A volte può essere il rincoglionimento che avanza. Ma fatico a comprendere l'accanimento

A volte può essere il rincoglionimento che avanza. Ma fatico a comprendere l'accanimentoTUTTOmercatoWEB.com
domenica 9 maggio 2021, 11:10Editoriale
di Gabriele Borzillo

A volte, confesso, fatico a comprendere. Può essere il rincoglionimento che avanza, non lo nego né lo escludo ma noto, come dire, un certo accanimento nei confronti della Beneamata. Lo ripetiamo da tempo immemore, lo riscrivo anch’io così entro nel clan, la situazione finanziaria dell’Inter non è brillante. In soldoni, non siamo Paperon de’ Paperoni che nuota beato sollazzandosi tra le monete del suo deposito. Però nemmeno abbiamo le pezze al culo, sia chiaro. La condizione non attanaglia esclusivamente le casse asfittiche di Viale della Liberazione: bando al rincoglionimento, mi pare si tratti di una globale situazione complessa, dal punto di vista economico. Ora, giusto per restare in casa nostra, le cosiddette “grandi” del calcio italiano stanno soffrendo: e, allargando l’orizzonte, soffrono parecchio pure colossi europei insospettabili. Ma quelli sfigati, i Paperino della situazione, siamo sempre noi. Mille mila Società hanno chiesto ai propri tesserati di spalmare gli ingaggi, di tagliarli altrimenti si va verso un default pallonaro storico, di attendere qualche mese per il saldo degli emolumenti: è un momento così e, chi più chi meno, ci si barcamena in attesa di un futuro differente. 

Il danno, per l’Inter, è non poter contare su uno stadio di proprietà che, in qualche modo, ne allevierebbe le problematiche: si sa, nel nostro Paese la burocrazia impera, lo scaricabarile pure, la politica mette becco ovunque, talvolta senza molto costrutto ahimè. Così tra un rimandiamo e l’altro, un comitato e l’altro, un chi sarà il proprietario e l’altro, la storiella ormai barzelletta dello stadio da costruire - andando a ritroso nel tempo l’idea balenava già dai tempi del Presidente Ernesto Pellegrini - ci accompagna come l’afa di luglio, l’assicurazione della macchina in scadenza, la rata del canone Rai nella bolletta della luce. Sia chiaro, gli organi di informazione hanno le loro fonti, da quelle attingono dopodiché mettono a conoscenza il tifoso, l’appassionato, della situazione. Che non è verità assoluta, e semplice informazione basata su imbeccate provenienti ora da tizio ora da caio, da che mondo è mondo funziona così: in sostanza nessuno vuole il male dell’Inter però, questo è un dato di fatto, troppo spesso si addita la Benamata come, nonsicapiscebeneperché, luogo dove tutto va a rotoli, e dove sono i soldi, e gli stipendi, e le rate, già che ci siamo se pagate anche la mia rata mensile del mutuo vi voglio bene assai, un coacervo di situazioni disastrose alle quali pare non esserci rimedio. L’Inter è prigioniera di un vicolo senza via d’uscita, in attesa della cancellazione totale dai campionati di tutti i tipi, generi e numeri. Perché questo sembra, non piuttosto che il “dramma” economico-calcistico sta colpendo tutti, indiscriminatamente, eccezion fatta per un paio di club, poi il signor Ceferin ci tradurrà i loro bilanci, non tocca a me farlo, già a scuola faticavo sulle divisioni con le virgole. E dunque, riassumendo: bisogna vendere qualcuno (‘sta storia però gira da sei anni, inizio a crederci poco), Conte va via, lo staff dirigenziale va via, i giocatori sono in rivolta. Poi guardo le foto: tutti sorridenti, giocano e scherzano tra di loro, Presidente compreso. Ascolto le interviste, e: Hakimi e Lautaro restano e rinnovano (poi arriva il Real che è carico di debito e dà 90 milioni di euro all’Inter e 8 milioni al giocatore argentino, uguale all’anno scorso col Barcellona), Eriksen vuole aprire un ciclo di vittorie, Romelu non vuole muoversi e rimane, insieme a Conte, Marotta ha dato la sua parola a Zhang jr., non ricordo più ma altri si sono spesi in questo senso.

Da ultimo, ma non ultimo, il prestito di circa 270 milioni di euro, centesimo più centesimo meno, arriva ma chiunque sia a erogarlo, Bein o Oaktree non fa differenza, metterà denaro sul piatto solo con la certezza che nessun big verrà ceduto anzi, saranno tenuti per continuare a vincere. E, detto per inciso che troppo inciso non è, l’Inter pagherà i premi dovuti in caso di tricolore: sarebbe stato romantico rinunciare, roba d’altri tempi, ma pecunia non olet quindi ciascuno porterà a casa il suo, giustamente se vogliamo anche se la rinuncia sarebbe stata un gesto enorme. Parola di Marotta, a meno che non si voglia mettere in discussione anche quella. La partita? Una specie di sgambata, agevolata da una Samp non in vena di lottare disperatamente su ogni pallone. Ad ogni buon conto gran prestazione di Gagliardini e Ranocchia, Sanchez sugli scudi, Hakimi imbarazzante per chi non lo ha, Pinamonti in gol. Gran sabato pallonaro. Sabato da Campioni d’Italia.