ESCLUSIVA - Recalcati: "Suning poteva vendere. Ma se Inzaghi è bravo..."
Anni come voce Mediaset per le cronache “faziose” dell’Inter. Padrone di casa, insieme a Giacomo “Ciccio” Valenti, del wrestling. Christian Recalcati, per i tifosi nerazzurri il Reca, nasce a Monza l’8 luglio 1971, sotto il segno del cancro. Fin da piccolo segue il calcio: più che altro segue il nonno che segue il calcio. Per la precisione il Monza. “Ma – racconta Christian – c’era qualcosa che non tornava. Il nonno materno, per il quale avevo una vera e propria devozione, se la prendeva particolarmente quando perdeva l’Inter. Così – prosegue – gli chiesi: nonno, ma tu tifi Inter? Mi rispose sì. Monza e Inter. Da allora sono diventato interista, come lui. Avevo quattro anni”. Il nonno gli comincia a far leggere la Gazzetta, esclusivamente la pagina a tinte nerazzurre “tanto che, in prima elementare – ricorda Reca- la preside chiamò i miei genitori a scuola. Ero preoccupato: in realtà voleva lodarmi perché, grazie al nonno, avevo imparato a leggere prima dei miei compagni ed ero molto più avanti di loro”.
Quando l’Inter diventa un lavoro?
“Per caso. Mi piaceva il wrestling e aprii un sito che ne parlava. Un giorno pensai di intervistare Dan Peterson, la voce del wrestling all’epoca. Lo contattai via mail, cinque minuti dopo mi rispose. Gli illustrai la mia idea dell’intervista. Lui mi confidò che aveva aperto la posta perché convinto che fossi un suo grande amico, Carlo Recalcati, per tutti Charlie, ex cestista e famoso allenatore. Comunque l’intervista me la concesse e andò benissimo, un mare di letture”.
Poi?
“Qualche mese dopo è Peterson a chiamarmi: doveva dare voce su Italia1 per un programma sempre sul wrestling. Mi chiese di aiutarlo: diventai il suo autore, in pratica. La rete volle ampliare il commento alle due voci, Peterson mi chiese di affiancarlo. Accettai, incredulo. Lui rimase tre puntate poi passò alla RAI mentre io mi trovai a condurre il programma da solo. provinai molte voci e molti personaggi: scelsi, a ragione, Ciccio Valenti. E andò come tutti sapete”.
L’Inter?
“Un giorno mi chiama Mediaset e mi chiede se me la sento di seguire la mia squadra raccontando le partite, in casa e in trasferta. Secondo te cosa feci (ride)? Così cominciò la mia avventura di tre lustri, tra molte gioie e qualche dolore”.
Tipo?
“Ovviamente la Champions su tutto. È inspiegabile cosa significa raccontare una finale di Champions e quale atmosfera si respira. Anche Abu Dhabi fu bello, ma nulla ha mai battuto Madrid. E, ovviamente, la tristezza sta nell’aver descritto il 5 maggio oltre alla Supercoppa europea persa con l’Atletico”.
Ma dove va l’Inter Reca?
“Spero navighi verso acque sicure. Ci sono cose che faccio fatica a comprendere, pur capendo il periodo assai complicato, ma mi chiedo: perché mai a un certo punto, se c’erano tutte ‘ste difficoltà, non hai cercato di vendere. Comunque, a proposito di vendere, spero il mercato in uscita sia chiuso. E, se Simone Inzaghi sarà bravo come il Mancio agli europei formando un gruppo che crede in se stesso, stai a vedere che il ventesimo…”.
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