Inter, è presto per gli psicodrammi. Ma i problemi ci sono e vanno risolti subito

Inter, è presto per gli psicodrammi. Ma i problemi ci sono e vanno risolti subitoTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Alessandra Stefanelli

L’Inter esce dallo Stadium con un’altra sconfitta che brucia e che rischia di lasciare più scorie del previsto. Il 4-3 firmato da Adzic nei minuti di recupero non è soltanto un risultato amaro, ma la cartina tornasole di una fragilità che si trascina ormai da mesi. Soprattutto alla luce di una partita che ha visto i nerazzurri dominare allo Stadium al netto dei quattro gol incassati. È presto per gli psicodrammi, a cui i tifosi interisti spesso sono inclini: il campionato è appena iniziato, le distanze in classifica restano colmabili e il tempo per correggere la rotta non manca. Ma i segnali sono troppo evidenti per essere sottovalutati.

Due dati fotografano la situazione: sei gol subiti nelle prime tre giornate, trenta nelle ultime diciotto partite ufficiali. La media è di 1,67 reti incassate a incontro, praticamente il doppio rispetto alla prima parte della scorsa stagione, quando fino alla sfida col Bayern Monaco la squadra aveva concesso 38 gol in 48 partite (0,79 a partita). Un’involuzione netta, che rischia di trasformare le ambizioni in rimpianti.

Il problema non è circoscritto a Torino. Già contro l’Udinese a San Siro si erano viste crepe evidenti, con Sommer spesso costretto agli straordinari e una difesa lenta nelle coperture preventive. Lo svizzero, simbolo di affidabilità fino a pochi mesi fa, appare improvvisamente vulnerabile: i gol di Yildiz e Adzic sono esempi lampanti di tiri apparentemente leggibili che diventano imprendibili per un attimo di ritardo. Ma sarebbe ingeneroso ridurre tutto al portiere.

Il vero nodo è strutturale: la linea difensiva è rimasta la stessa che aveva chiuso in apnea lo scorso anno, con Acerbi (37 anni) e De Vrij (33) che reggono finché possono, e con Bastoni unico elemento ancora in piena fase di crescita. Akanji, arrivato dal City per tappare la falla lasciata da Pavard, ha iniziato nel peggiore dei modi, fuori posizione sul gol di Kelly e mai davvero sicuro nei duelli. La mediana, dal canto suo, non sempre offre la protezione necessaria: Calhanoglu in ritardo, Zielinski a tratti fuori fase, Barella meno lucido rispetto al passato.

La conseguenza è una squadra che gioca, crea e spesso dà l’impressione di dominare la scena — come per lunghi tratti proprio a Torino — ma che si scioglie quando conta davvero. L’ultimo quarto d’ora resta un tabù irrisolto: l’ennesimo crollo mentale e fisico che ricorda fin troppo da vicino altri episodi dolorosi della storia recente. Il finale di Monaco, lo scudetto perso con la Lazio, i blackout che trasformano partite controllate in sconfitte brucianti.

Il paragone con l’ultima Inter di Conte torna spontaneo: anche in quel 2020/21 i nerazzurri avevano iniziato incassando gol a raffica, salvo poi correggere la rotta con pragmatismo, sacrificio e un sistema difensivo più solido. Chivu ha davanti la stessa sfida: ridare stabilità, accettare che non sempre si possa vincere “giocando bene” e che talvolta serve vincere sporco, senza fronzoli.

La Champions incombe e l’Ajax, pur ridimensionato, rappresenta un banco di prova da non fallire. Ma al di là dell’Europa, il problema resta domestico: senza aggiustamenti immediati, la stagione rischia di scivolare via già nei suoi primi capitoli. Inter, è presto per gli psicodrammi. Ma i problemi ci sono, sono evidenti e devono essere risolti subito.