Il razzismo non si combatte squalificando Lukaku. L'Inter pensi a Salerno

Il razzismo non si combatte squalificando Lukaku. L'Inter pensi a SalernoTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 6 aprile 2023, 20:55Editoriale
di Lapo De Carlo

Iniziamo per forza dalla vicenda Lukaku nella quale è andata puntualmente in scena tutta l'ipocrisia del nostro paese.

Da una parte la debole solidarietà nella quale si esprime vicinanza ai giocatori che subiscono ululati o gesti razzisti, dicendo no a questo tipo di intimidazioni, dall'altra una parte di opinionisti annacqua la gravità dei fatti suddividendo le colpe e il designatore degli arbitri si congratula con l'arbitro condividendo il cartellino rosso al giocatore. È il regolamento, ci dicono.

La burocrazia del pensiero non vede nulla che esca da un percorso di un codice e Il ministero del buon senso è sopraffatto dalle migliaia di carte virtuali che impediscono di prendere qualsivoglia decisione saggia. Ognuno pensa al proprio segmento, al proprio interesse.

Da anni vediamo giocatori che mettono il dito davanti alla bocca, facendo segno di tacere alla curva avversaria e vengono ammoniti una volta su dieci. Ora che c'è un caso di razzismo acclarato e testimoniato da numerosi video, si dice che: "sì va bene d'accordo avrà anche subito degli ululati razzisti Ma in fondo lui se l'è cercata, doveva stare al posto suo mentre gli dicevano che era come una scimmia".
Anche questo è razzismo.

Permettetemi di dire che anche da parte dell'Inter mi aspettavo una presa di posizione più vigorosa di quanto non sia stata la semplice solidarietà in un comunicato.

Se si ha la pretesa di avere un claim in cui siamo fratelli del mondo non può bastare una flebile reazione che manifesta simpatia verso chi subisce oltraggi del genere e viene pure espulso.
 

La partita con la Juventus ha invece messo in scena per l'ennesima volta il solito spartito e sottratto preziose energie fisiche e nervose alla squadra. L'Inter ha giocato una partita discreta, con un possesso palla che ha ancora una volta privilegiato il gioco in orizzontale con poche verticalizzazioni.
Per 75 minuti ha sofferto poco, poi è arrivata la consueta sbavatura e ha preso il gol, un evento che accade sistematicamente.
La differenza rispetto al passato è che questa volta l'Inter ha avuto una reazione grazie alla quale si sono costruiti i presupposti per il calcio di rigore, omaggiato comunque da Bremer.
Un'altra differenza viene da una maggiore attenzione conclusa con un clamoroso svarione difensivo sulla fascia sinistra, dove nessuno ha coperto sull'arrivo di Cuadrado.
 

Nel complesso l'Inter meritava di più e il pareggio rende giustizia alla mole di gioco sviluppata, ma il problema sta proprio nel gioco dell'Inter, il quale presuppone che la squadra per 90 minuti sappia segnare uno o due gol e coprire tutti gli spazi, impedendo agli avversari di rendersi pericolosi e invece l'Inter non segna mai su azione e subisce sempre la punizione oltre i propri demeriti apparenti. E’ bene ricordare che l’Inter non segna su azione da cinque partite, è priva di variazioni nell’arrivare alla porta avversaria.
La squadra produce una mole di gioco in cui dimostra di potersela giocare con chiunque ma ha il grave difetto di non avere praticamente giocatori che saltano l'uomo e quindi tutto quel possesso va a sbattere sull' ordinarietà sulla prevedibilità degli schemi con una sorta di manovra simile alla pallamano.
Contro la Juventus Mkhitaryan e Dzeko in alcune occasioni hanno provato a fare qualcosa di diverso, ma ci vuole altro per disinnescare difese piazzate che ti aspettano, per approfittare del puntuale errore difensivo.

La vera questione è che l'Inter andrà a Salerno venerdì e quella è una partita cento volte più importante di quanto non sia stata quella contro la Juventus di martedì.

La domanda è: quante energie e quanta distrazione può portare la vicenda Lukaku, in riferimento alla assoluta concentrazione che dovrebbe esserci per la partita contro la Salernitana?

Viene anche da chiedersi come mai nemmeno questa volta Asllani e Bellanova non hanno trovato spazio tra i titolari, considerando che alcuni giocatori appaiono spremuti, su tutti Lautaro.
Il pareggio a Torino resta una buona notizia ma tutto quell’orgoglio, le mani sul simbolo, quell’apparente appartenenza, devono essere mostrate in ogni partita, a partire da Salerno.
Amala