La terra trema
Il titolo di questo articolo non evoca un terremoto ma un celebre film di Luchino Visconti del 1948 nel quale una famiglia che vive di pesca sfida i grossisti che fanno abusi e controllano il mercato. Gli affari vanno bene ma una tempesta distrugge la loro barca, i debiti aumentano, la famiglia rinuncia ai sogni ed è costretta a scendere a patti con gli sfruttatori.
Per fortuna la realtà dell’Inter non è esattamente questa ma certo la società non è del tutto arbitro del suo destino ed è costretta a fare compromessi e cercare accordi per restare al livello che le compete.
Sotto l’Inter la terra trema in continuazione, la società è in vendita o cerca soci, non ha i soldi per poter competere alle cifre dei più grandi club europei, è costretta ogni anno a vendere o lasciar andare giocatori che le farebbero comodo, non ha un main sponsor perché Digital bits pagava solo in cripto valute, ha un debito che permane da 11 anni ed è sotto settlement agreement con una Uefa che, ipocritamente, chiede attenzione ai bilanci e allo stesso tempo invita i club a investire se non vogliono rinunciare ai soldi della Champions.
Nonostante questo l’Inter viaggia tra il primo e il secondo posto in classifica, potrebbe arrivare agli ottavi superando un girone nel quale ci sono Bayern e Barcellona e l’anno prima, se le fosse stato confermato l’Ajax e non riassegnato il Liverpool, la avremmo vista probabilmente almeno ai quarti di finale.
Questa società è passata da tre presidenze in nove anni e sta per cambiarla per la quarta volta, ha cambiato dirigenti e dunque anche politica societaria, almeno fino a quando non è arrivato Marotta.
I tifosi lo sanno, la stampa pure, eppure le pretese verso il club restano sempre altissime.
Nel calcio infatti alla stampa interessa relativamente rimarcare le difficoltà congiunturali, spiegarle sarebbe un suo compito, giustificarlo spetta ai tifosi ma alla fine, al netto di tutte queste premesse interessa solo ed esclusivamente il risultato.
Per estremizzare: è un po' come se l’Inter scendesse sempre in campo in dieci contro undici. All’inizio la gente sosterrebbe la squadra ma dopo qualche tempo ci sarebbe assuefazione e pretenderebbe risultati, pur in quelle condizioni.
Il vero problema è che in questi nove anni l’Inter non ha avuto il modo di trovare una strada diversa perché la strategia si deve coniugare con la stabilità e una proprietà illuminata.
Il sottotraccia è quello di una società che punti su giocatori di talento, pescandoli a 18 e 19 anni con il coraggio di lanciarli in prima squadra. Un primo timido tentativo è stato fatto con Bellanova che è però sempre in panchina, mentre Asllani ha già 22 anni e oggi un giovane che possa costare una cifra ancora accessibile ha almeno tre o quattro anni di meno.
La terra trema ma l’Inter continua a tenere la strada e ha un’ultima curva in Europa che le potrebbe permettere di avere una prospettiva migliore.
In Campionato è molto più complicato, la strada qui è strettissima. Nelle cinque partite che precedono la sosta ci sono tre trasferte micidiali con Fiorentina, Atalanta e Juventus, dove l’Inter vince raramente, mentre il Milan, vero favorito per lo scudetto, ha cinque gare facili in cui è possibile che ottenga tra i 13 e i 15 punti, aumentando ulteriormente il distacco.
L’Inter può davvero credere nello scudetto solo se riesce a vincere su almeno due dei tre campi in cui sarà impegnata in trasferta. Resta il fatto che il vero miracolo sportivo è vedere una squadra ancora ai vertici, con tutto quello che sta attraversando.
Amala
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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