strada del silenzio, interrotta soltanto quando proprio non ne poteva fare a meno (“Hai vinto il premio come migliore in campo, Brozo, devi parlare”. “Allora premiate qualcun altro”).
Si è sempre fatto da parte, Marcelo da Zagabria, perché la priorità per il plutoniano non è mai stata apparire, oppure lo è sempre stata, ma di sicuro non in maniera convenzionale.
E ancora mi mancherà perché in campo nessuno corre come lui. Nessuno. E ho detto “come”, non “quanto”, perché “quanto” lo hanno capito anche i sassi.
E mi mancherà perché questo maledetto umanoide ha l’incredibile capacità di abbassare i battiti proprio quando si alza la tensione. E allora gli altri si fanno prendere dal panico mentre lui, col panico, inizia a palleggiare.
E mi mancherà perché “la palla dalla a me”. “Ma siamo al limite della nostra area con otto avversari addosso!”. “Appunto, dalla a me”.
E mi mancherà perché qualche tempo fa poteva scegliere di non rinnovare il suo bel contratto e scappare via a zero. Si fa così per prendere più grano. Ma lui no, ha rifiutato proposte più allettanti e ha rinnovato eccome. E si è rimesso a correre. Ovviamente più di tutti.
E mi mancherà perché tutti, quando non sanno cosa dire, si accontentano della frase fatta: “Beh, sì, Brozo è completamente pazzo”, ma la verità è che stiamo parlando di un tizio coerente come pochi altri e forse i pazzi siamo noi.
E stop. Tocca dirsi addio.
Addio a un tizio di quasi 31 anni che un bel giorno uscì dal campo mandando tutti quanti i suoi tifosi affanculo. E quella poteva e doveva essere la fine. E invece no: un signore di Certaldo gli ha trovato “il posto giusto”, lui si è fidato, ha corso e corso e corso per otto lunghe stagioni, al punto da giocare una finale di Champions con addosso la fascia da capitano dell’Internazionale. E fra qualche anno molti si ricorderanno di lui come del “fuori di testa con la bomba sul collo e le mutandone rosse che andava pazzo per la pizza surgelata”, ma si ricorderanno anche di uno dei calciatori meno calciatori di sempre, eppure dominante come pochissimi.
Le storie belle restano belle perché si esauriscono prima di diventare brutte.
E allora buona fortuna per tutto, Marcelo da Zagabria, provincia di Plutone. E sul finale di questa lunga storia nerazzurra io te lo devo proprio dire: se avessi ancora una cameretta saresti il mio poster appiccicato all’armadio.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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