L’Inter 2022/2023 è un apostrofo nerazzurro tra le parole “fallimento” e “leggenda”

L’Inter 2022/2023 è un apostrofo nerazzurro tra le parole “fallimento” e “leggenda” TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
sabato 15 aprile 2023, 18:25Editoriale
di Fabrizio Biasin

È veramente difficile scrivere qualcosa che abbia senso. Non in generale, solo quando si tratta di Inter. Se ne parli bene la partita successiva la prendi in saccoccia e fai la figura da cioccolataio; se ti incazzi, quella dopo ti ritrovi a festeggiare. Oggi, per esempio, cosa scriviamo? Siamo felici o incazzati? Rischiamo: felici. 
L’Inter ha giocato una signora partita a Lisbona e questo – piaccia o non piaccia – sposta di molto certe valutazioni. La squadra di Inzaghi non ha ancora combinato una mazza, sia chiaro, ché mercoledì sarà battaglia vera, ma solo l’idea di poter accarezzare una semifinale di Champions dopo qualche era geologica è una roba che fa venire i brividini di godimento. 
I nerazzurri non sono “pazzi” come in troppi vogliono far credere; oddio, lo sono (chi frequenta le cose nerazzurre lo sa perfettamente), ma l’andamento altalenante tra Europa e campionato ha una sua chiara motivazione, almeno per chi scrive. 
L’Inter che vediamo in serie A e che vedremo anche questa sera contro il Monza è una squadra che è “costretta” a fare la partita: gioca costantemente nella metà campo avversaria, crea molto, concretizza poco e, infatti, mette insieme statistiche realmente senza senso (oltre 80 conclusioni nelle ultime quattro apparizioni in campionato e la miseria di due gol). Il problema è che questo genere di impostazione è impossibile da modificare, laddove i tuoi avversari riconoscono la tua supremazia e ti attendono. In questo modo, però, snaturano tutte le caratteristiche dei beneamati giuocatori. 
Inzaghi non dispone di giovanotti capaci di saltare gli avversari e, quindi, o arriva in porta col pallone (per intenderci) oppure “ciccia”, finisce a sbattere contro i muri eretti dal rivale di turno. In Europa, al contrario, suona la fanfara: aspetta, controbatte, verticalizza, fa un mazzo così a tante squadre quotatissime, dal Barcellona allo stesso Benfica.
Ecco, i portoghesi.

Molti si sono affrettati a dire “valgono nulla” e con tutto il rispetto hanno detto boiate. La squadra allenata dal panzer tedesco è una signora squadra, semplicemente l’Inter l’ha “traumatizzata” giocando il calcio a lei più funzionale: quello della compattezza e delle ripartenze.
Questo significa che anche oggi dovremo soffrire? Può darsi. O magari no, ché magari i nostri bomberoni hanno raddrizzato la mira. Quello che è certo è che mettersi a sentenziare oggi (“Siamo delle pippe!”, “No, siamo molto forti!”) ha davvero pochissimo senso. Quella attualmente in corso è una stagione che può clamorosamente variare dal “fallimentare” al “leggendario”. Per qualcuno questo è sufficiente per farsi venire l’orchite e l’acetone (“che schifooooo!”), per altri – e il sottoscritto è tra questi – la sola idea di poter immaginare (non credere, per carità, immaginare) un giretto a Istanbul è sufficiente per sospendere ogni giudizio e godersi il viaggio. 
E anche solo scrivere “Istanbul” ha fatto tornare i brividini di cui sopra. Ahhhh…