L’importanza di essere Nicolino

C’è un Nicolino in tutti gli interisti, e c’è l’importanza di esserlo e nobilitarlo nel corso del tempo.
Se Nicolino Berti è stata anima e cuore per ogni nerazzurro, trasposizione atletica di Peppino Prisco; allora Nicolino Barella è adesso gambe e testa del nuovo orgoglio interista, che diventa rappresentanza imprescindibile in azzurro.
Così come Nicola Berti diventò l’uomo che si immolava a Usa 94 (andatevi a vedere la rifinitura decisiva contro la Spagna nei Quarti di Finale, quando andò a lottare alla sua maniera su un pallone a centrocampo su un ribaltamento di fronte, e solo il suo essere irriducibile recapitò la palla a Signori che a sua volta fece l’assist per lo storico gol di Baggio mettendo a sedere la difesa spagnola), nonché era stato la fresca novità di Italia 90; così Nicolò Barella affiora in questa Italia con il suo misto di tecnica, forza, mentalità e temperamento, impacchettati in 1.75 di compatto cazzutismo che sono capaci di liberare un gol alla Iniesta quando con un cambio di passo più smeraldo della Costa ha lasciato sul posto quattro belgi e l’ha depositata lì dove non arrivano i traghetti per Olbia.
E Barellino incarna tutto adesso per il mondo Inter, perché questa squadra l’ha voluta da sempre, quando ancora l'Inter non era certo carne da competizione per il titolo - e sì che sei un giovane italiano di valore assoluto, una via per la Juventus la trovi sempre. E così come l’ha voluta, ha poi interpretato tutto il Nicolinismo di Bertiana memoria nel corso della stagione, con su tutte la sgroppata contro la Juve di trasferta a Monaco di Baviera memoria, per non parlare di quell’anima italiana scalciante in mezzo che comunque serviva anche all’Internazionale, proprio come lo era Berti nelle vincenti Inter tedesche e olandesi.
E Barella diventa il futuro nerazzurro, capitano in pectore, perché adesso non varrebbe meno di 70 milioni, e sarebbe lecita la sua volontà di ambire sempre più in alto, vista l’età e le contingenze strutturali, ma la cosa non lo sfiora minimamente: non ha preoccupazioni su eventuali contratti da portare a termine, rinnovi da non firmare, alternative a cui guardare.
Date un Nicolino, e si può sollevare il mondo. Quantomeno è stata sollevata l’Italia, adesso proviamo a sollevare l’Europeo, con un’anima guerresca infusa nel talento, che di fatto rappresenta ciò a cui si aggrappano gli interisti nel momento in cui la squadra perfetta o quasi prima perde il condottiero, poi il laterale, poi il numero 10, e comincia a subodorare la futura partenza anche dell’attaccante in ascesa.
In tutto questo, Barella c’è perché vuole esserci.
A San Siro, in Italia, in Europa. L’importanza di essere Nicolino
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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