L'Inter a Salisburgo come la Ferragni a Sanremo: vittoria da grande gruppo

È stata una vittoria da grande squadra e mi dispiace non essere d’accordo con alcuni ex grandi giocatori che, guarda caso, hanno vestito una maglia diversa da quella nerazzurra.
È stata un’Inter capace di vestirsi in modi diversi in base al momento della partita come la Ferragni a Sanremo. Lo scopo era chiaro, cercare di vincere senza però rischiare di perdere. La vittoria avrebbe portato la squadra di Inzaghi alla conquista matematica degli ottavi di Champions con due giornate di anticipo, il pareggio avrebbe sensibilmente avvicinato questo traguardo mentre una sconfitta avrebbe messo a rischio l’obiettivo.
Sembra un discorso ovvio ma in campo l’ovvietà non esiste. Il copione del match è stato simile a quello scritto da Struber nella partita d’andata a San Siro, Salisburgo carico e aggressivo sui portatori di palla nerazzurri con lo scopo di non lasciare loro la giocata facile. Piano di partita buono per i primi 20 minuti prima che la stanchezza appesantisse le gambe degli austriaci.
L’Inter sapeva cosa doveva fare, resistere agli sfoghi casalinghi senza concedere campo o spazi per poi sfruttare la loro stanchezza per tessere le nuove trame di gioco.
L’unica falla nella controffensiva nerazzurra è stata la stanchezza di alcuni suoi uomini chiave come Miky e Calha, troppo usurati da un inizio di stagione che li ha visti sempre in campo e sempre protagonisti.
Ma la rosa di Inzaghi è profonda e, una volta entrata in campo la cavalleria, l’esito della battaglia è sembrato essere scontato.
Lautaro decide il match su rigore dopo aver colpito una traversa con un grande colpo di testa: vittoria, qualificazione agli ottavi e pass per il Mondiale per club del 2025 che porterà nelle casse di Zhang (se l’Inter sarà ancora sua) la bellezza di 50 milioni di euro di solo premio partecipazione.
Una gestione della partita da grande gruppo, organizzato e maturo. Un grande ex giocatore come Claudio Marchisio dovrebbe sapere che la grande squadra non è solo quella che gioca bene e che vince sempre 4-0 (anche perché non ho mai visto una squadra in grado di farlo) ma, in realtà, è quella che sa soffrire nei momenti di pressione gestendo la stessa per poi trovare le soluzioni per andarsi a prendere tutto il bottino.
Sono assolutamente convinto che la vittoria contro il Salisburgo sia arrivata grazie ad una prestazione di altissimo livello, non tanto per la bellezza del gioco espresso, ma quanto per la maturità che gli uomini di Inzaghi hanno saputo mostrare in un momento tanto difficile e decisivo.
Comunque al di là delle opinioni, delle simpatie e del campanilismo rimane il fatto che l’Inter si è qualificata per il terzo anno di fila agli ottavi di Champions dimostrando che il lavoro dell’allenatore è stato di grande impatto su tutto l’ambiente.
Essere di nuovo tra le top 16 da vice campioni d’Europa in carica la dice lunga sul dna europeo dell’Inter, con buona pace per chi è ancora convinto del contrario e non perde occasione per farlo notare. Adesso l’Inter non è solo Europea con idee europee, nel 2025 sarà anche Mondiale e sarà solo una delle due italiane che potrà sostenere, a ragione, di esserlo!

Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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