La Lu-La può aspettare
La vittoria sul Torino ha un po’ allentato la pressione sull'Inter, che però resta nel tunnel del ‘vorrei ma non posso’ e solo due successi consecutivi in Champions a Plzen e in Campionato a Udine, contro una delle squadre più in forma della Serie A, potrebbero davvero far rivedere la luce. Poi ci sarà la sosta per ricominciare a San Siro con la Roma l’altro tratto di stagione fino al 13 novembre, quando poi ci si fermerà fino ai primi di gennaio per il Mondiale.
Fortunatamente la classifica è ancora piuttosto corta e rispetto alla partenza dello scorso anno: la differenza è solo di un paio di punti e di posizioni in classifica.
Però la differenza di condizione fisica e mentale rispetto ad un anno fa è sotto gli occhi di tutti, anche se gli alti e bassi di Juventus e Roma dimostrano che i problemi di questi tempi sono più diffusi del previsto. In effetti rispetto all’anno scorso, l’unico interprete cambiato è quello della fascia sinistra, Ivan Perisic, tantissima roba per carità, perché tra Gosens, Dimarco e Darmian non si trova proprio l’erede, ma la rosa continua ad essere più completa sulla carta. Poi manca Lukaku, che resta il fiore all’occhiello del mercato interista e hai voglia a dire che si può fare senza. In realtà resto dell’idea che con lui il Derby l’Inter magari non l’avrebbe perso così o sicuramente avrebbe impedito al Milan di attaccare a pieno organico come ha fatto.
Eppure l’anno scorso c’è stata un’Inter di Inzaghi capace di un’ottima partenza stagionale tra roboanti goleade e prestazioni persino migliori di quelle dell’Inter scudettata di Conte: era l’Inter del poker di reti al Genoa al debutto a San Siro, dei sei gol al Bologna, dei tre a Verona e a Firenze, dei due a Reggio Emilia, giusto per ricordare la strada fatta fin qui.
Quest’anno il calendario è stato effettivamente meno favorevole all’avvio con i due scontri diretti con Lazio e Milan ancora prima di assestarsi. Ma averli persi entrambi in quel modo non era prevedibile, al pari della scarsa brillantezza di gioco e ritmo. Tolto lo Spezia a San Siro, anche con le piccole l’Inter non ha mai davvero tolto l’impressione di essere sempre in pericolo e nell’ultimo successo di misura sul Torino, avversario di medio valore, non ho ancora capito se il buon finale sia stato più frutto di una ripresa della condizione generale o del giocare ancora una volta sui nervi. Ora la cosa più importante di tutte è recuperare Lukaku, perché lui può cambiare gioco, risultati e autostima, rendendo questa squadra un po’ meno nervosa. Però attenzione a come si gestisce Lukaku, perché farlo forzare per averlo anche per uno scampolo di gara a Udine è rischioso. Il flessore è una brutta bestia e per rimettersi in forma Romelu ha deciso di affidare la sua coscia sinistra al mago dei muscoli Lieven Maesschalck che, con il fisioterapista spagnolo Oscar Brau, ha lavorato al centro tecnico federale belga Proximus Basecamp di Tubize.
Riproporre subito Lukaku a Udine vorrebbe dire anche dare il via libera al CT del Belgio Roberto Martinez per convocarlo per le due partite di Nations League contro Galles e Olanda durante la sosta, anche se pare che ragionevolmente Il Belgio sia intenzionato a lasciare Romelu tranquillo, visto che il Mondiale si avvicina e avere Lukaku al top conviene a tutti quanti.
Quindi anche se la squadra ne avrebbe bisogno come il pane, soprattutto dal punto di vista psicologico e dell’autostima, andiamoci cauti.
Meglio rivederlo tirato a lucido direttamente dopo la sosta con la Roma a San Siro il 1° di ottobre. In fondo di questi tempi stiamo vedendo il Lautaro più maturo di sempre, soprattutto per l’atteggiamento, perché ora ha imparato a sacrificarsi anche per la squadra e forse in questo Dzeko è stato un buon maestro.
Insomma la Lu-La può aspettare.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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