Cosa ha convinto Zhang. Anche se rimangono delle domande…
Più dei 6 punti tra Lecce e Spezia, quello che volevano sentire tutti gli interisti era che Skriniar rimanesse. Poi nell’esordio a San Siro ci ha pensato Simone Inzaghi a ricompensare l’entusiasmo con una prestazione da sua Inter brillante, anche se ovviamente va tenuto in conto il peso limitato dell’avversario.
La decisione di Zhang - che si spera sia definitiva per quest’anno, anche se nel mercato non c’è mai nulla di definitivo - è arrivata per la pressione concentrica di tre fattori.
Primo fattore: il prezzo offerto per Skriniar non era all’altezza. Non è tuttora chiaro quanto fosse l’offerta finale, se 50 o 60 milioni cash + 5 di bonus, ma comunque non i 70 minimi richiesti dall’Inter, a prescindere da poi quanto sia vero che l’Inter avesse controrisposto con una nuova prezzatura di 90 milioni.
Secondo fattore: la moral suasion di Marotta. Sin da giugno l’amministratore delegato si era messo in testa di esplorare una strada alternativa alla cessione dei big. Il piano C originario prevedeva il ricavare il +60 dai giovani o dai prestiti in esubero. Ma tranne Pinamonti e poco altro, non era stato possibile. Allora Marotta e Ausilio si sono fatti venire in mente il piano D: l’interesse del Chelsea per Casadei è stata l’unica carta che il Beppe si sia potuto giocare per arrivare davanti a Zhang con i compiti a casa fatti, e pazienza mancasse ancora qualcosa. Ottenere i 20 comprensivi di bonus dai Blues è stata l’unica maniera per ottenere Skriniar, e Marotta se l’è giocata benissimo per mettere Zhang di fronte a un muro.
E’ bene ripeterlo chiaramente: senza la cessione di Casadei a 20 milioni, Skriniar sarebbe già partito.
A quel punto, ha avuto definitiva concretezza la moral suasion per convincere il presidente che quel qualcosa che ancora mancasse fosse troppo poco per giustificare una cessione così esiziale (fosse di Skriniar o Dumfries) che avrebbe compromesso la stagione.
Terzo fattore: l’onda di malcontento dei tifosi. Da ormai 9 mesi Zhang jr vive in Italia. E pur non parlando la nostra lingua, si è calato nel tessuto sociale come non mai, nottate da leoni in Versilia incluse. E ha sentito quanto stesse montando il malcontento degli interisti per una cessione grave e ineluttabile. Il consenso è importante, e il giovane presidente non se l’è sentita di rendersi di botto così impopolare, soprattutto mentre è così presente. Addirittura, pochi minuti dopo aver comunicato la sua decisione a San Siro durante la vigilia di Inter-Spezia, ha messo like a una story di un tifoso che riportava la notizia, come un qualsiasi calciatore insicuro in cerca di certezze.
Tutti e tre questi fattori, in rispettivo ordine di importanza, hanno contribuito alla permanenza dei top.
Rimangono però alcune domande.
Se davvero la decisione è stata così ferma, perché prenderla di botto e solo dopo aver incontrato il PSG?
Per farvi capire qualcosa della grammatica del mercato, non è che un club - soprattutto estero - si presenti a sorpresa nella sede di un altro, citofoni, salga, faccia l’offerta, e incassi un rifiuto andandosene a casa.
Il PSG ha avvisato due giorni prima del proprio viaggio, ha all’incirca fatto capire in che regione si sarebbe mossa la nuova offerta, e l’Inter ha acconsentito all’incontro. Quando le distanze sono così ampie come alcuni dipingono - 50 di offerta, 90 di richiesta - il viaggio non avviene nemmeno, perché è ovvio che manca il terreno negoziale, e a nessuno piace tornarsene a casa con le pive nel sacco.
Evidentemente quindi l’Inter deve avere dato spazio per sperare al PSG. Evidentemente se decidi di ritirare Skriniar dal mercato, lo fai a prescindere, non dopo aver sentito un’offerta da un club così prestigioso e con cui hai fatto ottimi affari.
Evidentemente, come spiegato, Marotta ha dovuto fare un lavorio minuzioso sul presidente, ovvio anche supportato dalle dichiarazioni mai così allarmanti di Simone Inzaghi, ed evidentemente il fattore ambientale ha preso in contropiede il presidente Zhang.
Purtroppo detta così non è la migliore delle rassicurazioni per il futuro dell’Inter, perché non sempre l’a.d. può riuscire nel miracolo.
Ma almeno per questa stagione l’integrità tecnica è (anzi, dovrebbe) essere salva, e adesso Simone può concentrarsi nel provare a vincere la seconda stella: non ne è il favorito per riuscirci, ma ha il materiale per provarci.
Poi sulla sicurezza del futuro si penserà, Ma tanto, quello, si sapeva già.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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