Dalla Coppa Italia un segnale: l’Inter può costruire in casa

Dalla Coppa Italia un segnale: l’Inter può costruire in casaTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Marta Bonfiglio

La vittoria per 5-1 sul Venezia in Coppa Italia offre diverse chiavi di lettura che vanno oltre la qualificazione ai quarti di finale. È stata una partita che ha confermato una sensazione sempre più nitida: all'Inter, la presenza dei giovani non è più un episodio isolato. Non è un riempitivo nei minuti finali, non è un gesto simbolico. È una scelta tecnica, concreta, strutturata.

Già con Simone Inzaghi era capitato di vedere ragazzi della Primavera salire in prima squadra per allenarsi e accumulare qualche minuto tra i grandi. Ma ciò che si percepisce quest'anno è diverso. La sensazione è che non si tratti più di una chiamata d’emergenza. E' un processo, una linea coerente. E Chivu la sta portando avanti con naturalezza. Anche il mercato estivo aveva già indicato questa direzione: Pio Esposito (20 anni), Yoan Bonny (22), Luis Henrique (23), Petar Sucic (22) e Andy Diouf (22) sono profili giovani che militano stabilmente in prima squadra e rappresentano il futuro prossimo dell’Inter.

Il più giovane, Pio, è un giocatore dentro alle rotazioni che sta consolidando spazi e responsabilità. La cosa che colpisce è come interpreta le gare. Lavora per la squadra, si muove con intelligenza, conosce automatismi e ritmi. La sua presenza non è un innesto occasionale.

Ma ieri, l’elemento che ha dato una fotografia più precisa della situazione è stato l'ingresso sul rettangolo verde di Cocchi, Spinaccè e Bovo. Il primo, lo scorso anno, si era già affacciato alla prima squadra, gli altri due erano al loro debutto e quest’anno sembrano far parte tutti di un disegno più chiaro. Non sono dei tappabuchi, ma giocatori che lo staff considera realmente utilizzabili. Questa è una differenza sostanziale rispetto al passato recente. Non tanto perché prima non venissero mai utilizzati, ma perché ora sembra esserci una fiducia più ampia, un'idea di continuità. La percezione, da fuori, è che i settori giovanili nerazzurri non siano strutture scollegate, ma serbatoi che dialogano davvero con la prima squadra. Non un parcheggio, ma una risorsa.

Il risultato ha aiutato, certo. Vincere 5-1 consente letture più morbide e permette allo staff di fare esperimenti che non sarebbero possibili in gare più tese.

Per un club come l’Inter, che ambisce a restare stabilmente ai vertici e a competere su più fronti, avere una seconda linea giovane, preparata e mentalmente pronta è una risorsa tecnica e strategica. E questo gruppo di ragazzi, che non chiedono privilegi ma attendono il loro spazio con serietà, rappresenta un buon auspicio per il futuro. Un futuro in cui i giovani non devono più essere un titolo di giornale, ma una parte concreta e funzionale della squadra. I giovani ci sono, e l’Inter può costruire con loro.